Quello che possiamo unanimamente considerare come uno dei manga piú famosi della storia ha avuto diverse trasposizioni videoludiche, nessuna però veramente memorabile. One Piece Odyssey vuol cambiare drasticamente questo andamento partendo da una semplice ma per niente banale base: una storia inedita e coerente con il manga.
Dietro al progetto troviamo infatti anche la supervisione di Eiichirō Oda, mangaka creatore di One Piece (che ha addirittura ottenuto un Guinness World Record). Con un buon pretesto infatti la ciurma dei Cappello di Paglia si troverà di fronte una nuova avventura che li metterà faccia a faccia con il loro passato. Un’altra novità è quella di abbandonare il gameplay action adottato nei giochi precedenti su One Piece per far posto a un sistema a turni più o meno classico dei jrpg vecchio stile.
One Piece Odyssey, verso una nuova isola
Fin dal filmato d’introduzione possiamo renderci conto di quanto la nuova isola scoperta dalla ciurma sia tanto affascinante quanto pericolosa. Ma Luffy e compagni sono decisamente ossi duri e, forti di esperienze già maturate post time skip, non avranno problemi a sbarazzarsi di qualsiasi pericolo gli si presenti dinanzi. La Sunny è semi-distrutta e Franky avrà bisogno di tempo per ripararla, tempo per presentarci due personaggi chiave per la nuova avventura.
Adio e Lim saranno due tasselli essenziali per il proseguo delle vicende. Sarà proprio quest’ultima che depotenzierà i nostri eroi con il semplice tocco di una mano, spargendo la loro esperienza in giro per tutta l’isola. Seppur scettica di fronte a una ciurma di pirati, Lim li aiuterà a tornare alla potenza di un tempo.
Una ciurma, mille avventure
Con questo semplice pretesto, una volta affrontato il primo vero boss dell’isola, Lim condurrà Luffy e compagni dentro Memoria, una sorta di coscienza collettiva che farà rivivere loro le passate vicende. Essendo frutto della memoria collettiva e a distanza di tempo, gli eventi rivissuti dalla ciurma possono essere leggermente diversi e distorti rispetto a quello che era realmente accaduto. T
Torneremo quindi ad Alabasta per rivivere gli accadimenti che videro Bibi smascherare Crocodile per salvare il proprio regno insieme ai Cappello di Paglia. Un vero piacere quindi tornare in uno degli archi più belli e ben costruiti dell’intero manga. Gli eventi saranno leggermente diversi, una soluzione semplice per dare un pizzico di pepe all’avventura senza renderla banale. Un buon intreccio quindi per ripercorrere la strada intrapresa da Luffy e compagni per legarla a nuove vicende e intrecci con il presente.
Sasso, carta, forbice!
Come già anticipato il gameplay di One Piece Odyssey farà perno su un sistema a turni. Seppur alla lunga possa risultare decisamente poco stratificato, la sua semplicità lo rende decisamente fruibile e intuibile. Questo però non si traduce, perlomeno non sempre, in premere attacco per concludere gli scontri. Come possiamo aspettarci da una ciurma di pirati famosa per la sua forza in tutto il globo terracqueo, i nemici più deboli saranno più un intramezzo che una vera e propria sfida. Praticamente un musou in salsa jrpg visto che la maggior parte degli scontri saranno molto molto semplici.
Questo non vuol dire che non serva un minimo di tattica anche per gli incontri casuali ma decisamente molta molta meno rispetto ai boss. Il tutto si basa su un sistema sasso, carta e forbice tradotto in Potenza, Tecnica e Velocità. Ogni componente alleato e avversario avrà una di queste tre predisposizioni. Potenza vince su velocità che a sua volta vince su tecnica che a sua volta vince su potenza, generando quindi attacchi efficaci o danni subottimali.
Oggetti, livelli, aree di combattimento e boss terribili
Come ogni buon rpg, o jrpg, che dir si voglia, anche in One Piece Odyssey ci sono set di oggetti da equipaggiare su ogni personaggio così come si possono spendere i cubi trovati durante le scampagnate per potenziare gli attacchi speciali. Oltre al sistema di danni basato sulla morra cinese, alleati e nemici saranno disposti in modo più o meno casuale in 4 aree durante i combattimenti.
Ci potranno essere uno o più personaggi in una determinata area e si dovrà eliminare gli avversari nella propria zona prima di poter attaccare quelli di un’area diversa. Questo a meno che non si usino gli attacchi speciali che consumano PT, punti tecnica ripristinabili semplicemente attaccando con gli attacchi normali.
Tramite alcune mini missioni i personaggi potranno apprendere degli speciali attacchi di squadra che romperanno le regole della morra cinese per produrre danni puri e in grande quantità. Questo tipo di abilità sarà estremamente essenziale per i boss. Se in tutto One Piece Odyssey si ha una difficoltà tendente al basso, quasi bassissimo, i boss sono tutt’altra storia. Parliamoci chiaro, con la giusta tattica e oggetti consumabili tutto è fattibilissimo, ma la sfida è decisamente molto molto più alta.
Una ciurma di elementi indispensabili, tutto in un ottimo 3D
Come Luffy può afferrare oggetti lontani e aggrapparsi ad appigli distanti, ogni altro elemento della ciurma sarà indispensabile per l’esplorazione. Sanji troverà cibarie e ingredienti, Nami invece avvertirà della presenza di berry, Chopper potrà passare da cunicoli stretti eccetera. Un modo semplice ed efficace per rendere tutti i personaggi parte integrante della storia e non solo un appendice al protagonista. Divertenti anche alcuni dialoghi, praticamente ripresi pari pari dalle dinamiche del manga. Piacevolissima la presenza dei doppiatori originali dell’anime così da far sentire a casa i tanti fan della serie.
One Piece Odyssey, se non si fosse capito fin dalla sua presentazione, è infatti un inno d’amore al manga fatto praticamente su misura per i tantissimi lettori di tutto il mondo. Oltre alla loro buona riproduzione in 3D, ritroveremo nel gameplay tutte le loro caratteristiche mosse che sbloccheremo man mano si ripercorrerà la vicenda. Visivamente non si urla al miracolo ma il tutto risulta abbastanza piacevole. Buoni i colori brillanti e le animazioni (seppur risultino, per forza di cose, più legnose rispetto alla controparte animata), gli ambienti di gioco sono abbastanza curati seppur mai troppo vari o ampi. La ciliegina sulla torta sono sicuramente le tante creature che ricordano le assurdità create da Oda, nuove e vecchie riportate in One Piece Odyssey in modo perfetto.
Missioni e dilungazioni
Se l’aspetto visivo, la storia e il gameplay ci hanno convinto la struttura narrativa è invece il vero punto debole di One Piece Odyssey. Il gioco lo si può portare a termine, tirando dritto, giocando una cinquantina di ore che possono essere qualcuna in più se lo si vuol completare al 100%. La longevità non è quindi un problema e proprio per questo non abbiamo capito il perché di un backtracking spesso forzato e inutile.
Snellendo il titolo anche di una decina di ore, evitando quindi di ripercorrere la stessa via 3/4 volte di fila per parlare con un NPC, prendere un oggetto dall’altra parte della mappa, tornare dall’NPC per poi andare nuovamente dall’altra parte per proseguire incappando in rocamboleschi stop, il gioco ne avrebbe enormemente guadagnato. In alcune sezioni infatti finivamo per odiare quel disgraziato NPC messo lì semplicemente per diluire la storia distruggendo un ritmo narrativo già di per sé non velocissimo. Consideriamo infatti che nella nostra run, se non consideriamo i primi 2 boss dell’isola necessari più come tutorial che come vero ostacolo, abbiamo affrontato il primo vero boss avversario intorno alle 13 ore di gioco.
Alcune missioni sono anche carine mantenendo l’ormai iconica comicità del manga ma consigliamo di lasciare le secondarie alla fine della sezione, quando si può utilizzare a piacimento i punti di teletrasporto. Buone quindi le deviazioni intraprese all’interno delle varie sezioni da rivivere quando non utilizzano l’inutile backtracking.
One Piece Odyssey è quindi una buona trasposizione o no?
Per quanto al suo interno ci siano buone intuizioni a livello di gameplay e nel trasporre le abilità dei personaggi all’interno del gioco, One Piece Odyssey è un jrpg alquanto classico. Se consideriamo quindi il target di genere e il fatto che il titolo sia difficilmente fruibile da i non amanti della saga, arriviamo alla conclusione che l’opera sia essenzialmente creata ad hoc per i soli fan sfegatati delle avventure di Luffy.
Seppur con un ritmo calibrato verso il basso il gioco riesce a trascinare il giocatore all’interno del magico mondo di One Piece. Migliora enormemente l’esperienza, oltre al già citato doppiaggio, anche l’inserimento di una colonna sonora perfetta che trova tanti punti in comune con l’anime. Altro punto debole, oltre al selvaggio backtracking, lo troviamo nella terribile IA degli avversari durante l’esplorazione.Pur potendo utilizzare a nostro vantaggio la cosa, evitando quindi inutili scontri noiosi, non è bellissimo passare a mezzo centimetro dai nemici senza essere visti oppure andare a segno sempre con il primo turno di colpi critici toccando gli avversari alle spalle.
One Piece Odyssey riesce quindi a emergere enormemente nei confronti di tutti gli altri giochi dedicati alle vicende di Luffy e ciurma. Seppur con qualche difetto il gioco risulta godibile mostrando anche picchi di difficoltà che aggiungono un po’ di pepe al tutto. È decisamente molto bello rivivere le vicende dei Cappello di Paglia sotto una nuova luce, ritrovare vecchi amici e i tanti temibili avversari. Se quindi il binomio One Piece/jrpg fa per voi non fatevi scappare questa nuova iterazione della saga.