Tonio intuisce che cosa sta succedendo, e legge alla fata una poesia che invita a distruggere il “mostro” che è il segreto nascosto, parlandone “con la mamma, con un amico” e invitandola a raccontare la verità, per quanto umiliante e traumatica, come unica arma per sconfiggerlo: “Mostro morde, uomo dice”.
E Fata Lina vuota il sacco: racconta di aver incontrato un capitano di Re Quercia, uno che aveva “già visto altre volte” ma al quale “non avevo mai rivolto parola”. E l’approccio di costui viene solo accennato: “All’inizio lui scherzava, però poi…” Quel poi non viene raccontato, ovviamente; ma è piuttosto chiaro, pensando anche alle mani nere, che cosa Fata Lina ha dovuto subire.
Infine, Fata Lina chiede un nuovo ritratto di sé, segno di un inizio di superamento del trauma e di una decisione ad affrontare la paura e la vergogna. Tonio Cartonio conclude, rivolto direttamente alla telecamera con toni attenti, decidendo di svelare infine il segreto di Fata Lina: “Non è facile da raccontare. Anzi no, è proprio difficile. Però io voglio che tu sappia che cosa le è successo”.
“Fata Lina ha subito le attenzioni sbagliate da parte di una persona che conosceva, di cui credeva di potersi fidare. Lì per lì Fata Lina non ha capito, e mentre quelle mani diventavano sempre più grandi e invadenti, lei provava una sensazione di sofferenza difficile da sopportarsi, e intanto la paura e la vergogna le toglievano la parola di bocca”.
“Il capitano di Re Quercia intanto la minacciava di chissà quali cose terribili se soltanto avesse aperto bocca con qualcuno. Per fortuna Fata Lina è riuscita a scappare in tempo, ma il disgusto è stato grande e tanta la paura, e lo smarrimento. Vedi, queste cose lasciano un brutto segno nella memoria”.
Però voglio che tu sappia una cosa molto importante: dentro di noi c’è un armadio dove si devono conservare anche questi brutti ricordi, perché non si ripetano più, perché si possano aprire le ante e guardarli e riguardarli senza più terrore. Perché raccontarli, alle persone che ci vogliono bene e che ci proteggono fa sì che tutte queste brutte esperienze e questi brutti ricordi non abbiano più il loro potere della paura“.
In conclusione, Tonio afferma di essere diretto al castello di Re Quercia per raccontargli tutto: “Può capitare che anche in un bel castello ci sia qualcuno da cacciare via”. E l’episodio finisce. Un esempio incredibile di attenta comunicazione, in grado di parlare di qualcosa di importantissimo e delicato nel giusto tono, in maniera intelligente e imprimendo il messaggio corretto anche, sia pure, sempre con un velo di innocenza.