Nel mondo moderno del gaming esistono due grandi categorie di giochi: quelli che vogliono esaltare al massimo la potenza grafica garantita dalla tecnologia e quelli che invece vogliono strizzare l’occhio al passato. Da oggi quando penseremo a questa seconda categoria il primo titolo che ci verrà in mente sarà Vengeful Guardian: Moonrider, platform a scorrimento a laterale sviluppato da Joymasher e arrivato sul mercato lo scorso 12 gennaio, che ci ha fatto rivivere i fasti del gaming su cabinato. Dopo aver completato la campagna principale in circa 2 ore, siamo ora dunque pronti a parlarvene.
Vengeful Guardian: Moonrider, il Trailer
Vengeful Guardian: Moonrider, la Recensione
Ogni volta che si mette a mano a un gioco contemporaneo che tenta di emulare un determinato genere del passato, quasi sempre il risultato è un mix tra classico e moderno che nel migliore dei casi riesce a soddisfare più o meno tutti. Quasi sempre questi progetti sono lavori cerchiobottisti che tentano di accaparrarsi i favori sia del pubblico maturo che di quello giovane. Raramente ci si trova di fronti a giochi come Vengeful Guardian: Moonrider, titolo sviluppato dallo studio Joymasher che prende il coraggio a due mani e decide di creare un titolo che potrebbe tranquillamente essere uscito all’inizio degli anni ’90. Nessun accordo nè compromesso. Questo deve essere un gioco retrò e lo è in ogni sua singola sfaccettatura; nel bene e nel male. Ma andiamo con ordine
Vengeful Guardian: Moonrider, è un platoform a scorrimento laterale nel quale impersoniamo un ninja che in un mondo distopico dai tratti cyberpunk va a caccia delle creature robotiche create dai governi totalitari della Terra per soggiogare la volontà del popolo. Si, esatto. Non è una trama per nulla originale. Ma questo non è un problema. Infatti la narrazione arriva al giocatore attraverso rapidi dialoghi e brevissime cutscene che non prendono più di una manciata di secondi. Come molti dei giochi degli anni ’90, la trama è solo un flebile motivo per mandare avanti il gameplay. E Vengeful Guardian: Moonrider, volendo rifarsi a quel genere lì, utilizza esattamente quel modello.
Il gameplay è frenetico e ricco d’azione, col nostro Moonrider che armato di Katana fa incetta di tutti i nemici che si trova di fronte. Davvero interessante il vasto assortimento di tecniche secondarie utilizzabili spendendo ogni volta una piccola quantità di mana. Questi sono diversificati e influenzano in modo importante il gampeplay, dando ad ogni giocatore la possibilità di scegliere la strategia di lotta che più si avvicina ai propri gusti.
Stessa cosa per i chip che si trovano nacosti nei vari livelli. Questi conferiscono al Moonrider abilità passive speciali in grado di modificare in modo importante l’approccio di ogni singolo player, aiutando i neofiti a non subire troppe sconfitte e i giocatori più esperti a combinare tecniche e strategie per aumentare la rigiocabilità.
I nemici che il nostro eroe incontrerà negli 8 livelli di cui Vengeful Guardian: Moonrider sono anche questi in classico stile 16 bit anni ’90. Ogni avversario avrà infatti un pattern ben preciso che non cambierà mai, facilmente prevedibile e attaccabile. Gli stessi boss, numerosi e ben caratterizzati, avranno i classici punti luminosi da colpire. Per chi è cresciuto a pane e Contra questa è una meccanica classica e consolidata. Tuttavia, sebbene nel 2023 uno stile di gioco simile potrebbe annoiare rapidamente, il gioco presenta una grande varietà di nemici che rende il gioco scorrevole e mai tedioso.
Ad aiutare a mantenere alto il divertimento del giocatore c’è inoltre la grande varietà di cose da fare. Il nostro Moonrider dovrà infatti combattere a terra, in acqua, in moto, fuggire da robot spara missili e dalla lava che sale dal basso. Il ninja protagonista dovrà arrampicarsi, saltare, tirare leve ed evitare trappole. In un gioco completabile in circa 2 ore, avere un così vasto assortimento di cose da fare è davvero una rarità che ci ha stupiti e divertiti.
Vengeful Guardian: Moonrider non è un gioco perfetto, anzi. Presenta tutti i difetti classici dei giochi degli anni ’90. I movimenti del personaggio protagonista sono spesso legnosi e determinati salti all’apparenza agili potrebbero mettere a dura prova i vostri nervi. La difficoltà inoltre scende in modo vistoso dopo i primi livelli. Non appena si trova una certa confidenza con tasti e meccaniche e quando si ottenegono i giusti chip e le giuste tecniche secondarie, i livelli diventano una rapida marcia vittoriosa. Il fatto inoltre che i Boss siano scriptati per utilizzare sempre le stesse tecniche ad intervalli regolari non farà altro che facilitare ancor di più i giocatori più esperti. Tuttavia il gioco è troppo breve e divertente per superare il punto di ritorno nel quale diventerebbe solo una noiosa ripetizione di tasti.
La componente grafica è sicuramente deficitaria. Certo, ogni elemento a schermo si rifà ad un momento della storia del gaming in cui le possibilità tecnologiche erano limitate. Tuttavia si poteva fare sicuramente meglio in alcuni elementi che più che retrò sembrano semplicemente approssimativi. Cosa che non si può invece dire per la colonna sonora potentissima e contraddistinta da un ritmo feroce e incalzante che accompagnerà il giocatore in tutta la partita, deliziando le sue orecchie.
In conclusione Vengeful Guardian: Moonrider è un platform di alto spessore, volutamente ispirato a una determinata era dell’oro del gaming ma che riesce ad intrattenere e divertire anche chi non ha vissuto un’adolescenza tra sale giochi e cabinati. Forse un po’ troppo corto, forse troppo facile sul finale. Ma questo gioco ha una caratteristica che ogni tanto alcuni sviluppatori criminosamente ignorano: è terribilmente divertente.
Assolutamente immancabile per tutti gli amanti del retrogaming. Provare per credere.