Il film Tetris, disponibile su AppleTV+, non parla “solo” di Tetris ma dell’arte videoludica come linguaggio universale in un mondo diviso
La storia di Tetris (o del Tetris, come diciamo ancora spesso) è una storia che ha per forza anche a che vedere con un momento particolare di cambiamento: la storia del crollo dell’Unione Sovietica e della fine della Guerra Fredda, dell’apertura della Russia verso l’Occidente e dell’arte, tecnologia e creatività eletti a linguaggi universali che possano superare ogni confine.
Questo il messaggio centrale di Tetris, il film AppleTV+ con Taron Egerton come protagonista che racconta della difficile amicizia tra Alexey Pajitnov, l’inventore del celebre videogioco coi blocchi a incastro, ed Henk Rogers, l’imprenditore che ha portato il gioco ad essere commercializzato in tutto il mondo grazie ad un accordo brillante in coincidenza con il lancio del primo Game Boy.
Il film si divide in due componenti fondamentali: la prima è quella legata alla cultura del gaming, non solo aneddotica ma presente graficamente nella divisione della trama non in capitoli ma in “livelli”, con frequente ricorso a grafiche e musiche anni ’80, allegorie legate a Super Mario e, persino, distorsioni virtuali nella diegesi.
La seconda è invece quella che riguarda la Guerra Fredda e la realtà dell’URSS: un commento a tutto tondo sulla corruzione della politica e della burocrazia russa e sui metodi spietati del KGB, che trasforma di fatto il film in una storia di spionaggio a tutti gli effetti, non facendo mancare azione ed emozioni.
Tutto quanto viene tratto dalla vera disputa legale per riuscire a distribuire Tetris a livello mondiale e per mano di Nintendo, tramite un difficile accordo concluso tra trame di palazzo e decisioni segrete. Al centro di tutto l’amicizia tra Alexey ed Henk, che nel 1996 creeranno la Tetris Company, la quale vanta ancora oggi i diritti di distribuzione del gioco in esclusiva.
Una grande storia quindi che non si limita a parlare della nascita del gioco, sorto come puro esperimento al computer di Pajitnov nel 1984; intende invece creare un grande discorso narrativo che porta insieme più elementi, suggerendo neanche troppo velatamente come cambiamenti sociali e sommovimenti politici non siano slegati da rivoluzioni cuturali, tecnologiche e… videoludiche.
In questo senso il film, girato tra il 2020 e il 2022, non manca di proporre una visione della Russia come di un paese colmo di persone oneste, romantiche e creative, come Alexey Pajitnov, ma soffocato da politici avidi ubriachi di potere (che non mancano di trovare in occidente i loro corrispondenti).
Impossibile quindi non ripensare alla situazione attuale, vendendo repressione e paranoia per le strade di Mosca alla fine degli anni ’80 e domandandosi se non ci si trovi in Russia di nuovo allo stesso punto, se non peggio. E non manca una rappresentazione di Mikhail Gorbacev come leader onesto e intelligente, attento al cambiamento: una presenza non casuale.
Ovvio, va detto che buona parte del film è romanzata e diverse scene sono ideate di sana pianta (come quella dell’inseguimento in auto); ma questo non fa che rendere ancor più pregnante il messaggio, perché si sceglie di sfruttare una storia di ieri per dire qualcosa sul mondo di oggi.
E questo qualcosa è rappresentato naturalmente dal trionfo della creatività e dell’arte videoludica e dalla passione per la tecnologia, veri entusiasmi umani, che varcano confini e cortine di ferro e non; e in questa storia vera uniscono due persone lontanissime e diversissime nella diffusione di un videogioco che, con i blocchi che si incastrano e che si eliminano, potrebbe essere esso stesso metafora di quel cambiamento tanto agognato e poi, per una volta, raggiunto.