Daisy Jones & The Six: che cosa non ha funzionato nella serie?

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Daisy Jones & The Six è finita e per quanto una bella serie c’è la netta impressione che si sarebbe potuto fare di meglio. Ecco secondo noi perché, e come

La vicenda di Daisy Jones e The Six è giunta al termine. I dieci episodi della serie Amazon Prime Video hanno regalato uno spaccato della scena rock and roll americana degli anni ’70, come sfondo di una serie di vicende d’amore tra musicisti (ma una in particolare) ispirate alla storia (vera) dei Fleetwood Mac.

La trama della serie, basata sull’omonimo romanzo, è in effetti coinvolgente e anche l’aspetto musicale è piuttosto curato, per quanto le canzoni non siano effettivamente eccelse. Ma giunti alla fine rimane davvero l’idea di un prodotto finito un po’ a metà, riuscito solo in parte. L’impressione di un’occasione sprecata, insomma.

Che cos’è che non ha funzionato? Ragionamoci un po’ su, rileggendo la serie (ovviamente con SPOILER) da alcune angolazioni precise. Per esempio, appunto, da quella musicale: le canzoni vengono spesso eseguite live e abbiamo degli approfondimenti sul processo creativo e di composizione, specie quando riguarda Daisy e Billy.

Molti altri aspetti vengono però trascurati: per esempio vediamo a malapena le copertine degli album (finti) della band, e si fa un po’ fatica a capire quanti ne hanno fatti e quando solo usciti. Oppure: nell’ultimo episodio Eddie viene coinvolto dall’esplosione della scena punk, nel 1977; menziona i Ramones e “queste cose interessanti che vengono da Londra”, cioè Sex Pistols, Clash ecc..

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Sarebbe stato carino vederlo sperimentare con i suoni di questo cambiamento, proporli alla band e magari inserire questo come ulteriore motivo di distacco da loro. Tornando alla storia dei Fleetwood Mac, per esempio, in effetti per l’album Tusk (1979) Lindsey Buckingham insistette molto per suoni post-punk e new wave che si ispirassero ai Talking Heads.

Manca insomma un po’ una cura su tutto quello che è l’aspetto strettamente musicale della serie, che viene accantonato per il beneficio della centralità della storia tra Daisy e Billy. La quale, diciamolo, si risolve in un finale alla How I Met Your Mother non esattamente soddisfacente, e consegnando il resto della band a destini molto “anti-rock”.

Certo, giusto evitare cliché ed “americanate”, ma quanto sarebbe stato bello vedere, negli ultimi minuti del finale, la band riunirsi un’ultima volta, anni e anni dopo, superati rancori e fratture, per un’ultima esibizione magari proprio in onore della scomparsa Camila? O anche, se è per questo, sapere di più delle carriere da solisti dei vari componenti?

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Per esempio Karen viene mostrata per circa mezzo secondo in veste new wave anni ’80, in uno stile molto Annie Lennox: perché non dirci di più? Sarebbe stato interessante uno sguardo a tutto tondo, su ogni componente della band e sulle sue problematiche, sulla sua crescita e sulla sua dipartita dal gruppo.

Certo, in dieci episodi c’era poco tempo per fare una cosa del genere, ma pur avendo una storia d’amore come fulcro Daisy & The Six avrebbe potuto veramente distaccarsi dai cliché del “sesso droga e rock and roll”; e in effetti per molti versi lo fa, con sguardi umani e approfonditi ma, purtroppo, spesso fin troppo cedevoli a un sentimentalismo un po’ stucchevole.

Insomma, tanti spunti e tante idee lasciati a metà, tanti aspetti che potevano essere meglio trattati anche solo allungando gli episodi di un minuto o due, anche in barba a ciò che dice il romanzo (non sarebbe la prima volta). Invece, purtroppo, Daisy & The Six rimane come una buona serie ma per certi versi incompleta, magica a tratti e pleonastica in altri.

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