Vita di Pi: la spiegazione del finale di un film incantevole
Il finale di Vita di Pi ha fatto discutere molto. In tanti si sono chiesti come sia andata realmente la storia del protagonista. Ecco la nostra spiegazione
Vita di Pi, uscito nel 2012, diretto da Ang Lee, è stato uno dei film più premiati e acclamati di quell’anno, vincendo ben quattro Oscar (miglior regia, miglior fotografia, miglior colonna sonora e migliori effetti speciale). Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Yann Martel ed è un misto di dramma e avventura. Il finale della pellicola ha suscitato non poca confusione negli spettatori, a causa delle molte allegorie presenti. In questo articolo quindi spiegheremo il significato del finale di Vita di Pi.
Tutta la storia è narrata dal punto di vista del protagonista adulto e quindi sappiamo subito l’esito della storia che sta per essere raccontata. Piscine Molitor Patel (interpretato da Suraj Sharma), soprannominato Pi, è un giovane ragazzo, figlio del proprietario di uno zoo di Pondicherry, che si trova a dover emigrare in Canada insieme alla famiglia e a tutti gli animali. Il viaggio sul mercantile non va a buon fine, una tempesta colpisce la nave e Pi è l’unico superstite, che si rifugia su una scialuppa. Ben presto scopre di non essere solo. Insieme a lui ci sono infatti un orango, una zebra e una iena. Quest’ultima aggredisce e uccide la zebra, poi fa lo stesso con l’orango. Improvvisamente dalla coperta della scialuppa spunta fuori una feroce tigre del Bengala di nome Richard Parker che divora la iena. Inizia così per Pi una dura lotta per la sopravvivenza. Piano piano il ragazzo prende confidenza con l’animale cercando di ammaestrarlo in modo tale da poter convivere nello stesso spazio, ma l’impresa si rivela tutt’altro che facile. Pi si trova a dover affrontare la fame, la sete e a dover combattere contro le insidie dell’oceano, il tutto tenendo a bada il feroce felino. Pi comincia a procurarsi del cibo, impara a domare Richard Parker nutrendolo e facendo alcuni esperimenti per indebolirlo provocandogli il mal di mare e rendendolo quindi più fragile. I due passeranno intere settimane in mare, e tra scenari mozzafiato e immagini intense, li vediamo imparare a convivere l’uno con l’altro.
Dopo esser sfuggiti ad un’altra tempesta, il ragazzo e la tigre si ritrovano su una strana isola abitata da suricati. Se di giorno questa sembri essere un luogo normale, di notte si manifesta un processo chimico che avvelena ogni cosa, persino l’acqua diventa acida uccidendo così tutti i pesci. Pi si accorge della pericolosità del posto trovando un dente umano, perciò decide di ritornare a bordo della scialuppa. Dopo 227 giorni passati in mare, i due giungono sulle coste del Messico dove si separano per sempre. Richard Parker scompare nella giungla, senza neanche voltarsi a dare un ultimo sguardo al suo compagno, mentre Pi viene soccorso da alcuni pescatori.
Mentre si trova in ospedale, Pi viene raggiunto da due uomini mandati da una compagnia assicurativa giapponese per ricostruire le dinamiche che hanno portato la nave ad affondare. Il ragazzo racconta la sua storia ai due uomini ma questa non li soddisfa e lo sollecitano a raccontare ciò che è accaduto davvero. Così Pi racconta un’altra versione della vicenda, in cui gli animali sono in realtà delle persone. La zebra ferita è un marinaio buddista sopravvissuto insieme a lui, la iena è il cuoco della nave (interpretato da Gérard Depardieu), un uomo malvagio e senza scrupoli che, dopo la morte del marinaio, usa le sue carni per ricavarne delle esche per poter pescare. L’orango invece, è la madre di Pi, che dopo aver discusso animatamente con il cuoco, viene da lui uccisa e gettata in pasto agli squali. Richard Parker è invece la rappresentazione di Pi, il quale uccide il cuoco che ha svegliato in lui un lato malvagio e animalesco. E per questo motivo lo odia ancor di più.
I due agenti assicurativi credono alla storia ma preferiscono verbalizzare quella in cui il ragazzo è sopravvissuto 227 giorni in mare in compagnia di una tigre del Bengala adulta. Come dice il Pi adulto nel finale, le due storie hanno lo stesso esito. In entrambe, la nave affonda e tutta la sua famiglia muore. Lo spettatore, rimane confuso, vuole sapere quale sia la versione reale dei fatti, ma la realtà è che non è possibile saperla. Ci appassioniamo così tanto alla storia di Pi e Richard Parker che è l’unica storia a cui vogliamo credere. La versione con gli umani è così cruda, così violenta e mostra il lato malvagio dell’essere umano, ma senza dubbio è quella più razionale. In questa storia tutto quadra un po’ di più, tutto è fin troppo reale. Mentre la storia con la tigre è incredibile e ricca di scene oniriche e fantastiche.
Ma Vita di Pi non vuol essere razionale e ci regala questa storia straordinaria, che alla fine è un grande atto di fede. Non ci sono certezze, non c’è una versione vera ed una falsa. Sta a noi decidere a quale delle due vogliamo credere. Fatto sta che la seconda storia, quella raccontata ai due ispettori giapponesi, è la più credibile e probabilmente quella che narra gli eventi come sono realmente accaduti. La versione con la tigre potrebbe essere quello che la mente di Pi ha inventato per difendere la sua mente, per sopravvivere alla brutale reltà. Le figure del cuoco disumano, il marinaio e la madre di Pi, sono rappresentate come animali, come a voler in qualche modo “giustificarne” il comportamento. La figura di Richard Parker, rappresenta lo stesso Pi, che tira fuori il suo lato feroce e animalesco, che serve a sopravvivere in una situazione così estrema. Questo spiegherebbe perchè, una volta arrivati sulla terraferma, la tigre se ne va senza voltarsi. Una volta al sicuro, Pi non ha più bisogno di quella ferocità, di quell’istinto primitivo e perciò lo lascia andare via per sempre. Perciò possiamo dire che tutto il viaggio con la tigre è una metafora dell’intenso sforzo di Pi nel tenere a bada la sua parte più primitiva e animalesca così fondamentale per sopravvivere in mezzo all’oceano.
A rafforzare questa tesi ci sono anche i molti elementi onirici e fantastici che la versione con la tigre possiede. Partendo dalle immagini spettacolari del cielo, del mare e delle ambientazioni in sè tra pesci volanti e capodogli saltanti fino ad arrivare alla stessa isola carnivora. Questa potrebbe essere semplicemente la visione che Pi ha di un posto di cui, in piena notte, ha così tanta paura da renderla un luogo mostruoso e mortifero quando in realtà è un’isola normale.
Alla fine quando il Pi adulto chiede allo scrittore quale delle due storie preferisce, lui gli risponde che la prima storia, quella con Richard Parker è la più bella. Pi gli dice che è così anche per Dio.Con questa affemazione comprendiamo che l’uomo ha ricevuto il perdono che cercava sia da se stesso che da Dio per l’omicidio commesso e che ha avuto una seconda possibilità, quella di vivere una vita felice, con una moglie e due figli e quindi di superare e accettare il terribile dramma di cui è stato protagonista.
Voi cosa ne pensate? Quale delle due storie raccontate da Pi preferite?