Caparezza: perché Verità Supposte rimane il suo album più potente

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Ecco perché le verità in questione, ossia le opinioni fornite su questi vari temi in ciascuna canzone, sono un po’ come “supposte” da dover assumere, con relativa spiacevole sensazione alle parti basse, ma necessarie per potersi “curare”; ossia, nella poetica di Caparezza, affrontare i problemi del mondo a viso aperto e, soprattutto, prendere posizione in un’età divisiva.

Detto ciò, la forza dell’album sta anche nel suo non ridursi a semplice “concept” attorno a questo commentario sulla contemporaneità. Salvemini fa infatti in modo anche di creare, da appassionato di fumetti, vere “vignette” un po’ a sé stanti ma tutte costruite su immagini forti che sfrutta per riflettere su sé stesso, sul suo modo di fare musica, sulla sua posizione come comunicatore.

Ma anche per, semplicemente e diciamola così, “fare un po’ di casino”. In Dagli all’Untore si paragona all’omonima perfida figura di Manzoniana memoria; in Stango e Sbronzo descrive semplicemente una sbornia, con abbondanza di metafore psichedeliche e oniriche; in Dualismi affronta invece il tema della schizofrenia che contrappone il suo io uomo al suo io artista (Caparezza, appunto).

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Menzione particolare merita poi Nel Paese dei Balordi, una versione moderna e rivisitata di Pinocchio che rilegge la fiaba di Collodi fuor di metafora, sfruttandola per fornire uno sguardo disincantato su una deprimente realtà. Anche queste più che verità sono osservazioni, ma sta a Caparezza in quanto artista (anche se “cazzaro”) fornire suoi punti di vista su tutti i fenomeni che legge attorno a sé.

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