Come potrebbe essere un ipotetico “NCU” – Nintendo Cinematic Universe?

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Vale la pena di ragionarci su: con l’uscita del nuovo film di Super Mario, potremmo affacciarci alla nascita di un “NCU”?

Di certo, le carte in tavola Nintendo le ha. O meglio, una miriade di IP popolarissime che troverebbero perfettamente posto in un “NCU” – chiamiamolo così – un allargato Nintendo Cinematic Universe che prenda l’avvio dall’ultimo film di Super Mario con Chris Pratt e Anya Taylor-Joy.

Per molti anni non s’è voluto toccare Mario al di là del mondo videoludico, specialmente perché la memoria del trash cult Super Mario Bros., film considerato tra i peggiori adattamenti videoludici di sempre (ed è tutto dire, visto che era tra i primi), è ancora fin troppo viva in un pubblico che del resto, “nerd” per eccellenza, non esita a riscoprire risvolti dimenticabili come questo.

La sfida era quindi cercare di ricominciare da capo, da zero, cancellando virtualmente la memoria di quel poco riuscito film in live action con questo nuovo lavoro d’animazione allo stato dell’arte e con una scrittura competente che possa attirare anche le nuove generazioni che con Mario non sono cresciute. Per ora, sembra, missione compiuta.

E già da qui, volendo espandersi oltre ma restando solo all’interno dell’universo legato all’idraulico italiano, sono molte le idee che si potrebbero tirar fuori. E non ci si dovrebbe nemmeno sforzare troppo perché in quattro decadi i videogiochi stessi hanno già esplorato miriadi di possibilità riguardanti i comprimari di Mario.

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A partire per esempio da Luigi – c’è tutta la saga di Luigi’s Mansion – e passando per Donkey Kong, che ha numerosi videogiochi a lui dedicati (anzi, a dire il vero nel gioco con la prima apparizione di Mario era lui a dare il titolo). Ma anche Toad, Bowser, Peach, Yoshi, Wario: ognuno di questi personaggi potrebbe essere protagonista di interi film, così come nell’MCU ogni figura secondaria vagamente nota ne ha uno a sua volta.

Ma non è finita qui, perché quello di Mario è solo uno dei tanti mondi che Nintendo potrebbe esplorare a livello cinematografico – in animazione o in live-action. E il secondo nome che viene subito in mente, come suggerito da Anya Taylor-Joy, è quello di Zelda. Anche qui, potremmo parlare di un universo cinematografico o forse seriale a sé stante ed immenso; e, del resto, a malapena toccato finora da cinema e televisione.

Le potenzialità si colgono chiaramente e si moltiplicano quando ci si ricorda che in casa Nintendo troviamo anche i Pokémon – che, sì, hanno un universo cinematografico abbastanza sviluppato ma che potrebbe ciò non di meno essere sottoposto a reboot – e Metroid e Xenoblade Chronicles, solo per citare i più noti.

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Un filone più dedicato all’infanzia potrebbe passare poi per film a tema Kirby e/o Animal Crossing, tenendo fede alla storica impostazione family-friendly della casa Giapponese. Ci si potrebbe facilmente gestire tra animazione e live-action, serie in streaming, saghe di film o corti dedicati ai singoli personaggi, con approfondimenti anche al di fuori del mondo video.

Ovviamente tutto è da vedere e non è detto che Nintendo intenda perseguire questa strada, preferendo forse restare al sicuro nel noto mondo della produzione videoludica. E, però, c’è da ricordare che molto si sta muovendo tra videogiochi, serie e film negli Stati Uniti: adattamenti come quelli di TLOU, Horizon, God of War e Fallout stanno riscrivendo tutte le regole.

Ed è molto probabile che le produzioni mainstream di cinema e televisione negli anni ’20 saranno fortemente intaccate dagli adattamenti delle più popolari IP videoludiche – anche perché evidentemente all’industria di Hollywood, come rendono chiaro remake, reboot e scopiazzature, ormai mancano le idee.

Improbabile, quindi, che Nintendo voglia restare fuori da questa corsa; sensato, anzi, che vi si dedichi con un’espansione competitiva delle proprie attività, forte della proprietà di personaggi e saghe popolarissime che magari i giovanissimi nemmeno conoscono ma di fronte alle quali resterebbero abbacinati. Succederà? Noi le dita incrociate un po’ le teniamo.

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