Strofe – Caparezza: Dalla Parte del Toro

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Io sono il Toro, ma sei tu quello Seduto giù
Caduto per mano di un Sioux, Manitù
Tutto si è compiuto, ero sotto tiro
E mi sono scatenato come il toro di De Niro
Preso in giro dal tuo ingegno, respiro sdegno
Mo’ con la muleta fatti il legno
Già che sono un segno di terra ti lascio a terra con un segno:
Non toccare il toro, quando è nero paghi pegno!

Come sempre Capa procede per citazioni, associando il toro ribelle al famoso capo indiano e chiamando sottilmente in causa un altro popolo storicamente oppresso; c’è poi Jake LaMotta, il toro “scatenato” messo in scena da Martin Scorsese con lo storico ruolo affidato a Robert De Niro nel film del 1980.

Troppi tori ingoiano le briciole
Di aggressori con tanto di pentole
La vita è riprovevole
Poiché fa la gioia del colpevole
Ed io che la volevo incantevole
Come pioggia cado dalle nuvole
Tu voltati come un girasole
Che ora sono io che batto te, olé

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Il toro è da parte sua colpevole di ingenuità perché non aveva saputo prevedere un mondo cattivo che premia chi aggredisce e brutalizza. Chi di natura è docile finisce col subire a meno di non trasformarsi in una persona completamente diversa e combattere i propri nemici con le loro stesse armi.

Questa è la rimonta del cornuto
Ti ho trafitto col capo puntuto e tu chiedi aiuto?
Meglio che stai muto
Mo’ che sei passato dall’arena al cimitero in meno di uno starnuto.
Ti sei spinto nel mio labirinto e ti ho vinto
Arianna ha rotto il filo, Teseo ti sei estinto
Ora sono troppi i tori fuori dal recinto
Col capo cinto come Moreno e Hillary Clinton

Dalla cultura popolare alla mitologia, Capa chiama in causa anche il mito greco del Minotauro: altra creatura ingiustamente perseguitata (e metà toro, non a caso), rinchiusa in un labirinto e cacciato da Teseo. Ma, rotto il filo di Arianna, quest’ultimo non potrà più uscire dal labirinto: la visione mitologica viene ribaltata e anche il Minotauro si prende la sua rivincita su un Teseo, a questo punto, in balia della creatura.

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Che spavento, la mandria non è doma
E sgomita nei vicoli affollati di Pamplona
C’è chi prega affidandosi ad un’icona
Stai più sicuro in una balena come Giona
In zona, scatta la guerriglia contro chi mi umilia
con la picca e la banderilla
E senza briglia io sto puntando te
Sigaro avana e cammisella in picchè

Da un singolo toro, come nella rivolta di Spartaco, la ribellione si diffonde a tutta la mandria e gli spagnoli (a Pamplona) non possono fare altro che correre e mettersi in salvo. C’è spazio anche per una piccola stoccata alla religione (la Spagna è paese tradizionalmente cattolico): “un’icona” non può aiutare nessuno.

La canzone, viaggiando su un potente rock con parti di fiati che evocano il clima teso delle corride, imprime un altro importante messaggio nella poetica di Caparezza. Il rapper è sempre dalla parte degli ultimi e dei deboli e sostiene senza giri di parole che, di fronte alle ingiustizie, è necessario ribellarsi.

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