5 motivi per vedere assolutamente Denti da squalo

Dall'8 Giugno al cinema Denti da squalo di Davide Gentile, con Virginia Raffaele Claudio Santamaria ed Edoardo Pesce. Ecco 5 motivi per non perdere assolutamente questo film.

Denti da squalo
ph: Lucky Red
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Denti da squalo, al cinema dal prossimo 8 Giugno, è uno di quei film italiani che deve assolutamente far rumore. Noi però non vogliamo tenerci sul generico ma provare a motivare il nostro entusiasmo verso il film di Davide Gentile con Virginia Raffaele, Claudio Santamaria, Edoardo Pesce e 2 straordinari giovani esordienti, Tiziano Menichelli e Stefano Rosci, attraverso 5 punti precisi.

Il cast artistico, il cast tecnico e la qualità degli effetti speciali. Il fatto che vediamo per la prima volta in assoluto una grandissima Virginia Raffaele in un ruolo drammatico. Il fatto che sia certamente un film con uno squalo, ma seriamente innovativo rispetto al classico mito di fondazione di Steven Spielberg. E su tutto, ci siamo innamorati della forte componente onirica di un racconto di formazione, un coming of age che è anche un film sul ruolo determinante dell’amicizia nel processo di elaborazione del lutto.

Tanta roba? In effetti è proprio così, soprattutto se pensiamo che il protagonista di questa parabola a modo suo universale è un ragazzo di soli 13 anni. Quindi, se volete saperne di più, andiamo anzitutto a conoscere gli autori e gli interpreti di Denti da squalo.

Perché non potete perdervi Denti da squalo

1) Il cast tecnico, il cast artistico e gli effetti speciali

Ottime premesse sulla carta e una bella conferma sul grande schermo. Tra le eccellenti credenziali di Denti da squalo ci sono anzitutto gli stessi produttori de Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out di Gabriele Mainetti, garanzia di un rigore formale e una confezione audiovisiva finalmente contemporanea, finalmente degna degli standard internazionali. Quindi, mettete pure da parte alcuni pregiudizi o il vostro legittimo disincanto verso certo cinema italiano. Qui navighiamo in altre acque.

Davide Gentile arriva alla sua prima prova al lungometraggio con Denti da squalo, ma ha alle spalle una lunga serie di cortometraggi e di spot pubblicitari per importanti brand nazionali e internazionali. E il risultato è un film che ha l’energia e la passione dell’opera prima, ma denota anche grande padronanza del mezzo cinematografico.

L’altissimo livello tecnico comprende così tutti i comparti, dal montaggio alla fotografia e stupisce in particolare per la naturalezza e il realismo degli effetti speciali.

Last but not least, la sceneggiatura di Valerio Cilio e Gianluca Leoncini aveva già vinto il Premio Solinas e diventa oggi questo bellissimo coming of age, profondamente commovente senza escludere i passaggi più divertenti di un film young adult o un buddy movie incentrato sull’amicizia tra due adolescenti (e non possiamo non pensare a Stand by me, ma anche a Stranger Things e l’amicizia tra Dustin e Steve).

Walter (Tiziano Menichelli), mentre cerca faticosamente il suo posto nel mondo, incontra casualmente un nuovo amico in carne ossa, Carlo (Stefano Rosci), ma anche uno squalo, custodito in un luogo per lui affascinante e misterioso, la piscina di una villa oggetto di numerose leggende locali, la cui fama risuona ovviamente tra tutti i ragazzini di Ostia e del litorale romano.

Il padrone è noto a tutti come Il Corsaro e si rivelerà essere il nostro amato Edoardo Pesce (co-protagonista di Dogman di Matteo Garrone e più recentemente protagonista della serie Sky Christian). Non prima però che Walter incontri ancora suo papà, interpretato stupendamente da Claudio Santamaria. Non si tratta di un fantasma né di una allucinazione, ma una voce che parla direttamente dalla coscienza di Walter.

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Walter che cerca di mettere ordine tra memoria e domande senza risposta, tra l’infanzia e l’adolescenza, le parole dei suoi genitori e la sua percezione soggettiva di cosa sia giusto o sbagliato. Certo, perché comunque ad aspettarlo a casa c’è sempre sua mamma, una vedova troppo giovane e troppo bella che prova semplicemente a fare del suo meglio, si chiama Rita ed è Virginia Raffaele.

2) Virginia Raffaele nel suo primissimo ruolo drammatico

Forse la conoscete per la sua folgorante imitazione di Belen Rodriguez a Quelli che il calcio, forse vi ha conquistato più recentemente con la sua partecipazione alla seconda edizione di LOL – Chi ride è fuori e la sua Marina Abramović. Comunque, che l’abbiate vista una o centinaia di volte in TV di certo non vi sarete mai più dimenticati di lei.

Virginia Raffaele è nata a Roma il 27 Settembre 1980. Come lei stessa ha sempre raccontato nelle interviste e poi nel suo spettacolo teatrale Samusà è figlia dei più celebri giostrai di Roma. I suoi nonni materni, artisti circensi e acrobati, erano infatti tra i fondatori del LunEur, primo storico Luna Park della capitale, dove lei stessa è cresciuta, tra il Tiro al Cinzano e la pesca miracolosa.

Riassumere il curriculum di Virginia Raffaele non è impresa da poche righe, già che ha sempre saputo rinnovare la fantasmagoria delle sue imitazioni e i suoi personaggi originali. Al cinema in questi anni l’abbiamo vista al fianco degli amici Lillo e Greg, diretta dai registi Fausto Brizzi, Giovanni Veronesi e Fabio De Luigi, ma Denti da squalo è in assoluto la sua prima prova cinematografica in chiave drammatica.

Forse complice la memoria della sua stessa folle adolescenza, è inutile dire quanto la sua interpretazione sia straordinaria e valga da sola il prezzo del biglietto. Giusto un consiglio. Quando scoprirete la bellezza di questa donna che ha perso l’amore della sua vita ma cerca in ogni modo di non perdere contatto con un figlio che cresce troppo in fretta, non scordate i fazzoletti.

Denti da squalo
Virginia Raffaele e Tiziano Menichelli nel backstage di Denti da squalo (ph: @Lucky Red)

3) C’è uno squalo (ma non è quello di Spielberg né del cinema mainstream)

Negli ultimi 3 punti della nostra lista di ragioni per non perdere assolutamente al cinema Denti da squalo faremo molta attenzione a non fare spoiler. Se le premesse sono infatti la vita di Walter, il tentativo di sopravvivere alla morte improvvisa del padre, il suo incontro con un amico più grande, con tutto il fascino di chi va già nei locali e possiede perfino uno scooter, c’è sempre di mezzo uno squalo.

Uno squalo metaforico e insieme assolutamente reale, che non ha davvero nulla dei film che abbiamo già visto. Nel bestiario del cinema contemporaneo Lo squalo (Jaws, 1975) di Steven Spielberg fa del carcarodonte, comunemente detto squalo bianco, l’animale più terrificante mai visto su grande schermo. Un mito che resta solido, immune alle mode dell’Horror, dell’Action e alle ingiurie del tempo.

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Non a caso, tra le recenti saghe che appartengono al mondo dei B-movies e del Cinema indipendente americano la più famosa (o forse famigerata) è proprio Sharknado, proseguita impunemente dal 2013 al 2018 con 6 film sulla rete via cavo Syfy ma conosciuta in tutto il mondo e capace di rigenerarsi costantemente anche attraverso spin-off, fumetti e videogame a tema.

Ma se state pensando a Spielberg, Sharknado o magari a Shark – Il primo squalo di Jon Turteltaub con Jason Statham siamo comunque lontanissimi. Perché l’idea è che Denti da squalo resti comunque un film diverso, capace di ricombinare tanti elementi, tante memorie cinematografiche in una avventura originale, affascinante perché unica.

4) Un coming of age, un film sull’amicizia (e l’elaborazione del lutto)

Il racconto di formazione, il romanzo d’avventure, la storia di una giovane amicizia, sono temi che dalla letteratura al grande schermo hanno attraversano la Storia del Cinema fin dagli albori. Abbiamo già evocato il cult del 1986 Stand by me – Racconto di un’estate di Rob Reiner ma possiamo arrivare tranquillamente ai giorni nostri, basti pensare al successo della serie Mare fuori.

Nel film di Davide Gentile risuona così l’eco, il mito e la memoria dei Goonies, o magari de I bambini ci guardano di Vittorio De Sica e Le meraviglie di Alice Rohrwacher. E se abbiamo in qualche modo pensato a un’opera cardine del Neorealismo italiano, datata all’anno 1944, ma anche al film d’esordio del 2014 di una grande autrice contemporanea, davvero Denti da squalo ha qualcosa di unico e affascinante.

Forse la chiave è proprio il processo dell’elaborazione della morte e del lutto vista attraverso gli occhi di Walter, protagonista che non è né bambino né uomo, eppure è in grado di parlare al cuore degli spettatori proprio grazie alla verità del suo percorso interiore.

5) Componente onirica e Realismo magico

L’avventura di Denti da squalo ha infine una fortissima componente onirica, importante tanto quanto il contesto di questo viaggio, il litorale romano, da Ostia a Fiumicino, passando per Tor San Lorenzo e Ardea. Ma se il mood non è banalmente quello dei film e le serie ambientate in una periferia disagiata è proprio grazie alla scelta di operare nell’ambito del realismo magico.

Non è un genere che in Italia, fino a pochissimo tempo fa, andasse esattamente per la maggiore. Eppure sembra che oggi tutti gli autori più interessanti del panorama cinematografico facciano comunque riferimento al realismo magico: Paolo Sorrentino, Matteo Garrone, Alice Rohrwacher, Gabriele Mainetti, Stefano Lodovichi (sorprendente regista de La stanza e la sopracitata serie Christian), lo stesso Marco Bellocchio.

Anche in questo senso l’opera prima di Davide Gentile ci sembra oltremodo promettente. Il film vi aspetta al cinema dal prossimo 8 Giugno. Fateci conoscere le vostre opinioni.

Denti da squalo: Trailer ufficiale