Anna Nicole Smith: La vera storia dell’ex coniglietta di Playboy morta per overdose
Conoscete Anna Nicole Smith, ex Playmate protagonista di numerosi scandali e morta di overdose a soli 39 anni? La sua vera storia è diventata oggi un documentario Netflix (e noi ve la raccontiamo in questo articolo).
Tra le novità da non perdere questa settimana su Netflix c’è il documentario dedicato a Anna Nicole Smith, leggendaria coniglietta di Playboy morta a soli 39 anni per overdose di psicofarmaci e metadone. Una parabola tanto scintillante quanto assurda, violenta e tragica, molto nota a chi negli anni ’90 era già almeno adolescente, eppure quasi sconosciuta alle nuove generazioni.
A riaccendere i riflettori sulla breve esistenza di Anna Nicole – nata Vickie Lynn Hogan nel 1967, cresciuta a Mexia, un minuscolo paesino del Texas, eletta Playmate dell’anno da Hugh Hefner nel 1993, morta per overdose nel febbraio del 2007 dopo una lunga serie di scandali e diatribe processuali – ci ha pensato Netflix con un bel documentario diretto da Ursula Macfarlane.
La regista ha infatti saputo ricostruire con minuziosa attenzione, sensibilità e grande rispetto, attraverso un mix di testimonianze dirette e filmati d’archivio, tutte le sfumature, le verità e le menzogne, le luci e le ombre che si nascondono in questa particolare storia di vita, dove il successo è breve, gli errori sono molti ma il prezzo da pagare resta terrificante.
Per chi fosse incuriosito da Anna Nicole Smith: La vera storia ma anche dagli altri misteri, la lunga scia di violenza e scandali che si nascondevano nella Playboy Mansion di Hugh Hefner, consigliamo anche la serie documentaria Playboy: Le ombre di un Impero, disponibile on demand su Sky. E se intanto volete conoscere meglio la vita di Anna Nicole, ecco i fatti più incredibili di questa favola nera.
Anna Nicole Smith: La vera storia. Chi era la Playmate protagonista del documentario Netflix
Prima di essere Anna Nicole Smith la giovane donna era stata soltanto Vicky, una ragazzina texana, cresciuta dalla madre e dalla zia materna. L’abitazione modesta, la mentalità di una cittadina come Mexia, che ha poco più di 6000 abitanti, le sono sempre state strette, così come le regole imposte dalla mamma, donna poliziotto che cerca in ogni modo di rimettere in riga la futura Playmate.
A 15 anni Vicky lascia la scuola, nel 1985 si sposa e a soli 19 anni diventa madre di Daniel Smith, il suo amatissimo primogenito. Il matrimonio con il coetaneo Billy Smith naufraga rapidamente, ma Vicky è fermamente intenzionata a garantire a suo figlio un avvenire migliore e un certo benessere economico. E per questo è pronta a giocare le sue carte migliori, la bellezza e il carisma.
Grazie al documentario Netflix vedremo finalmente questa storia da una nuova prospettiva, diversa da quella del gossip e della stampa scandalistica americana, pronta a innalzare rapidamente la magnifica, spregiudicata Anna Nicole Smith fino allo status di diva, al pari di una nuova Marilyn Monroe, salvo poi gettarla brutalmente nel fango.
Vicky si trasforma infatti in Anna Nicole quando diventa spogliarellista in un noto strip club di Houston, il Gigi’s. Secondo le testimonianze della sua migliore amica dell’epoca scopriamo così una ragazza diversa, goffa, perfino ingenua, assolutamente incapace di muoversi sul palco, eppure in possesso di una fisicità esplosiva e una sensualità impossibile da resistere.
Il documentario Netflix non tenterà minimamente di fare di lei una Santa. E arriviamo così al momento fatidico, quello dell’incontro con il multimilionario ultraottantenne James Howard Marshall II nel 1992 e quello nel 1993 con Hugh Hefner, certo rapido a riconoscere in Anna Nicole Smith la coniglietta perfetta per la copertina di Playboy e poi l’ambito titolo di Playmate dell’anno.
Negli anni della svolta inizia per lei anche quella dipendenza che le sarà fatale. L’unico dettaglio di quel corpo statuario che non corrispondesse esattamente all’ideale di bomba sexy americana era infatti il suo seno. Anna Nicole si sottopone alla chirurgia grazie ai suoi primi guadagni da spogliarellista. Sceglie protesi enormi, esagerate, degne di una Supervixen di Russ Meyer.
Ma l’intervento è anche incredibilmente doloroso e un medico solerte inizia a prescriverle Vicodin e altri potenti antidolorifici a base di oppiacei. E come milioni di altre persone in USA, cadute nella trappola di questi farmaci perfettamente legali (a questo tema è dedicato il film vincitore della Mostra del Cinema di Venezia, Tutta la bellezza e il dolore), da questa dipendenza non ci sarà ritorno.
Anna Nicole Smith: Da Playmate a sposa di un petroliere novantenne, tutti gli scandali di una diva
La fama di Anna Nicole Smith sarà tragicamente breve. Dalle prime foto hot su Playboy la ragazza raggiunge subito una grandissima notorietà , rappresentando la perfetta erede delle vecchie care maggiorate, una Marilyn più alta, ancor più formosa e soprattutto post-moderna, che sembrava balzata fuori direttamente da un romanzo Pulpoppure le pagine di un fumetto sexy molto sconveniente.
Anna Nicole Smith tenta anche il grande salto verso il Cinema. Nel 1991 recita al fianco di Leslie Nielsen in Una pallottola spuntata 33â…“ – L’insulto finale e nel 1994 viene scelta dai Fratelli Coen per Mister Hula Hoop con Tim Robbins, ma Hollywood e l’opinione pubblica americana non sembreranno mai prendere troppo sul serio le sue ambizioni da attrice.
Negli anni del declino tenterà anche di rilanciare la sua immagine (e le sue finanze) con un reality, The Anna Nicole Show, destinato a rivelarsi solo un boomerang. Il pubblico infatti finirà per criticare ancora più aspramente il carattere, i capricci e le intemperanze dell’ex coniglietta di Playboy, attaccata su tutti i fronti, dai chili in sovrappeso al rapporto col figlio adolescente, Daniel.
Il vero reality show si era purtroppo già consumato, ed era stato il processo Marshall versus Marshall. Ovvero, il processo intentato contro Anna Nicole dal figlio di suo marito, James Howard Marshall II. Il loro rapporto è durato anni, per quanto la coppia non abbia mai vissuto sotto lo stesso tetto e la stampa scandalistica abbia sempre accusato Anna di essere solo una perfida arrampicatrice sociale.
Secondo gli amici Anna aveva rifiutato molte volte le proposte di matrimonio di Marshall, capitolando solo il 27 giugno 1994. La sposa ha 26 anni, lo sposo petroliere 89 e morirà poco tempo dopo. Anna pretende la metà del suo patrimonio, ma il figlio di James, E. Pierce Marshall la trascina in tribunale. Il processo si svolge sotto l’occhio attento delle telecamere e dell’opinione pubblica.
Anna Nicole Smith: La dipendenza e la tragica morte di Anna (che segue quella di suo figlio Daniel)
L’unica costante nei 39 anni di vita di Anna Nicole Smith, al secolo Vickie Lynn Hogan, sono evidentemente i farmaci. Antidolorifici, psicofarmaci per l’ansia e la depressione, farmaci dimagranti, infine la dipendenza del metadone. Il medico che le prescriverà questa novità compare tra l’altro nel film Netflix, difendendo la sua scelta. A quel punto, secondo lui, per quanto non fosse dipendente dall’eroina, non c’era più altro che potesse aiutarla.
Il colpo di grazia arriva nel 2006. Il 7 settembre Anna Nicole Smith aveva dato alla luce Dannielynn Hope, la sua seconda figlia. Viveva ormai da un anno nella città di Nassau, la capitale delle Bahamas, anche per sfuggire ai paparazzi che l’hanno sempre circondata. La showgirl aveva rifiutato per tutto il corso della gravidanza di rivelare l’identità del padre.
Il fotografo Larry Birkhead dichiara che la bimba è sua. Dopo la nascita, Anna Nicole e quello che da qualche anno è formalmente il suo compagno, l’avvocato Howard K. Stern, negano ogni cosa. Stern era stato il legale di Anna lungo il processo Marshall, e perfino dopo la sua morte tenterà inutilmente di ottenere per Dannielynn Hope una parte del patrimonio. Il DNA darà infine ragione a Birkhead.
Anna Nicole Smith però è già morta. il 10 Settembre 2006, tre giorni dopo la nascita della piccola, era riuscita a riappacificarsi con suo figlio Daniel e farsi raggiungere nelle Bahamas. Il ragazzo però muore nella sua stanza d’albergo per overdose di antidepressivi e psicofarmaci. L’opinione pubblica e i media si scagliano ancora contro di lei, il suo stile di vita, i suoi eccessi.
Sei mesi dopo, l’8 febbraio 2007, la stessa Anna verrà rinvenuta nella sua stanza dell’Hard Rock Cafe and Casino di Hollywood priva di sensi. Dopo l’inutile corsa in ospedale, viene dichiarata morta. L’autopsia rileverà almeno 10 sostanze che hanno contribuito al collasso, dagli antidolorfici ai sonniferi al metadone. La sua tomba si trova a Nassau ed è meta di pellegrinaggio per tutti i fan del mondo.