Ted Lasso: Recensione della terza e ultima stagione
Ted Lasso arriva alla terza e ultima stagione. Sarà davvero un addio o solo un arrivederci? Ecco la nostra recensione di una finale in 12 irresistibili episodi.
“So long, farewell, auf wiedersehen, goodbye” suonava la vecchia canzone del Musical Tutti insieme appassionatamente. E su queste note, benché la stragrande maggioranza di noi non fosse assolutamente pronta, è il momento di dire addio anche alla serie Ted Lasso, un successo trasversale di pubblico e critica, per uno dei titoli di punta tra le proposte esclusive Apple Tv.
Il recente finale di Succession probabilmente ha pochi eguali, pochi analoghi nella Storia della serialità contemporanea. Ma anche l’ultimo episodio e l’ultima stagione di Ted Lasso sembrano destinati a fare scuola, a livello di sceneggiatura, performance attoriali, ma anzitutto per la scelta di spegnere i riflettori, chiudere il sipario e tirare le fila del racconto, con tutte le diverse linee narrative di un grande racconto corale all’apice del successo.
Secondo qualcuno, il momento migliore per lasciare una festa è in effetti il suo apice, il climax, non quando sul pavimento restano ormai solo bicchieri vuoti e cocci di bottiglia. E nel caso specifico di Ted Lasso, c’era un tale numero di personaggi e possibili sviluppi che il party poteva essere procedere ancora molto, molto a lungo, diciamo pure due stagioni.
Eppure i nostri amici avevano qualcosa da dirci a proposito delle lealtà e la dignità, non solo nella finzione, ma anche nella realtà dei fatti. E così si chiude, in vista di una pioggia di premi che verosimilmente pioverà anche stavolta sui creatori della serie Jason Sudeikis e Bill Lawrence, Anna Waddingham, Juno Temple e gli altri straordinari protagonisti della serie.
Non è comunque detta l’ultima parola e molti fan negli ultimi mesi hanno visto riaccendersi le speranze. Per quanto i post social di Jason Sudeikis e altri membri del cast tecnico e artistico parlino chiaramente di addio, Apple Tv non si è mai espressa chiaramente in questi termini. Ergo, esistono ottime possibilità che il ciclo vitale della serie proseguirà in forma di spin-off, trovando presto un nuovo nome.
Questa partita però è ancora tutta da giocare. E se qualcuno si sta ancora chiedendo se sia il caso di devolvere altri danari per un abbonamento streaming, per molti spettatori è stata proprio la curiosità di scoprire Ted Lasso a determinare la scelta. Noi, che siate grandi appassionati di calcio o non sappiate neanche cosa sia il fuori gioco, possiamo solo dire che il match vale un biglietto in tribuna.
Ted Lasso S4: La trama (no spoiler)
Conosciamo le premesse. Rebecca (Anna Waddingham), malamente scaricata dal marito, il multimilionario Rupert Mannion (Anthony Head), ha preteso di possedere e gestire personalmente la squadra dell’AFC Richmond solo per colpirlo al cuore. Il team di football era infatti l’unica cosa al mondo che lui amasse davvero, e anche ora che ha acquistato il West Ham l’ex moglie sa come impartirgli una lezione.
Inizialmente la sua strategia era perfida e geniale. Nell’olimpo del calcio britannico, nel cuore di Londra era arrivato così dal Kansas Ted Lasso (Jason Sudeikis), un coach di football americano, uno di quegli yankee che chiama il calcio soccer e non ha la più pallida idea di cosa sia la Premiere League. Il disastro che si presenta come annunciato finirà invece per innescare una serie di eventi, sconfitte e successi che cambiano la vita di tutti.
Per essere uno che letteralmente non conosce le regole del gioco, Coach Lasso e il suo grande motto, Believe, sapranno farsi amare, ma soprattutto convincere anche i più scettici, smontando i peggiori pregiudizi. E questo non significa che Coach Lasso non conoscerà alti e bassi, sia sul piano personale e affettivo che professionale e calcistico, alternando successi inaspettati a grandi sconfitte.
Questa infatti non è necessariamente una fiaba a lieto fine e neanche la classica parabola che procede nella direzione del viaggio di un singolo eroe, ma piuttosto un multilevel drama che pone al centro la storia di un underdog che ha grandi intuizioni, non sempre centra il bersaglio e soprattutto non sempre vince, ma in compenso sa davvero cosa deve fare un buon amico.
Nella terza stagione vedremo ancora gli amori difficili di Keeley Jones (Juno Teple) e Roy Kent (Brett Goldstein), il solito ripensamento di Jamie Tartt (Phil Dunster), in realtà incapace di allontarsi davvero da Keeley, un narcisista patologico che si è già rivelato ben più onesto, profondo e tenero del previsto, nonostante continui a non brillare esattamente per intelligenza.
Vedremo poi l’evoluzione dell’inaspettato, clamoroso tradimento di Nate Shelley (Nick Mohammed) passato al West Ham in qualità di allenatore. E scopriremo perfino il background della grandissima amicizia che lega Coach Lasso e il caro vecchio Beard.
Nel mentre, Rebecca riceverà una strana profezia. E su tutto, farà la sua incursione nella storia un certo Zava (Maximilian Osinski) chiarissima, esilarante parodia di Zlatan Ibrahimović. La suddetta incursione è senza dubbio uno dei segmenti più interessanti della terza stagione. E ovviamente, il nemico da battere questa volta per l’AFC Richmond è il Manchester United, uno dei tanti mostri sacri che Ted non sembra mai guardare con terrore né timore reverenziale.
Ted Lasso S3: Recensione della terza e ultima stagione
La verità è che l’ultima stagione di Ted Lasso è tutt’altro che perfetta. La macchina ineccepibile nelle precedenti stagioni, in termini di sceneggiatura, ovvero struttura e dialoghi, non funziona sempre con quella stessa precisione millimetrica. Ovviamente le moltiplicazione delle linee verticali, in termini di narrazione, e la volontà di chiudere potrebbero aver creato qualche piccola incongruenza.
Qualcuno troverà certo che i suoi personaggi preferiti, le loro relazioni e complicazioni, avrebbero meritato un arco narrativo più ampio. Ma in fondo, bisogna anche dire che probabilmente quello che parla è il nostro desiderio di vedere ancora, passare ancora del tempo in compagnia della gang dei nostri amici in quel di Londra, tra Richmond Green e le mille trasferte che si susseguono nell’ambito della nuova stagione del campionato più amato d’Inghilterra.
L’amore del pubblico, dei fan assiepati sugli spalti o magari nel loro pub di fiducia, uno dei luoghi più significativi e ricorrenti dell’intera serie, assumono nella nuova stagione un ruolo ancor più preponderante. Ma il fascino irresistibile, quell’elemento che ha fatto innamorare mezzo mondo, è forse proprio la natura della serie creata da Jason Sudeikis e Bill Lawrence. Ovvero, il suo essere in qualche modo una stramba, irresistibile Soap 3.0.
La trama e l’intreccio restano sempre intessuti di bagarre sentimentali e affettive, che coinvolgono il piano dei sentimenti e del sesso ma anche le sfere affettive nell’ambito dell’amicizia, della famiglia, quella di sangue ma anche quella che definiamo comunemente come famiglia allargata. Nessuna tra queste relazioni, neanche quelle apparentemente più superficiali, o magari solo di natura sessuale, viene mai liquidata come un rapporto di serie B.
Nessuna tra queste bagarre, nell’arco delle tre stagioni viene mai descritta e fotografata da una prospettiva giudicante. E in questo punto di vista sul mondo c’è la modernità di una serie così fortemente contemporanea rispetto ai canoni della romantic comedy, della commedia e di tutta la cinematografia e la serialità a tema sportivo.
Gli intolleranti all’idea che possa esistere una vera e propria famiglia che è diversa da quella tradizionale, che è perfino multietnica, ma soprattutto nasce e cresce solo e unicamente tramite i legami di amicizia, probabilmente troverà il tutto tremendamente buonista. Ma non si tratta comunque lo spettatore tipo della serie Apple Tv. Tutti gli altri piuttosto hanno imparato ad amare i personaggi di questo racconto corale come fossero praticamente persone vere.
La terza e ultima stagione ha anche qualcosa dire sul discorso del revenge porn, del narcisismo patologico e soprattutto del love bombing, un meccanismo che vede coinvolti uomini e donne, che siano gay o etero, quasi sempre del tutto inconsapevoli. Possiamo assicurarvi che anche questi temi sono sviluppati in modo leggero e ironico senza perdere per questo serietà e realismo, e per questo meritano sicuramente la vostra curiosità.
Se cercate una vacanza dai social e dalla tossicità che sembra ormai ammalare la comunicazione e i rapporti interpersonali, per una una serie al crocevia tra la verità e la commedia, il calcio e il romance, l’iperrealismo e la realtà contemporanea, Ted Lasso è pane per i vostri denti. Buona visione!