Leon Kennedy e Ashley Graham, i protagonisti di Resident Evil 4, sono tornati, diciotto anni dopo il capolavoro Capcom uscito su Nintendo Gamecube prima e su Playstation 2 poi nell’ormai lontanissimo 2005, con un potentissimo remake che si candida con grandi meriti ai prossimi The Game Awards per il titolo di miglior videogioco dell’anno. Molte ere videoludiche dopo la sua prima release, la creatura di Shinji Mikami torna in nuova veste estetica, tirata a lucido grazie ai muscoli del RE Engine – il motore grafico di Capcom – e con interessantissime novità dal punto di vista del gameplay che arricchiscono ulteriormente una formula ludica che ha senza ombra di dubbio ridefinito i third person shooter.
Resident Evil 4 Remake è un sogno di sparatutto in terza persona con un ottimo tasso di sfida, straordinariamente divertente, dalla scrittura solida ma al tempo stesso scanzonata, leggermente spaventoso – Resident Evil 4 però, non è propriamente definibile un horror – ma mai eccessivamente orrorifico.
Brividi, tensione e tanto divertimento
Il cuore sembra pronto a esplodere per la pressione; le munizioni non bastano mai nonostante si miri alla testa che è un piacere – il gunplay è rimasto lo stesso di Resident Evil 2 Remake, con il mirino che si ristringe nel tempo e solo rimanendo fermi si avrà una linea di tiro pulita – e le insidie sono sempre dietro l’angolo per ricordarti una volta in più, che non saremo mai cacciatori ma sempre e solo vittime del parassita La Plaga. Tutto ciò che ci è capitato dal primo minuto di partita, dal villaggio di El Pueblo in poi, è stata un’indimenticabile montagna russa di emozioni.
Il ritmo del gameplay che scende, poi risale lentamente e, quando pensi di essere ormai preparato a ogni trappola furbescamente preparata dal nemico, ecco l’ennesimo coniglio tirato fuori dal cilindro dal villain di turno – che meraviglia le boss fight di Resident Evil 4 Remake – che ci regala l’accelerata finale nell’ultima discesa prima della fine dell’attrazione.
Benvenuti a un gigantesco luna park, così ci piace definire la nuova fatica di Capcom, con numerose attrazioni che consentono di dare libero sfogo agli istinti da videogiocatore battagliero: dalla grande novità del titolo, il coltello militare di Leon utilissimo sia per sfuggire dalle prese nemiche sia per bloccare con il giusto tempismo gli attacchi avversari – attenzione però che a suon di parry e coltellate lo strumento esaurisce la sua resistenza che può essere incrementata dal mercante – allo stealth che consente di sgattaiolare silenziosamente nei numerosi passaggi segreti di un level design costruito alla perfezione per favorire ogni tipologia di approccio all’azione e liberare così la zona dai numerosi infetti posizionati con cura maniacale dagli sviluppatori.
Le meraviglie del Castello di Salazar
All’interno del Castello di Salazar, durante la seconda parte di Resident Evil 4 Remake, il gameplay raggiunge picchi di qualità assoluta difficilmente replicabili: è stata, con ogni probabilità , la parte migliore della nostra missione di salvataggio. Qui, il ritmo della partita, di cui abbiamo già parlato nel precedente paragrafo, è sempre tarato verso l’alto e ogni singolare sessione di gioco è una bomba pronta a esplodere.
Ve lo ricordate quel momento in cui Ashley deve girare le valvole per sbloccare una strada altrimenti inaccessibile mentre Leon si trova un piano sotto per proteggerla con il fucile dall’assalto degli Zealots, i fanatici religiosi della setta degli Illuminados? Noi non ce la siamo di certo scordata quella sezione nel vecchio Resident Evil 4: incasinata e frenetica allo stesso tempo tanto che, quando riuscimmo finalmente a completarla, stentavamo a credere di esserci davvero riusciti.
Come spiegato in apertura, le prodezze del RE Engine sono notevoli e degne di nota. Illuminazione, effetti delle esplosioni e ricostruzione degli ambienti, i capelli di Leon che si muovono con il vento: Capcom ha creato un’atmosfera davvero realistica che immerge il giocatore in un’avventura indimenticabile, quasi perfetta in ogni suo aspetto. È possibile inoltre scegliere fra due differenti modalità , performance e grafica. Noi abbiamo scelto la prima, per privilegiare la fluidità negli scontri a fuoco, bloccati a 60fps, ma anche la seconda modalità si difende piuttosto bene lato giocabilità , pompando però al massimo il comparto grafico.