Elementi essenziali sono le grafiche in stile fumettistico, le fantasiose idee alla base dei vari livelli e la forte ironia che accompagna ogni secondo di gioco, impegnando il player ma allo stesso tempo divertendo in un’avventura che mai si prende troppo sul serio pur ergendosi come prodotto di tutto rispetto.
Menzione a parte meritano le musiche, straordinarie per quel tempo e perfette nel fare da sfondo a ogni livello. Per esempio nel livello What the Heck? (sì, anche i titoli delle schermate dicono un po’ tutto) abbiamo una sorta di ambientazione marziana-infernale, non si capisce bene, accompagnata da un arrangiamento della Notte sul Monte Calvo di Modest Mussorgsky.
La forza del gioco sta nel suo essere un prodotto indipendente e originale nonché coraggioso, anche in quanto appartenente a un’epoca nella quale nel mondo videoludico non era ancora tutto “istituzionalizzato” come oggi, c’era molto più spazio per sperimentare tra i generi e nuove possibilità grafiche senza farsi mancare magari una buona dose di follia.
Earthworm Jim uscì nel 1994 per Sega Genesis e SNES, e pur non ottenendo un successo stellare riuscì abbastanza popolare da dare vita a un franchise con un sequel nel 1995, un remake nel 2010 e persino una serie tv. Ancora oggi rimane un fulgido esempio di come l’arte videoludica abbia preso spesse volte deviazioni imprevedibili e bellissime.
Continuate a seguirci su LaScimmiaGioca