Dawn, informata dell’accaduto a scuola dalla sorella maggiore, si ritrova trascinata via dai suoi problemi adolescenziali ad affrontare qualcosa a cui non vuole credere. Solo Tara sa offrire un certo conforto a Buffy, perchĂ© lei c’è giĂ passata: ha perso la madre a 17 anni. E il signor Giles, ovviamente, fa la sua parte: si assume la responsabilitĂ della situazione.
Il momento piĂą sconvolgente rimane però quello in cui Buffy rinviene la madre morta, a inizio episodio. Non sa che cosa fare. Possibile? La forte e invincibile cacciatrice, che ha affrontato e sconfitto mostri orribili, non sa come agire? Ma qui sta l’idea centrale della storia: di fronte a una cosa come questa Buffy ritorna ad essere “solo” una ragazza poco piĂą che adolescente, che in effetti è quello che è.
Joss Whedon, autore e regista dell’episodio, sceglie quindi di infrangere la “magia” del mondo horror da lui creato per offrire lo spaccato stridente di un trauma realistico e collettivo, che anche a noi spettatori all’epoca giunse come tale proprio perchĂ© fortemente atipico per lo scenario di Buffy: nessuno si aspettava una deviazione come questa e rimane un esempio di come la serialitĂ di un tempo fosse mille volte superiore a quella a stampino di oggi.
Nel finale il trauma viene affrontato finalmente quando Dawn, ancora incredula circa la morte della madre, s’inoltra nell’obitorio da sola e viene attaccata da uno dei soliti vampiri di Sunnydale. Mentre lei e Buffy, giunta di corsa, lottano per ucciderlo scoprono il corpo senza vita della madre. Buffy dice a Dawn: “Non è lei. Lei se ne è andata”, e l’episodio si interrompe subito prima che Dawn riesca a toccarla. Brividi che nessuna trama horror saprebbe mai richiamare.
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