Argentina, 1985 arriva questo 23 Febbraio al cinema. E nonostante il magnifico film di Santiago Mitre fosse già disponibile da qualche tempo sulla piattaforma Prime Video, le prime proiezioni hanno già registrato il tutto esaurito, e siamo certi che tanti altri spettatori non si lasceranno sfuggire l’occasione di vedere il film su grande schermo.
Presentato in anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia, dove ha vinto il Premio FIPRESCI (Federazione internazionale della stampa cinematografica), nonché grande favorito per l’Oscar come Miglior film straniero, Argentina, 1985 è senz’ombra di dubbio uno dei più grandi film dell’anno.
Noi abbiamo incontrato il regista e sceneggiatore Santiago Mitre a Roma con Peter Lanzani, co-protagonista di Argentina, 1985 nei passi di Luis Moreno Ocampo, giovane procuratore aggiunto, al fianco di Julio Strassera in un processo senza precedenti, uno dei più importanti del ‘900: quello contro Videla e i vertici militari implicati nella sua sanguinosa dittatura.
“A solo un anno dalla fine di questa terribile dittatura c’è stato un processo civile, una tappa fondamentale per la democrazia e per il rafforzamento delle istituzioni, questo fatto rappresenta ancora uno dei pilastri della storia democratica argentina.” Ci dice Santiago Mitre, che specifica “Ma tra i giovani si sta perdendo la memoria.”
“Quando abbiamo cominciato a lavorare alla scrittura del film, io e Mariano Llinàs ci siamo chiesti proprio quanto le giovani generazioni ricordassero riguardo questo processo, quanto è stata importante quella fase per la ricostruzione della democrazia. Molte persone non ricordavano nulla, non sapevano cosa fosse successo.”
“Questa nuova generazione era proprio il nostro target, il nostro obiettivo. Mi preoccupano i discorsi anti-democratici a livello internazionale, soprattutto quando sono i giovani a farli, questo da argentino mi rende molto triste, la democrazia non è perfetta ma resta il migliore tra i sistemi a nostra disposizione.”
E aggiunge Peter Lanzani: “Io sono nato nel 1990, credo che per la mia generazione questo film sia importantissimo, è una materia che studiamo a scuola ma ho scoperto tantissime cose grazie a Santiago e tutta la fase di preparazione del film. L’impegno e la responsabilità di raccontare una storia vera, persone realmente esistite, mi ha insegnato molto.”
“L’idea non era quella di fornire un’imitazione delle persone protagoniste di questa storia, ma di comprenderle e restituire le dinamiche interne a questo gruppo di lavoro, che ha portato al processo più importante del secolo.”
Argentina, 1985. Santiago Mitre: “La sceneggiatura è frutto di due anni di ricerca storica”
Santiago Mitre: “Avevamo una grande responsabilità nei confronti della Storia ma anche di tutte le persone coinvolte. Per due anni abbiamo cercato di leggere tutto quello che era possibile, dagli atti processuali alle testimonianze dirette, abbiamo parlato con i funzionari, le famiglie, abbiamo incontrato Moreno Ocampo, i testimoni e i membri delle associazioni.”
“Un lavoro di ricerca enorme e a tratti per me anche molto, molto doloroso, ma ho imparato moltissimo, non solo a livello storico ma anche umano. Non dico che siamo diventati amici ma con molti di loro abbiamo stabilito un rapporto profondo, sapevo che un giorno si sarebbero seduti in sala per vedere il film e non l’ho mai dimenticato.”
A questo punto dell’incontro stampa romano abbiamo avuto anche occasione di chiedere al regista Santiago Mitre come ha costruito questo doppio registro che è la grande forza di Argentina,1985: un film che sa anche essere ironico, divertente, mentre la leggerezza della parte iniziale rende ancora più forte l’impatto con la parte più drammatica del processo.
“Quando abbiamo iniziato a visionare i filmati, le registrazioni del processo è stato molto duro, a volte dovevano interrompere perché eravamo in lacrime. Poi però abbiano iniziato a parlare con le persone ci siamo resi conto che c’erano anche sorrisi, battute. Ci siamo accorti che tutte le persone hanno un meccanismo di difesa verso il dolore.”
“Lo stesso meccanismo di autodifesa che magari ti fa ridere a un funerale. Poi abbiamo scoperto di più sulla personalità di Strassera, una persona apparentemente anche scontrosa ma che aveva un senso dell’umorismo molto forte, e che nella sua squadra di giovani collaboratori erano ammessi piccoli momenti di umorismo.”
“Abbiamo scoperto anche di più sul suo rapporto con i suoi figli. Visto che l’ironia era parte del rapporto tra i personaggi reali abbiamo pensato che potesse essere anche una chiave per rendere il film meno pesante. Quando eravamo a Venezia alla prima del film abbiamo sentito la gente ridere, piangere e poi ancora ridere abbiamo avuto la conferma che questo mix funziona.”
“Volevamo strutturare il film in modo che gli spettatori arrivassero alla parte processuale conoscendo i personaggi, che entrassero prima in contatto con la parte umana, chi era Strassera, che rapporto aveva con i suoi figli, la sua famiglia e i suoi collaboratori, e solo a questo punto conosciamo le lacrime, la parte più drammatica del processo.”
In chiusura, chiediamo a Peter Lanzani com’è stato il suo incontro con il vero Luis Moreno Ocampo.
“Il nostro primo incontro è stato virtuale, ma come dicevo prima non cercavo l’imitazione, cercavo piuttosto di cogliere magari quei piccoli gesti che caratterizzano una persona. Santiago l’ha incontrato molte volte proprio per la ricostruzione storica dei fatti descritti dal film.”
“Poi ci siamo incontrati di persona a Los Angeles, ogni tanto ci sentiamo e ci incontriamo anche, posso dire per certo che è contento del film. E sono felice di poter dire che in Argentina il film sta avendo tanto successo, in sala sembra di assistere a uno spettacolo teatrale, le persone ridono, gridano, i giovani chiedono informazioni su quello che hanno visto.”
“Film come questi, che affrontano argomenti tanto importanti, che sollevano domande, vanno visti al cinema, dove la reazione del pubblico è molto forte.”
E in attesa di scoprire se Argentina, 1985 di Santiago Mitre, noi non possiamo che concordare con Peter Lanzani, invitandovi a godere di questo spettacolo così storicamente accurato, tragico eppure sorprendentemente ironico e vitale, nel suo luogo d’elezione, ovvero al cinema.