In effetti, tutto torna: Fred è chiaramente un ragazzo di buona famiglia e uno così non avrebbe alcuna ragione di darsi alla fuga se non quella di sfuggire alla guerra; Daphne lo segue, ragazza ingenua e un po’ stereotipata, semplicemente per stare vicina al suo uomo; Velma appare come la classica attivista universitaria dell’epoca, un po’ secchiona e perciò informata sugli eventi e contraria al conflitto.
Shaggy è il tipico hippie spropositato che vive nel suo furgone con il suo cane, un’immagine molto comune per un ragazzo di quell’epoca, e senza (pare) uno scopo nella vita. Inoltre secondo la teoria la Mystery Machine si chiamerebbe così non per via di un accento investigativo, ma in quanto mezzo destinato ad indagare “i misteri dell’esistenza” lungo un’avventura on the road alla Jack Kerouac.
Difficile dire se questo retroscena contro-culturale possa essere realistico per una produzione “istituzionale” come quella dei cartoni di Hanna e Barbera: non stiamo certo parlando di Fritz the Cat, e in effetti serie come Scooby-Doo servivano anche a “normalizzare” i cambiamenti culturali portati dalle nuove generazioni presso il grande pubblico ma spogliandoli appunto di ogni caratura politica.
Almeno nella serie originale infatti ben ci si guarda dal trattare qualsivoglia tema scottante, Vietnam incluso (del resto per anni non se ne parlò neppure al cinema), fornendo al contrario un intrattenimento leggero, semplice e per tutta la famiglia. Ma la teoria regge ed è molto affascinante, anni dopo, rileggere la serie come un altro riflesso di quegli anni turbolenti.
Fonte: Far Out Magazine
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