7 motivi per cui il film di Super Mario Bros. è un’occasione sprecata

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Il film di Super Mario Bros. potrebbe rilanciare l’intero universo cinematico Nintendo, ma per ora sembra che ci siano ancora diverse cose da aggiustare. Ecco, secondo noi, quali.

1. Personaggi poco sviluppati

Vero è che nell’universo di Super Mario i personaggi sono veramente tanti (motivo per cui tra l’altro lo sviluppo di un Nintendo Cinematic Universe sarebbe una buona idea), ma in questo film ce ne sono troppi e sono approfonditi troppo poco. Certo, da Mario non ci si aspetta chissà quale tipo di indagine psicologica.

Ma è anche vero che per esempio Luigi e Bowser sono completamente bidimensionali, Toad è fin troppo gimmick e c’è poco spazio per esplorare backstory e tratti caratteriali degli stessi protagonisti, Mario e Peach. D’accordo, siamo in un film per bambini e non è necessariamente questa la componente fondamentale; ma vale sempre la regola che con personaggi forti emerge un prodotto solido.

2. Durata troppo breve

In un’ora e mezza la storia è fin troppo stringata, e c’è appena il tempo per esplorare la vasta varietà dei mondi di Super Mario con alcuni frettolosi time-lapse, volendoci infilare pure quello di Donkey Kong e quello di Mario Kart. C’è tanta carne al fuoco e un film di almeno due ore, per quanto non troppo adatto per i più piccini, sarebbe certamente stato più adatto.

L’idea doveva certamente essere quella di tenere le cose sul “leggero”, fornendo un prodotto di facile fruizione per famiglie che non impegnasse e si incentrasse su divertimento e azione. Ma, come elaboriamo di seguito, le possibilità erano ben maggiori e con un po’ di coraggio in termini di running time si poteva fare molto di più.

3. Targetizzazione impacciata

Super Mario Bros. è un film per bambini, senza pretese né ambizioni, che tuttavia si impernia in gran parte su un citazionismo dedicato evidentemente a chi conosce i titoli più storici della saga ed è cresciuto con i videogiochi dell’idraulico dagli anni ’80 in poi. Insomma, difficile che un bambino di oggi sappia cosa significa: “La nostra principessa si trova in un altro castello“.

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Se fosse stato strutturato leggermente più come film adolescenziale, magari per ragazzi, con meno scene d’azione e più humour legato al citazionismo esasperato stesso, il film avrebbe certamente coinvolto più generazioni e generato più interesse che qualche sbuffo divertito alla comparsa della “rainbow road” o a un breve scorcio del NES nella camera di Mario.

4. Musiche stereotipiche

Se da una parte gli arrangiamenti dei più famosi temi dei videogiochi (compreso quello del sotterraneo “improvvisato” gustosamente da Bowser al piano) sono spettacolari e re-interpretano i capolavori compositivi di Koji Kondo in maniera stellare, ci sono diverse altre trovate in campo musica che potevano essere evitate.

Con un effetto Marvel davvero ormai insopportabile, infatti, nel film vengono inserite le solite tre/quattro canzoni cult anni ’80, come Take on Me degli A-Ha, la cui selezione poteva risultare raffinata e sorprendente forse quindici anni fa ma che ora fa più o meno lo stesso effetto degli AC/DC alla comparsa di Iron Man. Eppure, basterebbe cercare un poco di più per proporre canzoni perlomeno originali.

5. Morale confusa

In ogni storia che si rispetti i protagonisti (e nelle migliori anche gli antagonisti) “imparano” qualcosa; qui Mario impara… cosa? A credere in sé stesso? In realtà ci viene detto fin dall’inizio che lui è testardo e non si arrende mai: è sempre stato così, è la sua natura e perciò non affronta alcun arco di sviluppo. E lo stesso vale per la principessa Peach, sicura e capace per tutto il film.

C’è un’evoluzione in minima parte di Donkey Kong e Luigi, ai quali vengono dedicati comunque pochi distratti minuti; e Bowser, scelta peggiore possibile, è semplicemente cattivo perché è cattivo e sulla cosa non viene fatta neanche la ormai abituale ironia alla quale nei giochi siamo abituati da almeno vent’anni. Insomma, qual è l’insegnamento di preciso? Se prendi la superstella puoi salvare il mondo?

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6. Un mondo caotico

Il mondo di gioco di Super Mario, specie quello in 2D, è difficilissimo da riproporre nella sua complessità e nella sua ampiezza. Ecco perché per esempio il film del 1993 ha evitato direttamente il confronto, lavorando per allegorie e metafore. Qui invece si tenta di riproporre numerosi elementi pari pari, che però risultano in un insieme confuso e fin troppo abbozzato.

Il tentativo è apprezzabile ma riproporre un universo tanto sfaccettato in un film di un’ora e mezza non può che lasciare numerose lacune: le regole dei mondi fantastici visitati sono poco comprensibili, non si capisce come funzionano i collegamenti tra i tubi, come convivono o si conoscono gli abitanti di diverse terre, come funzionano i blocchi e perché esistono. Secca fare la parte dell’uomo fumetto dei Simpson, ma ci vorrebbe un po’ di più di ordine.

7. Trama scontata

Il flaw più eclatante: buoni sconfiggono cattivo e salvano il mondo. Punto. D’accordo che, lo ripetiamo perché sicuramente verrà ridetto, è un film per bambini. Ma persino in Peppa Pig o nei cartoni animati più banali si trovano storie più interessanti. Davvero non si poteva scrivere una trama un attimino più complessa?

Bowser che attacca e vuole “convincere” la principessa a sposarlo, altrimenti distrugge tutto? Mario che da buono a nulla si trasforma magicamente (con l’aiuto dei power-up) in eroe? Luigi che improvvisamente non ha più fifa? E il tutto passando per una serie di cliché, tra deus ex-machina e battaglie infinite, senza un minimo colpo di scena o momento imprevedibile. Insomma, non serviva Christopher Nolan per fare almeno un po’ meglio di così.

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