Dopo l'uscita de La Sirenetta 2023 (e tutte le relative polemiche) abbiamo pensato di guardare indietro nel tempo e ripensare i 10 peggiori Remake Live Action Disney dagli anni '90 ad oggi. Ecco la nostra classifica.
Il Pinocchio di Robert Zemeckis arriva certo nel momento più sbagliato. Nel 2019 Pinocchio di Matteo Garrone, con Roberto Benigni, Rocco Papaleo e Gigi Proietti, incanta il Festival di Berlino e poi riceve 2 candidature all’Oscar per il Miglior trucco e i Migliori costumi. Nel 2022 Pinocchio di Guillermo del Toro, prodotto da Netflix, vince Oscar e Golden Globe come Miglior film d’animazione.
E al centro c’è lo sfortunato, bistrattato remake Live Action Disney di Zemeckis, che sconta anzitutto lo scarso tempismo, il sovraffollamento di gatti, volpi, grilli parlanti e rivisitazioni d’autore del Classico di Carlo Collodi del 1883, Le avventure di Pinocchio – Storia di un burattino, una delle più celebri fiabe nella Storia, capace di irradiare il suo fascino da Occidente a Oriente (vedi l’influenza su Astro Boy di Osamu Tezuka).
Dalla fine dell’800 all’alba del nuovo Millennio la favola era già stata oggetto di ogni sorta di riletture, dal Classico animato Disney del 1940 allo sceneggiato Rai di Luigi Comencini del 1972, senza contare il numero imprecisato di adattamenti teatrali, cartoni e fiction televisive, fumetti e libri illustrati, o magari il flop cinematografico dello stesso Roberto Benigni nel 2002.
Il Live Action di Robert Zemeckis esce così direttamente sulla piattaforma streaming Disney Plus l’8 settembre 2022. Il confronto con Pinocchio di Guillermo Del Toro diventa ineluttabile, già che Netflix fissa la data della release al 9 dicembre. E se di guerra si tratta, la debacle per Zemeckis e Disney non può che dirsi totale.
Ai Razzie Awards 2022 il film di riceve ben 6 nomination e ottiene il famigerato premio Peggior prequel, remake, rip-off o sequel dell’anno. E se del lavoro di Del Toro viene celebrato praticamente tutto – dalle sperimentazioni relative alla tecnica dello stop-motion alla scelta di spostare l’azione ai tempi del Fascismo – il remake di Zemeckis viene liquidato come banale, superficiale e prevedibile.
Noi crediamo sia giusto ricordare come Robert Zemeckis resti l’autore della trilogia di Ritorno al futuro (1985-1990), Chi ha incastrato Roger Rabbit? (1988), Forrest Gump (1994), La morte ti fa bella (1992) e Polar express (2004), solo per citare gli highlight di una filmografia semplicemente unica. E come spesso accade nell’era dell’Internet, il tiro al bersaglio diventa spesso brutale, cieco e acritico.
Vi lasciamo quantomeno con il dubbio che l’accanimento nei confronti di Pinocchio possa essere vagamente eccessivo. E solo una nota a margine sulle polemiche legate al politicamente corretto, la cancel culture e la direzione inclusive intrapresa da multinazionali come Disney e Netflix. In questo specifico caso, le polemiche contro la scelta di Cynthia Erivo per la parte de La Fata Turchina rappresentano solo la più bieca, mera strumentalizzazione.
Se parliamo dell’attrice, cantante e compositrice britannica Cynthia Erivo, parliamo di una delle più grandi interpreti al mondo, protagonista di 7 sconosciuti a El Royale (2018) e Widows – Eredità criminale (2019), vincitrice di un Tony e un Emmy Award, 2 volte candidata all’Oscar per Harriet (2019) e Genius: Aretha (2021). E questi semplici dati bastano a suggerire quanto sia pericoloso addentrarsi in certe polemiche senza obiettività, disertando l’analisi cinematografica in nome dell’ideologia e della politica.
4.Maleficent di Robert Stromberg (2014)
Maleficentè onestamente uno dei titoli più indifendibili in tutta la new wave dei remake Live Action Disney. L’unica ragione per cui non abbiamo scelto di posizionare il film al secondo o magari perfino al primo posto è che la stessa Disney (o magari la protagonista e producer Angelina Jolie) devono aver compreso le ragioni della debacle critica, aggiustando il tiro nel 2019 con un sequel di ben altro livello, Maleficent – Signora del male.
Un vero peccato che quest’ottimo sequel abbia dovuto comunque scontare i pregiudizi legati al film di Robert Stromberg del 2014. Un remake Live Action in effetti sbagliato, minato alle fondamenta dalla CGI e tutte le scelte relative a sceneggiatura, struttura, dialoghi (firmati anche questa volta da Linda Woolverton) regia, effetti speciali e in generale in termini di estetica e linguaggio audiovisivo.
Impossibile perfino per una diva come Angelina Jolie, per altro perfetta come Malefica, riscattare un film che può essere effettivamente liquidato come brutto. La CGI che ha trasformato le tre fate de La bella addormentata nel bosco, Giuggiola Verdelia e Fiorina, in tre piccole vecchine alate e mostruose basterebbe forse da sola a invocare la denuncia penale.
In compenso il film resta comunque il quarto maggior incasso del 2014. E il personaggio, la villain interpretata da Angelina Jolie diventa comunque un personaggio iconico, in particolare per quanto riguarda make up e costumi, giustamente candidati all’Oscar e istantaneamente entrati nell’immaginario collettivo, garantendo la vendita di una miriade di giochi, giocattoli, gadget e prodotti legati al merchandise.
Entriamo allora definitivamente nel campo e nell’ordine dell’indifendibile, dei 3 Live Action Disney che esemplificano tutti i limiti di una moda cinematografica che prosegue e proseguirà comunque in nome degli incassi, ma inizia oggettivamente a mostrare la corda. E se questo non significa necessariamente flop, sono necessari registi, autori, un punto di vista davvero interessante e innovativo.
Ha tentato l’impresa anche il prode Kenneth Branagh, cineasta britannico che inaugura con Disney e Marvel Studios una fase decisamente nuova della sua carriera. Attore e regista shakesperiano, allievo di Lawrence Olivier, irrompe sulla scena cinematografica inglese alla fine degli anni ’80 e si afferma rapidamente come una delle personalità più influenti della sua generazione.
Sir Kenneth Branagh, insignito dalla Regina Elisabetta II del titolo di Knight Bachelor nel 2012, nella prima fase della sua carriera raggiunge così il successo grazie alla modernità dei suoi adattamenti delle commedie e i drammi shakesperiani, da Molto rumore per nulla (1993) al magnifico Hamlet (1996), quindi procede in direzione del cinema mainstream, per la gioia di molti fan (e il disappunto di qualche critico).
Molti titoli realizzati da Kenneth Branagh e Disney sono oggetto di infinite controversie, da Thor (2011) a Assassinio sull’Orient Express (2017) e i successivi adattamenti dei Classici di Agatha Christie. Ma al netto di critiche che sembrano spesso artefatte, francamente eccessive, l’esperimento meno riuscito di questa joint venture è proprio Artemis Fowl, traduzione filmica del ciclo di romanzi fantasy di Eoin Colfer.
Un disastro che accomuna questa volta il pubblico e la critica, già che tutti lamentano in maniera unanime gli stessi limiti oggettivi. Su tutti, la scelta di stravolgere personaggi, trama, intreccio narrativo e ambientazioni originali. Un vero e proprio tradimento, quello lamentato dai lettori, per un film che risulta comunque forzato, ma soprattutto banale e inconsistente agli occhi della stragrande maggioranza degli spettatori.
Per questo abbiamo deciso di assegnare la medaglia di bronzo proprio a questo recente titolo tanto bersagliato, per quanto non si tratti tecnicamente di un remake ma di un Live Action in senso stretto. Se Disney e Branagh speravano anzi intendevano accendere la miccia che avrebbe innescato un nuovo franchise e una nuova saga, l’esito infatti è nullo. E ora, se volete scoprire i nostri worst of the worst, voltate pagina.