The Good Mothers: La nostra intervista ai registi della serie Disney+
Dal 5 Aprile in esclusiva su Disney Plus una nuova serie italiana, già premiata al Festival del Cinema di Berlino come Miglior serie europea: The Good Mothers. Ecco la nostra intervista ai registi di quest'opera straordinaria, Elisa Amoruso e Julian Jarrold.
Tra le novità da non perdere sulla piattaforma Disney Plus sono già disponibili tutti gli episodi della serie The Good Mothers, premiata come Miglior serie 2023 al Festival del Cinema di Berlino. Tratta dal bestseller omonimo di Alex Perry, racconta infatti la ‘Ndrangheta calabrese da una prospettiva totalmente inedita, quella delle donne.
Storie vere di donne nate nelle più potenti famiglie, figlie e mogli di boss criminali, destinate a una vita di sottomissione e obbedienza, eppure pronte a ribellarsi, nella piena consapevolezza di un codice d’onore che non lascia scampo, e non prevede altra punizione che la morte.
The Good Mothers inizia così dalla tragica storia di Lea Garofalo, interpretata da Micaela Ramazzotti, uccisa dal marito dopo gli anni trascorsi sotto falsa identità con la figlia, uscita dal programma di protezione testimoni perché le sue informazioni erano state ritenute troppo scarse e poco attendibili, e quindi costretta a ricontattare il suo aguzzino.
La serie poi prosegue attraverso altre storie vere, forse meno note al grande pubblico, ma non per questo meno significative, come quelle di Giuseppina Pesce, interpretata da una grandissima Valentina Bellé, oppure di Maria Concetta Cacciola (Simona Distefano) e della stessa figlia di Lea, Denise Cosco (Gaia Girace).
Ma non è semplicemente la scelta di un punto di vista integralmente femminile a determinare l’unicità di questa serie.
Ecco allora come i registi Julian Jarrold (The Crown, This England) e Elisa Amoruso (Time is up, Chiara Ferragni: Unposted) ci hanno raccontato le ragioni di un mafia drama assolutamente inedito, profondamente emozionante e sorprendente anzitutto dal punto di vista del linguaggio audiovisivo, ancor prima che dei suoi fortissimi contenuti.
The Good Mothers: Intervista ai registi Elisa Amoruso e Julian Jarrold
MZP: Anzitutto vi vorrei ringraziare, prima da spettatrice che da critico. Non credo di aver mai visto un mafia drama senza piombo, senza pallottole, dove si sceglie di non indulgere mai sulla rappresentazione visiva della violenza, che pure resta così potente.
Vi siete ispirati ad uno dei principi cardine della tragedia greca, ovvero che l’orrore può accadere solo fuori scena? O magari volevate rappresentare un altro genere di violenza invisibile, non necessariamente meno efferata, ad esempio quella modalità agghiacciante di istruire i bambini perché diventino armi di ricatto contro le loro madri?
Julian Jarrold: “Credo che la violenza che si consuma fuori scena, la violenza di cui comunque riusciamo comunque a percepire il suono, l’odore, che riusciamo a sentire sulla nostra pelle, possa essere perfino più potente rispetto a quella che accade effettivamente davanti ai nostri occhi.“
“Le storie narrate nel libro che abbiamo scelto di adattare, The Good Mothers di Alex Perry, restituiscono il senso del mondo dove queste donne sono costrette a vivere. Si tratta di un mondo dove la minaccia della violenza è costantemente presente. Queste donne sanno che appena compiranno un passo falso la violenza seguirà molto velocemente. Questa è una delle cose più importanti che volevamo comunicare con la serie.”
“Pensiamo a come ha vissuto Lea Garofalo. Ha vissuto molti anni in una “casa protetta” come testimone di giustizia, eppure si tratta di una vita dove si guarda costantemente fuori dalla finestra, avendo paura di chiunque bussi alla tua porta. Si tratta di una paura che resta sempre presente nella vita di queste donne, e credo fosse molto più importante raccontare la loro realtà che mostrare qualcuno ucciso a colpi di pistola perché non ha pagato il pizzo.”
The Good Mothers. Elisa Amoruso: “La nostra serie è un messaggio per tutte le donne del mondo. Non state zitte.”
Elisa Amoruso: “Questa scelta di non mostrare la violenza è stata presa innanzitutto da Julian e poi sposata immediatamente da me. Tra l’altro è molto difficile raccontare cinematograficamente la violenza sulle donne. Mostrarla sullo schermo per me sarebbe stato veramente molto faticoso.”
“Oltretutto la percezione dello spettatore è molto più forte, pensiamo ad esempio alla sequenza della violenza del padre contro Maria Concetta Cacciola, che avviene quasi tutta fuori campo, ma viene in qualche modo immaginata dallo spettatore attraverso i suoni, le grida, i rumori. Secondo me questo tipo di percezione da parte dello spettatore è molto più forte, più violenta, proprio perché è in qualche modo affidata all’immaginazione.”
“Quindi credo si stata la scelta migliore, abbiamo deciso insieme di avere uno stile il più possibile coerente, perché non ci fosse quasi nessuna differenza tra lo stile delle sue puntate e delle mie puntate.“
“Abbiamo cercato di avere il più possibile uno stile coerente all’interno della serie proprio perché volevamo trasmettere una coerenza di pensiero e lottare tutti e due per lo stesso messaggio.”
“Queste donne vivono dentro prigioni invisibili, fatte di piccoli gesti, mezze parole, frasi complicate come quella che dice il padre di Giuseppina Pesce: “Troppo rumore, Giusy”. Tu parli troppo. Le donne non devono parlare. Le donne non si devono esporre.”
“E questo è esattamente quello che volevamo raccontare. Questo è esattamente il messaggio che volevamo lanciare a tutte le donne del mondo, perché facciamo esattamente il contrario.“
Tutti i sei episodi di The Good Mothers sono già disponibili in esclusiva per tutti gli abbonati della piattaforma Disney Plus. A noi non resta quindi che invitarvi a scoprire questa serie così anomala, così diversa dalle classiche storie di mafia, che si tratti delle fiction nostrane o dei grandi blockbuster hollywoodiani.
E se volete leggere anche la nostra intervista alle straordinarie protagoniste femminili, la trovate qui.