Nonostante i mondi post-apocalittici dei due titoli siano popolate da creature pericolose e dissennate, è affascinante notare come l’essere umano rimanga l’antagonista principale nelle due opere, mettendo in luce il fatto che la vera minaccia non risiede solo nell’infezione stessa, ma anche nella natura umana e nella sua capacità di compiere azioni malvagie.
Entrambi i media pongono l’accento sulla fragilità dell’ordine sociale e sull’inevitabile emergere dell’egoismo e della crudeltà umana in situazioni estreme. Nei due contesti, alcuni sopravvissuti si lasciano corrompere dal bisogno di potere, controllo e sopravvivenza a spese degli altri. Questi individui sono disposti a compiere atti brutali e senza scrupoli, dimostrando che l’essere umano può diventare un nemico ancora più temibile dei mostri creati dall’infezione stessa.
In 28 giorni dopo, l’umanità è costretta a confrontarsi con una realtà post-apocalittica dove il virus della Rabbia ha trasformato gran parte della popolazione in creature sanguinarie. Tuttavia, non sono solo gli infetti ad essere pericolosi, o almeno non così tanto. Lungo il percorso di sopravvivenza, il protagonista Jim e la sua compagna Selena devono infatti confrontarsi con altri sopravvissuti che hanno abbracciato la violenza e la brutalità come unico mezzo di sopravvivenza. Alcuni personaggi si aggrappano all’umanità rimasta, cercando di aiutarsi a vicenda e di trovare un senso di comunità, ma altri si lasciano guidare dalla paura e diventano predatori pericolosi.
The Last of Us dal canto suo presenta un mondo post-apocalittico devastato da un’epidemia fungina. Anche in questo contesto, l’essere umano è ancora una volta il principale antagonista. Nel corso del gioco, i due protagonisti incontrano altri sopravvissuti, alcuni dei quali cercano di formare comunità organizzate e di preservare la civiltà, mentre altri sono corrotti dal bisogno di potere e dal desiderio di sfruttare gli altri. Le azioni malvagie di questi individui mettono in pericolo la vita dei protagonisti e rafforzano l’idea che l’essere umano possa essere un nemico ancora più pericoloso degli infetti stessi.
Entrambi i media esplorano la complessità morale e le scelte difficili che i sopravvissuti devono affrontare. La lotta per la sopravvivenza mette a nudo le debolezze umane e mette alla prova i valori morali. Le opere pongono l’accento sulla capacità dell’umanità di compiere atti malvagi e sulla lotta costante tra la sopravvivenza individuale e la solidarietà. Mentre i mostri possono minacciare la vita fisica, è la corruzione umana che mina la speranza per un futuro migliore in questi mondi post-apocalittici.
Che ne pensate? Quale delle due opere preferite? 28 giorni dopo o The Last of Us?
Seguiteci su LaScimmiaPensa