Sono trascorse oramai poche ore dalla cerimonia degli Oscar 2023 che ha visto Everything Everywhere All at Once grande mattatore (qui tutti i vincitori). Come ogni anno non sono mancate le polemiche a seguito dei risultati e, tra le voci più rumorose, c’è stata sicuramente quelal del regista e sceneggiatore Paul Schrader che su Facebook ha criticato l’eccessiva inclusività dei premi.
OSCAR, NON HOLLYWOD – esordisce Paul Schrader. Diversificando l’appartenenza, ricalibrando il conteggio dei voti, questi cambiamenti hanno trasformato gli Oscar di Hollywood agli Oscar Internazionali. Mi piacciono piuttosto le origini provinciali degli Oscar: Hollywood che si riunisce per celebrare la propria. La maggior parte delle nazioni cinematografiche – Gran Bretagna, Francia, Gemania – hanno i loro premi nazionali; i festival hanno i loro premi.
Perché Hollywood deve essere Colpo Grosso? Barry Diller ha ragione. Se gli Oscar vogliono salvarsi devono tornare alle loro origini. Gli Oscar contano meno ogni anno. Le ragioni di questo sono chiare: la necessità di ricavi aggravata dal debito portato dal museo e l’abbassamento dei ricavi cinematografici e la corsa a essere woke
Questa non è la prima volta che Paul Schrader utilizza la sua pagina Facebook per criticare ciò che accade nell’industria dell’intrattenimento. Qualche tempo fa infatti si era scagliato contro la terza puntata di The Last of Us definendola un “melenso melodramma”.
The Last of Us. “Devi guardarlo” – mi ha detto un amico. “Ma” – ho risposto – “è una serie sugli zombie”. “Sì” – mi ha risposto. “Ma è davvero buona.” Così l’ho guardato. E sono abbastanza sicuro che dopo 35 minuti del primo episodio c’era uno zombie che barcollava per la strada. Così ho spento. “Ma devi guardare l’episodio tre” – mi ha risposto il mio amico. Così ho fatto. Era un melodramma super melenso sull’eutanasia gay (almeno non c’erano non morti). Cosa mi sfugge?