“Freestyler / Rock the microphone / Straight from the top of my dome”: se c’eravate nel 1999 di sicuro vi sarete sparati infinite volte questa canzone nelle orecchie. Riscopriamola a distanza di tanto tempo
Freestyler: basta il titolo e una generazione intera saprà subito di che cosa si parla. La canzone, pubblicata come singolo il 30 ottobre 1999, sapeva davvero di fine millennio e di futuro: e viene in mente proprio l’espressione usata anni dopo (per quanto ironicamente) da Fabri Fibra, “rap futuristico”, per descriverla.
Come tutti sanno il brano viene composto e interpretato da B.O. Dubb (Raymond Ebanks, MC) e JS16 (Jaakko Salovaara): i Bomfunk MC’s. Un duo hip-hop proveniente imprevedibilmente dalla Finlandia, scioltosi nel 2005 ma riformatosi nel 2019 in tempo per festeggiare il ventennale del brano con un nuovo video che ricalca l’originale, celebre su MTV e ben stampato nella memoria di tutti noi.
Chi infatti non si ricorda di quel ragazzino che gira per la metro di Helsinki ritrovandosi il potere di stoppare, accelerare o far muovere le persone a tempo di musica, con lo stesso tipo di controllo esercitato sul suo lettore musicale? Immagini avveniristiche per l’epoca, che sembravano promettere l’avvento di un nuovo millennio fatto di possibilità illimitate.
Possibilità che, come sappiamo più di vent’anni dopo, si sono in buona parte realizzate ma trascinando con sé anche tanti imprevisti e causando molti effetti collaterali. Poco male, perché possiamo sempre immergerci nuovamente nell’ingenuità di una canzone pura ed energica come questa, foriera di tempi migliori e diversi, con lo sguardo acceso verso il domani.
Il brano mostra l’evidente influenza della breakbeat inglese e si potrebbe in effetti categorizzare come electro-rap, con una base che molto deve alla techno e a band come The Prodigy, Underworld o Orbital. Ma l’interpretazione è sicuramente rap e il flow dell’MC del duo finlandese riprende la miglior tecnica dei corrispondenti americani.
E come molte canzoni del genere made in U.S.A. anche questa mira al braggadocio, ossia all’espressione della propria unicità e della propria superiorità (musicale e in qualunque altro campo) a fronte di rivali, competitor o colleghi musicisti. Meno gangsta e più swag, Freestyler si pone come una pura esternazione di stile, evidente nelle capacità di scrittura dei due musicisti.
Ne esce la hit perfetta di fine millennio: scorrevole, super-orecchiabile, completa di scratch sui piatti per coinvolgere la fanbase hip-hop e di citazioni volgari o meno che vanno dai Culture Club a Celine Dion. Ma funziona benissimo anche come brano da discoteca e pare quasi di vedere i più dissoluti giovani di fine anni ’90, fatti di esctasy tra laggi laser proiettati ovunque, che si perdono su note e ritmo.
Freestyler rimane l’unico vero successo internazionale della band: solo il secondo singolo dal primo album, In Stereo (e il terzo in totale), arriva al numero uno delle classifiche di numerosi paesi compresa l’Italia e vince una quantità inusitata di dischi di platino. Purtroppo i singoli successivi del duo, per quanto sempre validi, non incontreranno la medesima accoglienza.
Sia come sia, Freestyler rimane un momento unico nella storia della musica, che si parli di elettronica, rap o altro. E che venga da una scena musicale “secondaria” come quella finlandese è forse ancor più significativo: un’anomalia, un errore di codifica e una bellissima deviazione dalla norma. Una canzone che tanti ancora non riescono a fare a meno di ascoltare muovendo sempre il capo a ritmo.