Un film letteralmente ambientato nella testa di John Malkovich: come escluderlo da questa lista?
Essere John Malkovich, figlio del sodalizio fra Charlie Kaufman e Spike Jonze, qui al suo esordio dietro la macchina da presa, è un viaggio metacinematografico delirante eppure perfettamente lucido.
Sospeso fra commedia e dramma, romance e grottesco, il film racconta di un burattinaio squattrinato costretto a trovarsi un impiego per soddisfare, oltre che le sue necessità materiali, le richieste della compagna.
Nell’edificio in cui lavora come archivista, il nostro protgonista trova però una porta che conduce letteralmente alla mente di John Malkovich.
Essere John Malkovich parla di identità colluse e coscienza, del desiderio che corrompe l’innocenza, della fluidità dell’Io…
Fan di David Lynch, vi serve altro per convincervi?
Perfect Blue (1997), Satoshi Kon
Liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Yoshikazu Takeuchi, Perfect Blue è un film d’animazione che rappresenta l’esordio alla regia di Satoshi Kon, regista, fra gli altri, di Paprika e Tokyo Godfathers.
L’animazione, con le sue infinite potenzialità , è il mezzo ideale per esplorare dimensioni inafferrabili. Conscio di questo, Satoshi Kon dipinge un opera in cui incubo e realtà coesistono sullo stesso, irrequieto piano.
La protagonista, Mima, è la frontman di un gruppo pop estremamente famoso. Delusa dalla sua carriera, decide però di lasciare per dedicarsi al cinema. Il cambio di percorso genera scontento fra i fan, tanto che la ragazza si trova perseguitata da uno stalker misterioso.
Mima comincia a ricevere minacce anonime e scopre addirittura un sito in cui la sua quotidianità viene riportata con un’inquietante accuratezza: chi la sta osservando?
La sua psiche, già gravata da questo alone minaccioso, si incrina definitivamente quando si ritrova ad interpretare la vittima di uno stupro di gruppo. Braccata da atroci allucinazioni, ormai incapace di distinguere l’incubo dalla realtà , Mima si vede sprofondare ulteriormente quando alcuni suoi colleghi sul set vengono brutalmente assassinati.
Che sia stata proprio lei? Con un montaggio frammentato, Satoshi Kon fa a pezzi la realtà , lasciando lo spettatore nella stesso confuso sgomento che domina la protagonista. Un film che ci immerge in un inconscio devastato, un viaggio di sola andata verso l’orrore che ci corrompe. In altre parole, un must assoluto per i fan di Lynch!