La percezione che abbiamo un pò tutti oggi è che non ci siano più grandi band musicali. I tempi sono cambiati e anche l’industria musicale nel corso degli anni ha subito cambiamenti significativi. Analizziamo alcuni fattori che hanno contribuito a questo declino.
Dopo gli anni ’90 diventa complicata la ricerca di una band che abbia davvero lasciato un segno o portato un cambiamento, un’innovazione, o una trasformazione importante come quella che lasciarono Beatles, Rolling Stones, Led Zeppelin, Pink Floyd e altri nel mondo della musica.
Possiamo ascoltare tantissima buona musica, ma non troveremo canzoni così potenti da cambiare il mondo. Non troveremo più canzoni che tra trenta, quaranta o cinquant’anni avranno lo stesso impatto di quelle uscite in quegli anni. Prima di capire perchè oggi non esistono più le grandi band, dovremmo forse riflettere su quello che ha contribuito a rendere leggendarie le banddi cui parlavamo e comprendere perchè oggi tali circostanze non ci sono più.
In quegli anni i musicisti quando si guardavano alle spalle non vedevano una mole di artisti (che oggi invece esiste), da cui trarre ispirazioni, idee e suggerimenti. Certamente anche loro avevano un backgroud musicale, ma più che attingere, in quell’epoca era necessario creare. Guardandosi indietro in quegli anni un giovane musicista non avrebbe trovato moltissimo.
Nel primo dopo guerra fino ad arrivare agli anni ’70, le grandi band sono state uno dei fattori sociali più importanti della rivoluzione culturale, perchè creavano musica per suggellare un’epoca. Quegli anni sarebbero stati ricordati non solo per i fatti storici, politici o economici, ma anche perchè per la prima volta quegli eventi avevano una colonna sonora e portava la firma dei grandi complessi.
Un altro motivo che permetteva a quelle grandi band di sviluppare appieno le loro idee era anche il fattore tempo. Oggi se unaband entra in studio i costi, le tempistiche contrattuali e mille altri fattori, la costringono a far uscire una serie di canzoni entro dei tempi stabiliti, limitando e confinando, a volte, la creatività.
Questo lo sapevano bene le grandi band di quegli anni. Ecco perchè alcune di loro arrivavano a rinunciare a parte delle royalties dei loro brani pur che la casa discografica concedesse loro tempo illimitato per registrare. Scelte di questo tipo avevano un grande impatto sulle produzioni e sono quasi impraticabili nei nostri tempi.
Un musicista oggi con un minimo di attrezzatura è in grado di registrare una manciata di canzoni da solo nella sua stanza e lanciare sui principali canali social o streaming i propri brani (Billie Eilishdocet). Mentre un tempo aspettavamo con ansia di comprare il disco della nostra band per poterla ascoltare, oggi la musica passa principalmente dai canali digitali e questo le case discografiche lo sanno molto bene.
Piattaforme in abbonamento, canali social e servizi di streaming sono i primi mezzi attraverso cui le persone ascoltano la musica. Ma il digitale, come dicevamo, è anche un nuovo mezzo con cui creare musica. Per le case discografiche, dunque, un artista solista è un investimento preferibile, in quanto è più economico e più semplice da gestire.
Mentre una bandimplica una mole di lavoro, di attrezzature e di spazi molto maggiori, il singolo viaggia leggero. Pensiamo ad artisti come Ed Sheeran che riempiono interi stadi per tre o quattro sere di fila portando sul palco solo una chitarra e una loop station. Minima spesa, massima resa.
L’auto espressione che fa da padrona in un mondo dove i social regnano sovrani, da un grande vantaggio a questo tipo di genere musicale, rendendo meno leggibile la realtà legata ai gruppie depotenziando la loro ascesa. Forse non nasceranno più le grandi band del passato, ma abbiamo comunque anche oggi tante formazioni eccellenti che trascinano con sé folle a destra e manca nei loro concerti. Forse la loro musica non sta cambiando il mondo, ma la vita di tanti di quei fan sotto il palco forse si.