L’attesissimo terzo album dei Maneskin, Rush!, arriva in seguito e a commento del loro incredibile successo internazionale. E lo diciamo: è il disco che forse finalmente potrebbe far cambiare idea a tutti i loro detrattori
Facciamo un esperimento: quando iniziate ad ascoltare questo album, fate finta di non sapere chi siano i Maneskin. Fate finta di non averli mai sentiti nominare, di non conoscere niente di ciò che conoscete su di loro; di non averli mai visti ad X Factor, a Sanremo, all’Eurovision. Fingete che si tratti semplicemente di una nuova band, che vi hanno consigliato.
Che siate appassionati di rock chitarristico, più portati per il pop o magari semplicemente in vena di sentire buona musica, provate a concentrarvi puramente sulle canzoni che ascoltate, lasciando perdere preconcetti legati al quartetto e smettendo di pensare “commerciale” o “alternativo”.
Provateci, e vi assicuriamo che Rush!, il terzo album dei quattro, vi piacerà . Alla follia? Forse no, specie se non siete digiuni di rock and roll. Ma dire che un disco come questo non sia riuscito sarebbe davvero negare l’evidenza; e magari per motivi ideologici dei quali, specie parlando di musica nel 2023, dovremmo finalmente cercare di liberarci.
Sì, l’album è buono: pezzi rock più scatenati e ritmati con riff coinvolgenti (Own My Mind, Bla Bla Bla), power ballad (If Not for You, The Loneliest), e un tocco di post-punk revival in Don’t Wanna Sleep. Kool Kids mostra la chiara e straripante influenza degli IDLES (con tanto di un bel “mate” infilato nel testo) e contiene anche uno dei migliori assolo di chitarra di Thomas.
Mark Chapman (l’assassino di John Lennon) è una metafora per descrivere uno stalker tossico che giustifica con l’amore i peggiori crimini. La Fine richiama le radici rap rock della band e riflette sull’andamento della loro carriera. Il Dono della Vita rivela un’alternative melanconico colmo di preziose intuizioni chitarristiche e suona come un brano dei migliori Red Hot Chili Peppers.
Gli highlights sono sicuramente Baby Said, un bel rock fantasioso e disinvoltamente orecchiabile; Gasoline, forte brano punk contro Vladimir Putin (non chiamato per nome, ma il riferimento è evidente) che si trasforma in quello che potrebbe diventare subito un anthem anti-war per il 2023; e Mammamia, brano già pubblicato come singolo mesi fa.
Il basso di Victoria è preciso e incisivo ma anche fantasioso; le schitarrate di Thomas esplorano vari stili spaziando dal punk / garage all’hard rock e senza dimenticare il funk; Damiano canta con la solita ironia, concentrandosi sulle liriche e su come farle arrivare all’ascoltatore con la sua voce graffiante; e Ethan è inflessibile alla batteria, perfetto sostegno ritmico senza pause.
Certo, in tutto questo non dobbiamo dimenticarci che stiamo ascoltando un prodotto pensato per essere completo, con il contributo di vari autori e produttori come Max Martin (l’autore di Baby One More Time di Britney Spears), Mattman & Robin e Fabrizio Ferraguzzo. Ma il fulcro è sempre il sound della band, pop ma anche autentico al tempo stesso.