Il Sol dell’Avvenire: Recensione del film di Nanni Moretti
Dal 20 Aprile al cinema il nuovo film di Nanni Moretti, Il Sol dell'Avvenire, con Silvio Orlando, Margherita Buy, Barbora Bobulova (e naturalmente lo stesso Nanni). La nostra recensione.
In attesa dell’anteprima europea al Festival di Cannes, Nanni Moretti ha scelto di giocare d’anticipo e fissare il 20 Aprile come data d’uscita italiana del suo quattordicesimo lungometraggio di finzione: Il Sol dell’Avvenire, un film che farà la gioia di qualunque morettiano doc.
Dopo una ampia, ventennale parentesi drammatica, iniziata nel 2001 con La stanza del figlio e idealmente chiusa nel 2021 con Tre piani, rappresentando la cosiddetta seconda fase della sua filmografia, Nanni Moretti sembra così tornare a volgere il suo sguardo ad Aprile (1998) e Caro diario (1993).
Quel musical su un pasticcere trockista con protagonista Silvio Orlando diventa oggi, semplicemente “il film con le canzoni”, elemento mitologico dell’immaginario morettiano, sempre pronto a insinuarsi tra trama e intreccio, fosse anche in forma di una breve sequenza, a partire da Ecco Bombo (1978), Sogni d’oro (1981) e Bianca (1984).
Il Sol dell’Avvenire è quel film, ma anche tre film in uno. Dalla rivoluzione ungherese del 1956 e la risposta del Partito Comunista Italiano alla spietata repressione della Russia stalinista, il set del “film nel film” si trasforma nella storia del suo stesso regista, tradito da un produttore in bancarotta e abbandonato dopo quarant’anni dalla storica compagna.
Queste due linee narrative, una sentimentale e personale, una dedicata alla Storia della sinistra italiana, conservano strenuamente lo spirito della commedia proprio grazie alle sequenze musicali: spontanee, sgangherate e travolgenti come solo nel cinema di Nanni Moretti.
Il Sol dell’Avvenire: La trama
Giovanni (Nanni Moretti) sta girando il suo nuovo film, ambientato a Roma, nel 1956. Nella sezione del PCI del Quarticciolo Ennio (Silvio Orlando) vive un drammatico conflitto interiore, diviso fra la vicinanza dei compagni alla rivoluzione ungherese e la fedeltà assoluta alla linea di partito, dettata da Palmiro Togliatti.
In particolare, la compagna Vera (Barbora Bobulova) vorrebbe scrivere con Ennio e tutti i compagni della sezione una lettera che si rivolga direttamente a Togliatti, invitandolo a voltare le spalle all’Unione sovietica.
La crisi del protagonista è naturalmente anche quella del regista Giovanni, impegnato a destreggiarsi tra le mille difficoltà sul set, oltre a dover elaborare un allontanamento che percepisce come totalmente improvviso, quello di Paola (Margherita Buy), che in realtà meditava la scelta già da anni.
E nel finale arrivano perfino a riscrivere la Storia, attraverso un climax che non potrà che sciogliere tutti gli estimatori del cinema di Nanni Moretti in un tripudio di risate e lacrime.
Il Sol dell’Avvenire: Recensione
Con tutta probabilità una recensione de Il Sol dell’Avvenire è semplicemente inutile.
Gli amanti del cinema di Moretti vedranno e ameranno il film, forse perfino senza se e senza ma. Di contro i detrattori, che si tratti di antipatia personali o avversione politica, non vedranno il film, o non troveranno altro interesse che confermare l’idea di un autore dall’approccio personalistico e fortemente sopravvalutato.
Sarebbe interessante per una volta affrontare il cinema di Nanni Moretti, o anche solo questo quattordicesimo lungometraggio di fiction con minimo distacco e freddezza critica. Non si tratta infatti di un film perfetto, anzi la prima parte presenta certamente qualche problema di sceneggiatura.
Qualche problema ad avviare e gestire una macchina complessa, composta praticamente da tre storie, a loro volta aperte a ulteriori digressioni, pronte ad allargare ancora i piani del racconto.
Eppure è innegabile che all’arrivo dell’alba, quando Il Sol dell’Avvenire prende quota, si materializza sul grande schermo un esperimento meta-cinematografica estremamente ispirato. Una commedia irresistibile, o meglio una irresistibile dramedy, per usare una di quelle moderne etichette che lo stesso regista probabilmente odierebbe.
La sequenza che vede Nanni Moretti in visita ufficiale con la sua sceneggiatura negli uffici Netflix, non a caso, vale da sola il prezzo del biglietto.
In linea generale, Il Sol dell’Avvenire resta attualmente il film più generoso nella filmografia di Nanni Moretti, un’opera apertamente, deliberatamente amorevole nei confronti del pubblico, compresi quelli che aspettavano con impazienza il momento di ritrovare l’ironia e il sarcasmo degli esordi, seppur declinato in armonia con lo spirito e la confusione del presente.
Deliberato non è solo il ritorno di Moretti alla poetica della prima fase, da Io sono un autarchico ad Aprile, ma anche l’omaggio al cinema di Federico Fellini, declinato attraverso l’arrivo del circo ungherese nel Quarticciolo, ma soprattutto il finale de La dolce vita, proiettato su grande schermo, letteralmente tra passato e futuro.
Moretti in questa sequenza siede nelle ultime fila con l’ormai ex compagna, mentre in primo piano ci sono i due giovani attori, Blu Yoshimi e Michele Eburnea, protagonisti della terza linea narrativa, il “film con le canzoni”, alter ego dello stesso regista e del suo personale conflitto con i sentimenti e l’incomunicabilità .
E se il regista ha ceduto questa volta alla tentazione romantica di riscrivere la Storia, quantomeno rispetto almeno ai fatti strettamente legati al PCI, qualunque paragone con Quentin Tarantino, o magari Paul Thomas Anderson, resta essenzialmente forzato.
L’approccio radicalmente personale e personalistico è e resta la chiave di volta del cinema di Nanni Moretti. Per i fan e gli estimatori, si tratta anche dell’elemento che determina la sua assoluta unicità nel panorama della Storia del Cinema italiano.
Per i detrattori, che potrebbero piuttosto imputargli momenti di scarso rigore formale, resta invece il detonatore di antipatie incontrollate, incontrollabili, tanto acritiche quanto dure a morire.
Qualunque sia la vostra fazione, si tratta comunque uno dei suoi film più luminosi, poetici e centrati. Quindi, non possiamo che invitarvi a vedere in sala Il Sol dell’Avvenire, in uscita in 500 copie questo weekend, prima del passaggio al Festival di Cannes.