Arriva al cinema, anzi ritorna, l’iconico idraulico italo-americano con Super Mario Bros. A quasi trent’anni dalla sua prima trasposizione, Mario fa il suo passaggio nell’animazione, confezionando un film davvero per tutti.
Un tuffo nel passato per grandi e piccini che sa come abbracciare una grandissima fetta di pubblico, a partire dai gamer più datati e più giovani. Insomma, con Super Mario, non si sbaglia mai.
Super Mario Bros, la Trama
Mario e Luigi si sono appena messi in proprio, aprendo una nuova ditta, la Super Mario Bros. Bisogna però ingranare e quale occasione migliore se non quella di salvare Brooklyn dall’allagamento.
Non fosse però che il sistema fognario americano è un portale per altri nuovi mondi. Mondi che sono in serio pericolo, a causa della prepotenza di Bowser, che vuole conquistare e depredare tutti i mondi dell’universo.
Super Mario Bros, la Recensione
Era il 1993 quando Mortol e Jankel mise in scena la trasposizione di un videogame che era già storia. Il film non riscosse successo, diventando solo in seguito un cult generazionale. Eccessi e trash venivano accompagnati da un cast di tutto rispetto, come Bob Hoskin, John Leguizamo e Denis Hopper. Eppure fu un flop al botteghino.
Tre decenni dopo, grazie a Universal e la sua Illumination, ritorna al cinema ma sotto un’altra forma, decisamente più fedele al videogame. La potenza di questo Super Mario Bros si trova proprio nel saper coniugare alla perfezione il linguaggio del videogame originale al quello più prettamente cinematografico.
Un viaggio, quello di Mario, che viene accompagnato e sviluppato su aspetti tanto formali quanto contenutistici. Leviamoci subito il dente malandato, scovando l’unica grande pecca del film: la colonna sonora.
Super Mario Bros è chiaramente ambientato negli anni Ottanta, periodo d’oro della Nintendo e decennio in cui il videogame di fatto nacque. Ebbene, il senso di questa scelta appare chiaro e logico. Impossibile chiedere ambientazioni differenti, nonostante da Stranger Things ad oggi siamo stati bombardati dalla golden age della cultura pop per eccellenza.
In tal senso però, proprio la colonna sonora appare fin troppo facile e ripetitiva, con quei brani decisamente conosciuti e ascoltati nel contesto cinematografico fino alla nausea. Poco male alla fine, diciamoci la verità orsù. Ma tant’è.
Archiviata la presa di posizione, anche un po’ infantile e soprattutto soggettiva, Super Mario Bros ci trascina di fatto in un “SuperMarioVerse” a dir poco meraviglioso. Colori sgargianti, disegni fedeli e perfettamente definiti in ogni minimo dettaglio. Insomma, visivamente è uno spettacolo per gli occhi.
Su un lato invece più meramente contenutistico, Super Mario Brosracconta una storia che pur mantenendosi su una struttura classica, apporta leggere modifiche molto interessanti e contemporanee. Non più lo stereotipato (e coerente, alla fine) “salva la principessa Peach“. Ad essere in serio pericolo è Luigi, da sempre protetto dal piccolo Mario.
Non si può passare una vita ad avere paura, ci dice ripetutamente l’idraulico in rosso. E così il coraggio e la personalità vanno a compensare quei difetti che tutti gli rinfacciano. L’amore familiare e soprattutto l’unione indissolubile tra due fratelli: un legame che non potrà mai sparire.
Troviamo questo a far da sfondo ad una storia che assume toni colonialisti, con annesso terrore dell’atomica. Topic classici nella cultura giapponese post seconda guerra mondiale che qui la sceneggiatura di Fogel ripropone in maniera ottimale.
Le mire espansioniste e violente di Bowser, il ricatto di volere Peach come premio. E ancora, il terrore di una bomba che raserebbe al suolo ogni cosa. Impossibile non pensare dunque all’influenza che la Storia (come disciplina) ha avuto sul personaggio e sulla scrittura di questo film, ampiamente ispirata a sua volta da Mario Odyssey.