L’Accademia della Crusca scongiura l’uso di asterischi e schwa nel nuovo linguaggio
L’Accademia della Crusca si esprime sulla spinosa questione di asterischi e schwa utilizzati sempre più nel linguaggio scritto sui social e specie dai giovani per evitare discriminazioni legate a sesso, genere e orientamenti sessuali. Il dibattito è sempre aperto e non cessa di interessare discussioni a livello nazionale.
Ebbene, ecco cosa riporta l’autorità linguistica italiana per eccellenza: “I principi ispiratori dell’ideologia legata al linguaggio di genere e alle correzioni delle presunte storture della lingua tradizionale non vanno sopravvalutati perché sono in parte frutto di una radicalizzazione legata a mode culturali“
“Queste mode hanno d’altra parte un’innegabile valenza internazionale, legata a ciò che potremmo definire lo spirito del nostro tempo, e questa spinta europea e transoceanica non va sottovalutata”. In altre parole questo genere di cambiamenti sono inevitabili in quanto legati a un’evoluzione della società; ma allo stesso tempo la loro importanza non va ingigantita.
“È da escludere nella lingua giuridica l’uso di segni grafici che non abbiano una corrispondenza nel parlato, introdotti artificiosamente per decisione minoritaria di singoli gruppi, per quanto ben intenzionati. Va dunque escluso tassativamente l’asterisco al posto delle desinenze dotate di valore morfologico (“Car* amic*, tutt* quell* che riceveranno questo messaggio… )”.
“Lo stesso vale per lo scevà o schwa“, sostiene la Crusca. Sembra quindi che possa tirare un sospiro di sollievo chi non è disposto a tenere pronto l’asterisco per le desinenze di ogni singolo aggettivo o pronome. Non è finita: la Crusca scongiura anche la riduplicazione retorica (care amiche e amici) e gli articoli davanti ai nomi di persone note o meno (la Meloni, la Schlein).
Preferibili, in luogo di queste espressioni, utilizzi di forme più generali e morbide: quindi per esempio “persone” al posto di “uomini”, “il personale” al posto de “i dipendenti”. Raccomandata invece, imprevedibilmente, la declinazione al femminile delle professioni: architetta, avvocata, sindaca. Quindi, sì, Giorgia Meloni può ufficialmente essere chiamata la Signora Premier.
Fonte: Open
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