Continuano gli attacchi ai Maneskin. Questa volta a prendersela con la band romana è stata Selvaggia Lucarelli. La giornalista, come al solito schietta e diretta, durante il suo podcast Sottosopra, ha parlato della situazione attuale dei quattro ragazzi italiani, definendoli “oche da foie gras”
Cosa è rimasto di sincero nei Maneskin? Sia chiaro, non starò qui a rimpiangere i ragazzi col piattino delle offerte in via del Corso e neppure quelli- più recenti e ruspanti- che si fanno prelevare da Amadeus col cappellino driver sul go kart, ma la sensazione è che siano cresciuti troppo in fretta. E che a un certo punto la loro crescita sia diventata quella delle oche destinate al foie gras, non più liberi di mangiare quello che vogliono, ma ingozzati in modo artificiale con una cannula infilata in gola per ingrassare velocemente e finire, venduti a caro prezzo, sulle nostre tavole. E alla fine te li ritrovi più manifesti di Gucci che band, con qualche bel singolo e album trascurabili, un finto matrimonio ma una vera crisi tra Damiano e Victoria
Queste parole di Selvaggia Lucarelli arrivano pochi giorni dopo l’attacco frontale che la rivista The Atlantic ha mosso nei confronti dei Maneskin.
La popolarità dei Maneskin è un caso o è un segno di un cambiamento più profondo nei gusti mainstream? – ci si domanda nell’articolo. Questa è la rock band che dovrebbe salvare il rock and roll? Certamente i Maneskin fanno musica con ingredienti molto audaci. Ma il primo album in gran parte in inglese dei Maneskin in uscita venerdì, Rush!, dimostra con forza come in realtà il fascino della band non sia la loro musica
Sono imitazioni di gruppi come la band pop e rock Jet. Nei testi risiedono timidi tentativi di scioccare e provocare fastidio. Le canzoni dei Maneskin sono chiaramente riciclate, così sfacciatamente mediocri, tanto che l’idea del gruppo che accende una guerra culturale tra rock e pop – e con essa, stereotipi su realtà e falsità , passione e prodotto – sembra nella migliore delle ipotesi tragica