Per chi non ha avuto la fortuna di poterselo godere in sala, È stata la mano di Dio è indubbiamente uno dei film da vedere su Netflix. Nell’approcciarsi alla scrittura di una sceneggiatura che lo riguarda così profondamente, Paolo Sorrentino ha arricchito e diversificato il proprio processo creativo, approdando a dei mutamenti evidenti rispetto alle sue pellicole più celebri: le sequenze più immaginifiche sono ridotte e circoscritte a precisi momenti, gli interminabili silenzi sono dimezzati e i dialoghi risultano molto più fitti e contraddistinti da una diversa vena ironica.
Attingendo ad alcuni stilemi della miglior commedia all’italiana e contemporaneamente ai toni malinconici ed epifanici dell’Amarcord dell’amato maestro Fellini, il regista ci racconta una storia d’amore e spalanca a tutti le porte del proprio nido familiare, di cui ci fa assaporare a pieno i legami controversi, le giornate spensierate, l’ironia colorita e le situazioni surreali. Ciò che ci viene mostrato non è necessariamente verosimile, ma simboleggia la dimensione che ognuno di questi elementi ricopre nella memoria del regista.
Nel rapportarsi a tutto ciò, il giovane Fabietto attraversa teneramente le varie tappe di uno speciale romanzo di formazione, fra le strade di una Napoli passionale, viva e onirica. Il discrimine fondamentale in questo percorso è rappresentato da un evento tragicamente luttuoso.
Tutto muta improvvisamente ed è come se la vita vissuta fino a quel momento da Fabio non fosse stata altro che un’esistenza immaginaria, da sostituire con una nuova. È così che il protagonista inizia la propria ricerca interiore, contraddistinta da un’insanabile tensione riguardo la possibilità di riuscire a comunicare qualcosa, a dispetto di una realtà scadente.
È proprio qui che arriva il Cinema, l’indicibile aspirazione della precedente vita e contemporaneamente l’unico strumento di senso per quella che verrà. Capolavoro.
Closer (2004), Mike Nichols
Tra i film da vedere su Netflix questo mese merita indubbiamente un posto anche Closer. Diretto da Mike Nichols, già regista di must del calibro de Il laureato e La guerra di Charlie Wilson, il film tratta dell’amore come elemento doloroso e lacerante. La pellicola descrive il sentimento amoroso in maniera a tratti spietata, senza alcuna forma di ipocrisia, incentrando la vicenda narrata su un continuo ed inevitabile avvicendarsi di incroci e seduzioni.
Il punto di forza della vicenda risiede tutto in un cinico realismo, conseguenza ineludibile della consapevolezza che l’amore è un sentimento destabilizzante e in continuo mutamento. Closer ci fa entrare dentro le pieghe della passione con piena consapevolezza e con la sfacciataggine di guardare in faccia la realtà, anche nelle sue sfaccettature più dolorose.
Il quartetto d’eccezione formato da Clive Owen, Julia Roberts, Jude Law e Natalie Portman ci trasporta sul campo dell’arte dellaseduzione, in cui simulare e dissimulare sono cifre imprescindibili per una felicità che in realtà è negato. Nessuno può ritenersi vincitore in questo gioco perverso, semplicemente perché si soffre in virtù dei propri sentimenti. L’amore è un sentimento ossessivo, fortemente incentrato sul corpo e inevitabilmente esposto alla dimensione del compromesso.
Whiplash (2014), Damien Chazelle
Vista l’imminente uscita di Babylon nelle sale italiane, vale assolutamente la pena inserire nel nostro quintetto di film da vedere su Netflix anche Whiplash, opera che ha consacrato il genio del giovanissimo Damien Chazelle agli occhi di pubblico e critica. A soli 29 anni il talentuoso regista statunitense firma una pellicola che trasuda da ogni poro la naturale consonanza di Chazelle con il mondo dell’arte, nelle sue più varie ed eterogenee declinazioni.
Conducendo per mano lo spettatore all’interno dell’universojazz, Whiplash ci propone una dura riflessione sugli aspetti più deviati nel panorama dell’eccellenza musicale. Con un tono autobiografico che non scade mai nella commiserazione di sé stesso, Chazelle ritrae brillantemente gli aspetti malsani che si celano dietro l’ardente desiderio di coltivare una passione e di primeggiare ad ogni costo, ponendo il focus sulla disciplina e sul sacrifico.
Oltre che essere frutto della sensibilità artistica del regista di La La Land, Whiplash deve buona parte della propria bellezza e del meritato successo riscosso alle prestazioni di Miles Teller e di un sontuoso J.K. Simmons.
Spesso isolati in una vera e propria bolla da primi piani alienanti, i due intessono sulla scena un rapporto tra maestro e allievo che affascina e al tempo stesso repelle. Simmons ci regala il ritratto di un insegnante intransigente e disumano, una reincarnazione contemporanea del sergenteHartman, che vessa e mortifica continuamente un allievo schivo, ma al tempo stesso ossessionato dall’amore per la batteria.
Il risultato non può che essere la vittoria di ben tre Oscar nelle categorie per Miglior attore non protagonista, Miglior montaggio ed infine Miglior sonoro. Meritatissimo.
E voi cosa guarderete a gennaio? Continuate a seguirci su LaScimmiaPensa.com per i prossimi consigli sui film da vedere su Netflix!