L’esorcista del papa: Recensione del film con Russell Crowe
Dal 13 Aprile solo al cinema L'esorcista del papa, con Russell Crowe nei panni del più famoso e controverso esorcista di sempre, Padre Gabriele Amorth. Ecco la nostra recensione.
Giovedì 13 aprile tutti gli appassionati dell’Horror, in particolare i devoti del sottogenere supernaturale tutti quelli che non disdegnano un tocco di sano vecchio splatter, hanno un appuntamento imperdibile al cinema: L’esorcista del papa, diretto da Julius Avery e dominato da un grandissimo Russell Crowe.
Solo pochi mesi fa avevamo incontrato Russell Crowe in forma smagliante alla Festa del Cinema di Roma, dove aveva presentato il suo Poker Face. Ma dopo questa interessante prova registica e attoriale, oltre naturalmente all’esilarante interpretazione di Zeus in Thor: Love and Thunder, il nostro eroe ha deciso di stupirci ancora una volta.
Per la sua più grande incursione nel genere Horror, infatti, l’attore neozelandese ha scelto una storia vera, quella del più celebre, controverso e influente esorcista mai esistito: Padre Gabriele Amorth, nato a Modena nel 1925, nominato dal Cardinal Poletti esorcista della diocesi di Roma nel 1986, su mandato di Papa Giovanni Paolo II.
Incarico che Padre Amorth ha mantenuto per i successivi 36 anni, compiendo svariate migliaia di esorcismi e pubblicando una miriade di articoli e saggi sul tema, tra cui i due bestseller che hanno ispirato la sceneggiatura de L’esorcista del papa: Un esorcista racconta (1990) e Nuovi racconti di un esorcista (1992).
Tra storia reale e grande cinema d’intrattenimento, Crowe e il regista Julius Avery firmano così un film in totale controtendenza rispetto all’Horror mainstream contemporaneo, barocco e sanguigno, lontanissimo dal minimalismo di silenzi e jumpscare, ma soprattutto pronto a regalare forti emozioni.
L’esorcista del papa: La trama
Nel 1987 Padre Amorth (Russell Crowe) entra in conflitto con i vertici vaticani a causa dei suoi metodi non esattamente ortodossi. Grazie alla stima del Cardinal Milingo (Cornell S. John) e del Papa stesso (Franco Nero), Padre Amorth non solo conserva il suo ruolo di esorcista vaticano, ma viene incaricato di un’indagine di grande importanza.
Parte così alla volta della Spagna, per la precisione dell’antica Abazia di San Sebastiano, dove un giovane ragazzo americano sembra vittima di un feroce caso di possessione demoniaca. Coadiuvato da Padre Esquibel (Daniel Zovatto), del tutto nuovo alla pratica dell’esorcismo, Padre Amorth scoprirà che c’è molto di più.
Si tratta infatti di un caso che affonda le sue radici nella storia e nei misteri più oscuri della Chiesa Cattolica, arrivando fino all’inquisizione spagnola. Una sfida che costringerà Esquibel e Amorth e scrutare letteralmente nell’abisso del male, nonché nell’abisso della propria anima.
L’esorcista del papa: Recensione
Il primo documentario dedicato alla vita di Padre Gabriele si intitolava semplicemente Amorth, l’esorcista. Quindi, dopo questo film firmato da Giacomo Franciosa nel 2013, nel 2017 sarà lo stesso William Friedkin a firmare The Devil and Father Amorth.
E se William Friedkin, autore de L’esorcista, doveva certamente molto a Padre Amorth e le sue storie, secondo le regole del più perfetto cortocircuito post-moderno oggi il cerchio si chiude con L’esorcista del papa, film che osa tornare alle origini, a quella figura che ha già ispirato tante figure fittizie, cambiando per sempre la Storia del Cinema Horror.
Tra verità storica e grande spettacolo, L’esorcista del papa non guarda certamente all’Horror contemporaneo, né alla folta schiera di film recentemente dedicati ai più svariati fenomeni di possessione demoniaca. Un sottogenere ormai forse abusato, fortemente derivativo, incapace di affrancarsi realmente dall’eredità di Friedkin.
L’esorcista del papa sembra piuttosto volgere lo sguardo alla gloriosa tradizione dello splatter e del gore anni ’80, in un crescendo di emozioni che non potrà che chiudersi in un climax violento e sontuoso, senza mai escludere quell’ineffabile ironia che caratterizzava la reale figura di Padre Amorth (e che certamente piace molto anche al nostro Russell Crowe).
La fotografia caravaggesca, dove le ombre profonde si aprono alla luce delle fiamme vive, la colonna sonora e la struttura del thriller paranormale, certo influenzata da Il Codice Da Vinci, diventano così la spina dorsale di un’opera più sconvolgente di quanto ci aspettassimo, forse sconsigliata ai deboli di cuore, ma certo perfetta per i fan del genere.
L’Associazione Internazionale degli Esorcisti, fondata nel 1994 dallo stesso Padre Amorth, prima ancora dell’uscita del film ha voluto rimarcare le distanze con un comunicato stampa: “L’esorcismo così rappresentato diventa uno spettacolo finalizzato a suscitare forti e malsane emozioni, grazie ad una scenografia cupa, con effetti sonori tali da suscitare soltanto ansia, inquietudine e paura nello spettatore.”
Ma in fondo, non sono proprio questi i perfetti requisiti di un horror capace di spaziare dalle sfumature del thriller alle ombre più occulte del gore, per garantire 113 minuti di divertimento assoluto?