Dal 1 gennaio è apparsa su Netflix una nuova serie pronta a “giocare” con chi la guarda: si tratta di Caleidoscopio, prodotto antologico che narra di un furto ben progettato e di enormi dimensioni.
La trama e di Caleidoscopio
La nuova serie Caleidoscopio (precedentemente intitolata Jigsaw) si svolge nell’arco di 25 anni e segue una banda di ladri provetti nel loro tentativo di aprire un caveau apparentemente inviolabile per ottenere il più grande bottino della storia. Sotto l’occhio vigile della più potente squadra di sicurezza aziendale del mondo e delle forze dell’ordine, ogni episodio rivela una tessera di un elaborato puzzle di corruzione, avidità, vendetta, complotti, alleanze e tradimenti. In che modo la banda di ladri ha architettato il piano? Chi la farà franca? Di chi ci si può fidare?
Allo spettatore l’ardua decisione: la visione di Caleidoscopio
Protagonisti di tutta la storia sono Giancarlo Esposito e Rufus Sewell ma la particolarità di una serie come Caleidoscopio sta nella visione stessa: 8 puntate, intitolate con dei colori, che possono esser viste in ordine sparso. Il gioco lo inizia Netflix stesso, dando ad ogni utente un ordine diverso che si può decidere di seguire oppure no.
Ogni puntata è collocata temporalmente e dichiarato all’inizio di ognuna di esse: Viola (24 anni prima del colpo), Verde (7 anni prima), Giallo (6 settimane prima), Arancione (3 settimane prima), Blu (5 giorni prima), Bianco (il giorno stesso) e Rosa (6 mesi dopo). Lo spettatore è guidato dall’introduzione “Nero” che spiega esattamente ciò che si andrà a vedere e come lo si dovrà vedere.
Una serie che da subito sfida lo spettatore, dando la possibilità di mescolare le carte. Un esperimento simile era già stato affrontato, sempre sulla stessa piattaforma, da Black Mirror: Bandersnatchma che presenta una sostanziale differenza con quanto affrontato da Caleidoscopio. Mentre nel primo caso si poteva decidere le sorti della trama stessa, qui il senso della storia non cambia in nessun caso, piuttosto è l’evoluzione di certe consapevolezze da parte di chi guarda a mutare a seconda dell’ordine seguito.
Netflix mette su una vera e propria provocazione a “danno” dei suoi utenti che sono chiamati a fare uno sforzo nel collegare tutto ciò che gli viene mostrato. Logicamente l’ordine cronologico sarebbe la via più semplice da seguire ma il bello di Caleidoscopio sta proprio nel fare salti avanti e indietro nel tempo per dare un senso al tutto solo alla fine di questo enigma.
Un “finale” su cui riflettere
*Da qui ci saranno pesanti spoiler*
Partiamo dalla fine, che può essere interpretata in vari modi: se in Bianco vediamo il trionfo dell’operazione – anche se con qualche svista – e la rivincita di Ray/Leo (Giancarlo Esposito) sul suo ex collaboratore Graham/Roger (Rufus Sewell) con la vita che sembra finalmente tornare ad avere un senso, in Rosa a distanza di sei mesi tutto sembra precipitare con la morte di Ava e Bob e l’uccisione (a pochi secondi dai titoli di cosa) di Ray per mano di un uomo misterioso (ma che si riconosce se si fa attenzione alla maglietta indossata).
Essendo, come già detto, una serie che può esser vista nell’ordine che si vuole seppur il risultato non cambia, la sensazione che può lasciare vedere una puntata o l’altra è ben diversa. Perché se da un lato vedendo prima Rosa sappiamo già che il trionfo non porterà effettivamente a nulla, dall’altro è oggettivamente appagante concludere con un successo, anche per lo spettatore.
Caleidoscopio, da non confondere
Seppur il tema trattato è molto simile ad un’altra serie di successo mondiale targata Netflix – l’ovvio riferimento è La casa di carta – non dobbiamo mescolare i due prodotti di natura ed intenzione totalmente diversa. Caleidoscopio prende forma da un fatto reale, quando durante l’uragano Sandy sono scomparsi effettivamente settanta miliardi di dollari in obbligazioni dal cuore di Manhattan. Ma il reale scopo di questa serie non sta tanto nel raccontare il furto in sé o come viene escogitato (anche se la narrazione si basa su questo) quanto nella “scommessa” che la piattaforma fa nel suo capire la mente dello spettatore e le sue aspettative.
Un progetto ambizioso e non facilmente ripetibile proprio per la sua natura così ben studiata. Avrà avuto l’effetto desiderato? Per ora ha sicuramente destato molta curiosità, il suo successo reale lo vedremo nel tempo.