Atomic Heart – Un viaggio nella URSS distopica [RECENSIONE]
Il titolo di esordio di Mundfish ci trasporta in una Unione Sovietica altamente tecnologica e ci cattura con un mondo di gioco curato nei minimi dettagli. Qualche piccolo difetto nel gameplay separa Atomic Heart dall'essere un successo assoluto ma gli sviluppatori hanno fra le mani un IP dall'evidente potenziale
Atomic Heart sbarcherà domani sugli scaffali di tutto il mondo. L’atteso sparatutto in prima persona sviluppato da Mundfish è stato annunciato ormai diversi anni fa ma negli ultimi mesi è stato al centro di numerose speculazioni, ad attestare l’enorme interesse che questo titolo è riuscito a generare nel pubblico.
Siamo riusciti a testare il gioco in anteprima e, dopo esserci avventurati a lungo nella versione distopica dell’Unione Sovietica ideata dagli sviluppatori, vogliamo condividere con voi la nostra esperienza.
Si tratta del primo progetto creato da Mundfish, fondata nel 2017 proprio per lavorare alla produzione di questo attesissimo videogame. Sono anni ormai che le voci relative ad Atomic Heart si rincorrono sui social network e sui mezzi d’informazione, grazie anche ad una campagna di marketing serrato che negli ultimi giorni sta raggiungendo il suo picco.
Sappiamo che Atomic Heart sarà ambientato in una versione distopica dell’Unione Sovietica del secondo dopoguerra. In questa linea temporale i sovietici sono usciti vincitori dalla Seconda Guerra Mondiale e hanno dato vita ad una società estremamente avanzata che li vede essere il faro tecnologico di tutto il mondo.
Questo risultato lo si deve soprattutto al lavoro dello scienziato Dimitry Sechenov, padre di una invenzione chiamata ‘Polymer’ che ha permesso al settore tecnologico sovietico di raggiungere livelli futuristici e all’avanguardia.
L’invenzione del Polymer è alla base della rete neurale chiamata ‘Kollektiv’ che ha permesso all’Unione Sovietica di produrre robot sempre più avanzati. Questo ha portato la nazione ad evolversi in tempi record e di arrivare in pochi anni ad una società dominante sul panorama mondiale.
Il gioco ha inizio pochi giorni prima del lancio del ‘Kollektiv 2.0’, che permetterà agli esseri umani di controllare i robot con la propria mente e di poter acquisire qualsiasi conoscenza in un battito di ciglia, rendendo obsoleta qualsiasi forma di istruzione che richiederebbe anni a sedimentarsi in condizioni normali.
Noi ci caliamo nei panni del Maggiore P-3, un agente speciale dell’Intelligence che lavora per Sechenov. Nelle battute iniziali il gioco ci abbaglia con una riproduzione impressionante della città sovietica, pronta a celebrare il lancio del Kollektiv 2.0 al grande pubblico.
Le strade brulicano di robot e folla festante, nel frattempo gli altoparlanti trasmettono un discorso del brillante scienziato. Mentre passeggiamo possiamo goderci l’iconografia di chiara ispirazione sovietica che trasmette un fascino sinistro a chi conosce la storia del secolo scorso.
Intanto facciamo anche la conoscenza di Charles, il nostro guanto polimerico che fungerà da compagno durante tutta l’avventura. Si tratta di un elemento fondamentale sia dal lato narrativo che da quello del gameplay perchè Charles è lo strumento tramite il quale interagiremo con tutto il mondo circostante.
Proprio mentre ci stiamo dirigendo in volo verso il Complesso 3826 ci accorgiamo che qualcosa non va. Precipitiamo violentemente al suolo e notiamo subito con orrore che i robot hanno dato inizio ad una sorta di rivolta e sono diventati ostili verso gli esseri umani che lavorano all’interno del Complesso.
A questo punto Atomic Heart entra nel vivo e ci spiega come funzionanano tutte le sue meccaniche. Nelle prime ore di gioco veniamo esposti a tutto ciò che il gioco ha da offrire in una serie di sezioni che fungono da tutorial. Ci viene spiegato come affrontare il combattimento e come risolvere i diversi puzzle, che saranno gli elementi maggiormente presenti nel corso delle venticinque ore che spenderemo in compagnia del Maggiore P-3.
Il combattimento mantiene un rimo veloce e movimentato, permettendoci di alternare armi da fuoco e da mischia con svariati poteri rilasciati dal nostro guanto polimerico. È qui che entra in gioco la personalizzazione del nostro personaggio, tramite la quale potremo sbloccare diverse abilità per aiutarci in queste esplosive sezioni che rappresentano il fiore all’occhiello di tutta l’esperienza.
Non c’è limite infatti alla varietà di opzioni con cui approcciare il combattimento. Ad una nutrita varietà di armi si vanno ad aggiungere poteri come la telecinesi che stimolano la creatività di ogni giocatore, assicurando che ogni incontro sia diverso dal precedente.
La varietà di nemici è un altro grande punto di forza di Atomic Heart, che ci mette alla prova facendoci affrontare un assortimento di robot ostili molto nutrito e che ci sfida introducendo modelli differenti con il progredire della storia.
Ad incorniciare tutto è la musica di Mick Gordon che si sposa benissimo con il frenetico ritmo del combattimento. Il compositore delle colonne sonore della saga di Doomha superato sè stesso, creando una serie di tracce che rispettano l’atmosfera del gioco utilizzando suoni che rimandano all’era sovietica ma allo stesso tempo ci esaltano mentre siamo intenti a sterminare le orde meccaniche che il gioco scaglia contro di noi.
L’altro grande pilastro su cui poggia il gameplay di Atomic Heart è la risoluzione di enigmi ambientali sparsi per tutto il mondo di gioco. Esistono infatti intere sezioni di gioco dedicate a puzzle più o meno complessi che dobbiamo risolvere per poter proseguire nella nostra missione.
Molti di questi livelli sono interessanti e ben progettati, richedendo al giocatore di usare l’ingegno e i propri poteri per farsi strada in questo mondo distopico. Non tutti però riescono a presentare un livello di sfida soddisfacente.
Spesso alcuni di questi enigmi possono sembrare ripetitivi e lasciare un’impressione spiacevole nei giocatori meno pazienti che vogliono soltanto progredire con la trama principale.
In sostanza Atomic Heart è un prodotto assolutamente originale che non scade mai nei tratti comuni spesso condivisi dai titoli moderni. Ha un’identità assolutamente definita ed è orgogliosa di mostrarla al giocatore in tutto il suo splendore.
La direzione artistica è impeccabile e il mondo di gioco ci fa calare in un periodo storico che mescola futoro e passato in maniera magistrale. L’estetica sovietica viene curata nei minimi dettagli e ci aiuta ad immergeci in un’esperienza che si distingue per la sua unicità .
Si riesce a percepire la passione degli sviluppatori per questo progetto che, va ricordato, è il primo prodotto di casa Mundfish. Il gameplay è piacevole e, sebbene non sia rivoluzionario, ci riesce a raccontare una storia avvincente senza annoiarci mai.
Alcuni elementi, come il ritmo altalenante degli eventi, andrebbero corretti e inoltre l’estrema linearità della trama non lascia molto spazio ad una effettiva personalizzazione della nostra versione del Maggiore P-3.
Atomic Heart è un videogioco unico nel suo genere che può avere un futuro roseo all’orizzonte. I problemi non oscurano mai la qualità dell’avventura e, grazie a questa esperienza, Mundfish acquisirà consapevolezza e potrà affermarsi come un attore importante nel panorama videoludico.
Vi consigliamo di provare Atomic Heart perchè è un viaggio in un mondo interessante che meritate di compiere in prima persona. Il videogioco esce oggi su tutte le piattaforme e sarà disponibile anche su Game Pass e se in queste mesi siete stati interessati all’uscita di questo titolo probabilmente lo apprezzerete, nonostante i suoi innegabili difetti.