Breaking Bad, Eposito: “Ecco perchè Gus fa così paura”

Parlando con GQ, Giancarlo Esposito ha spiegato i motivi per i quali Gus, il suo personaggio di Breaking Bad, è così terrificante

breaking bad
Condividi l'articolo

Uno dei grandi punti di forza di Breaking Bad prima e di Better Call Saul poi è sicuramente l’interpretazione di Giancarlo Esposito nei panni del terribile Gus Fring. L’attore ha creato un villain machiavellico e spietato divenuto un’autentica icona della storia della televisione. Ma come ci è riuscito? Parlando con GQ, Esposito ha spiegato di aver utilizzato una tecnica chiamata “Pinter Pause” per apparire più intimidatorio e alla fine snervante. 

Questa prende il nome dal drammaturgo britannico Harold Pinter che l’ha utilizzata nel suo lavoro. Nella sua intervista, Esposito ha spiegato di provenire da un background teatrale che ha portato alla sua decisione di applicare questo metodo al personaggio di Gus.

Ho capito che non puoi scherzare con le parole. Erano importanti. Ho rallentato i miei tempi, così ho potuto ascoltare di più, così potevo essere contemplativo, come posso permettere allo spazio di influenzarmi? E così quando qualcuno mi diceva qualcosa, non rispondevo subito. Li ascoltavo. Li studiavo. E questo innervosisce le persone.

Voglio dire, mi rendo conto che se non rispondo, ti guardo, quello che ti passa per la testa potrebbe essere: “Ho detto qualcosa di sbagliato? Sono stupido? Oh mio Dio, mi ucciderà? Cosa gli sta succedendo in questo momento? I migliori attori non fanno niente. Devi pensare e proiettare il pensiero

Nella stessa intervista Esposito ha anche rivelato di aver quasi rifiutato il ruolo in Better Call Saul dopo il successo di Breaking Bad.

LEGGI ANCHE:  Ecco perchè Walter White non ha mai provato la sua metanfetamina

È stata una decisione importante per me – ha detto Esposito. Mi sentivo come se stessi facendo di nuovo le stesse cose e spero di non aver stressato nessuno alla Buena Vista Productions di Vince. Ma mi sentivo come se non volessi tornare indietro. Nel mio cervello, pensavo: “Non posso interpretare di nuovo quell’uomo, è finito, amico. Lui è storia. È iconico. Non voglio più farlo”. Mi dicevo: “No, rifiuta. Scegli di andare avanti”. Ho iniziato a pensare agli ostacoli che l’interpretazione avrebbe portato. Tutto questo era parte del mio processo decisionale. Cosa puoi fare diversamente? Come puoi creare un Gus diverso? È prima di Breaking Bad. Ok, quindi è più volubile, è meno controllato. Tutte queste cose sono finite ala fine nel cestino e ho detto: “Sì”.

Che ne pensate?

Seguiteci su LaScimmiaPensa