La fiamma di Sid Vicious ha bruciato vivissima e si è spenta in fretta, ma il suo segno nella storia del rock l’ha lasciato indelebile
Si chiamava John Simon Ritchie, ma oggi tutti lo conoscono e lo ricordano soprattutto come Sid Vicious. Di vizioso, in realtà, il giovane musicista inglese aveva ben poco: un ragazzo come tanti, capitato nel posto giusto al momento giusto (o a quello sbagliato?) e trovatosi coinvolto in un vortice che girava più forte di lui e che, alla fine, se l’è portato via con sé.
Quel vortice si chiamava, allora come oggi, rock and roll. O meglio: il punk rock, la nuova musica di moda dei giovani inglesi che imita lo stile garage diretto e crudo delle realtà di New York. Basta un manager intuitivo, Malcolm McLaren, e l’idea viene subito esportata e adattata alla creazione di sicuri prodotti di successo da lanciare come fenomeni di rottura sul mercato musicale inglese.
Ed ecco, i Sex Pistols: quattro musicisti in realtà capaci come strumentisti (tranne John Lydon, che del resto s’è sempre vantato di non aver mai preso una nota in vita sua) e vestiti secondo la moda punk, decisa da McLaren assieme alla collega e proprietaria della boutique Sex (da cui il complesso prende anche il nome), Vivienne Westwood.
Il successo arriva quasi subito perché la nomea di cattivi trasgressori accompagna ben preso le esibizioni dal vivo della band; ma manca qualcosa. Nel 1977 Glen Matlock viene cacciato dalla band perché “adora i Beatles”, e bisogna trovare un sostituto. La scelta ricade presto su Sid, già nel giro da un po’ e bassista attivo occasionalmente con diverse formazioni del punk primordiale.
Frequenta Keith Levene, Chrissie Hynde e i componenti di Siouxsie and the Banshees; si candida anche per la posizione di cantante dei Damned. Nel frattempo la vita che vive è anarchica e sregolata: poco più che diciottenne è già imbottito di droghe, viene coinvolto in vari incidenti e finisce anche in prigione per breve tempo dopo aver accecato (per sbaglio) una ragazza in un occhio con un vetro infranto; aveva sbagliato mira, voleva colpire Dave Vanian, il vocalist scelto al posto suo dai Damned.
L’aura di provocazione che lo circonda è perfetta e collima ottimamente con l’immagine dei Sex Pistols in quanto “distruttori” che inneggiano all’anarchia. E in effetti Sid Vicious, come viene presto soprannominato, contribuisce alla nascita di uno spirito punk puramente nichilista, incarnando il verbo “no future” gridato a gran voce dal collega Johnny Rotten a fianco a lui, sul palco.