Death or Treat: un simpatico roguelite 2D [RECENSIONE]

Un metroidvania animato... corriamo a provarlo!

Death or Treat
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Sin dal primo trailer Death or Treat ha attirato la nostra attenzione. Dopo il ritorno di alcuni metroidvania (qui uno ottimo tutto italiano) che hanno riacceso la scintilla in un genere fin troppo dimenticato per anni, siamo arrivati ad avere un’offerta di questo genere al pari dei suoi anni d’oro. Molti team indipendenti, vuoi per la “semplicità” di creare un gioco 2D rispetto a un titolo a tre dimensioni vuoi per il ritorno in auge del genere, stanno sfornando titoli più o meno efficaci, più o meno originali.

Il gioco in esame creato dal team Saona Studios, sbatte subito a schermo una veste grafica di alto livello con personaggi e scenari completamente disegnati a mano (o comunque che ricordano lo stile a mano). Seppur stilisticamente molto lontano abbiamo sperato di ritrovarci tra le mani un nuovo Hollow Knight o almeno un fratello minore di esso. Com’è quindi Death or Treat? Ha rispettato le aspettative?

Non un classico metroidvania

Ormai quasi tutti i generi videoludici traggono nuova linfa inserendo al proprio interno stili e strutture di altri generi. Il già citato Hollow Knight per esempio fonde il gameplay metroidvania con alcune dinamiche derivate dai souls, come la mappa fissa, i mostri che si rigenerano alla morte e la moneta di gioco recuperabile dopo la prima morte. Death or Treat mantiene l’anima action ma la piega a un sistema di gioco in stile roguelite. Ogni morte equivale quindi a tornare all’hub principale e riprovare tutto dall’inizio percorrendo livelli sempre diversi tra loro.

Il connubio tra grafica, tecnica, concept artistico ed elementi di gameplay sono stati ben studiati dallo studio e il tutto sembra avere una buona alchimia fin dalle prime run. Ci sono però alcune pecche all’interno del sistema generale. I problemi del titolo nascono, e sono direttamente legati, alla propria natura roguelite.

Gli elementi caratteristici del genere vengono infatti solo scalfiti in superficie. Le sezioni randomiche dei vari biomi non sono molte e non offrono quasi mai spunti per una vera e propria esplorazione visto che tutti gli oggetti vengono droppati dai numerosi nemici all’interno della mappa. Sì, ci sono alcuni forzieri che ne contengono alcuni, oltre che a monete e porzioni di vita, però non sono veramente importanti ai fini della progressione.

Armi, abilità e potenziamenti. Può bastare?

Purtroppo le armi a disposizione sono poche. Il fabbro che troviamo in città ci offrirà perlopiù una spada simile al bastone iniziale, un’arma a distanza, un’arma pesante e un’arma speciale. Tutte le armi successive sono essenzialmente le medesime ma più potenti. Anche le abilità non ci sono sembrate abbastanza, seppur risolutive ai fini del gameplay. Molto simpatici invece alcuni potenziamenti che si trovano random nei dungeon, quasi sempre prima del boss di turno.

Il gioco scorre tendenzialmente molto bene senza risultare frustrante nonostante l’anima roguelite. Anzi, un po’ più difficoltà, soprattutto nei vari nemici che si trovano nelle varie stanze, non sarebbe guastata. Questo perché, una volta presa confidenza con il gameplay, i nemici fungono più da punching-ball che da vero ostacolo per arrivare al boss. Qualche arma e abilità in più (magari simpatiche o ridicole per rispettare il concept del gioco) e nemici più aggressivi avrebbero sicuramente aiutato il titolo rendendolo molto più profondo e appetibile.

Dolcetto, scherzetto o realtà?

Tutto il gioco ruoto intorno a simpatici parallelismi tra realtà e finzione. Nel percorso del protagonista Scary troveremo infatti storpiature delle più grandi piattaforme digitali al mondo. L’uso di social e canali online vari ci rendono zombie, gli stessi che troviamo a orde ad affrontare il protagonista. Il tutto però viene inserito senza una vera e propria critica sociale, o almeno lo fa in modo tendenzialmente simpatico e leggero.

Dobbiamo oltretutto segnalare alcuni problemi di input lag e tearing su PlayStation 5, oltre a un brutto bug che ci ha impedito di proseguire l’avventura in alcuni try con l’arma a distanza. Niente di preoccupante, sicuramente sistemabile tramite una patch D1 o post lancio, ma che in alcune sezioni questi problemi ci hanno dato qualche grattacapo.

Death or Treat: conclusioni

Il piccolo gioco di Saona Studios in realtà ha degli ottimi pregi, principalmente legati alla leggerezza con cui viene presentato. Il concept è simpatico e il gameplay scorre bene una volta capiti i meccanismi. Un giocatore esperto rischia di concludere l’avventura in pochissime ore mentre chi è meno avvezzo ai metroidvania potrebbe trovarsi di fronte un ottimo gioco entry level con cui farsi le ossa.

In generale Death or Treat risulta un gioco discreto che garantisce qualche ora veramente divertente. Qualche aggiustata qua e là lo avrebbero reso decisamente più profondo e completo ma restiamo sicuramente sintonizzati per un eventuale ampliamento o un nuovo titolo made in Saona Studios.

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Death or Treat | Testato su PlayStation 5

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RECENSIONE
VOTO:
6.5
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Claudio Faccendi
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death-or-treat-recensioneDeath or Treat è sicuramente accattivante con una grafica di prim'ordine nel panorama metroidvania. Con un po' più di coraggio nella sua natura roguelite, qualche elemento in più e una curva di difficoltà più marcata, Death or Treat sarebbe un titolo immancabile per gli amanti del genere