Margot Robbie interpreta Tonya Harding, nota pattinatrice sul ghiaccio che si è affermata negli anni ’90 e racconta la sua vita dall’infanzia segnata da una madre poco amorevole ma molto determinata nel farla diventare la migliore nel suo campo, sino al 1994 anno che la vede coinvolta in uno scandalo.
A parte l’interessante vicenda di una donna che è riuscita a creare una carriera agonistica dal nulla, senza aiuto ma con la sola perseveranza, Tonya è una splendida dimostrazione di quanto il talento da solo non porta a nulla se non accompagnato da duro lavoro.
Margot Robbie entra profondamente nel personaggio, facendoci dimenticare chi ci sia dietro – nonostante il volto ben riconoscibile – tanto da valerle una candidatura ai Premi Oscar nel 2018. A vincerlo, invece, una straordinaria Allison Janney per il ruolo della madre LaVona, così decisiva per la vita personale e sportiva della figlia.
5) Judy, Rupert Goold (2019)
L’intramontabile Judy Garland – la tanto amata Dorothy ne Il mago di Oz del 1939, tra le altre cose – madre di Liza Minelli e icona di stile, bravura, arte dagli anni ’30 sino ad oggi, raccontata negli ultimi anni della sua vita in pieno declino. Un’esistenza costellata di enorme successo che ha portato una donna fragile a ricorrere all’uso (e abuso) di sostanze che le dessero la sensazione di vitalità, il brivido che la frenesia le ha sempre fatto mancare.
Per l’occasione Renée Zellweger – evidentemente trasformata – è riuscita a riportare alla luce il ricordo di una grandissima artista con tutte i suoi timori e le sue paure, dando spessore ad una donna giustamente osannata ma quasi non considerata quando ancora poteva esser salvata da sé stessa. La breve vita di Judy Garland verrà sempre ricordata per il suo lavoro, il suo talento grazie ai numerosi film e spettacoli che la vedono protagonista ma in Judy si è voluto mettere in risalto la donna più che l’artista, con tutti i suoi difetti (oltre i numerosi pregi).
6) A Beautiful Mind, Ron Howard (2001)
Dubito che esista qualcuno che non abbia ancora visto – o per lo meno non abbia mai sentito nominare – A Beautiful Mind e di Russell Crowe nei panni del matematico Premio Nobel John Nash.
La vicenda parte da quanto il giovane, poco socievole John Nash entra a Princeton subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Da subito mostra il suo talento – sostenuto dall’unico amico e compagno di stanza Charles Herman (Paul Bettany) – tanto da esser richiesto prima dal MIT per entrare a far parte della squadra dei suoi ricercatori, poi direttamente dal Pentagono che in piena Guerra Fredda hanno bisogno di decriptare messaggi segreti dei russi.
Ron Howard con la sua solita maestria dimostra il grande regista che è, coadiuvato sicuramente dal cast artistico (oltre Russell Crowe e Paul Bettany ne fanno parte Ed Harris, Jennifer Connelly, Christopher Plummer) e da una storia che fa di quella che può sembrare una anomalia il suo grande punto di forza. Si parla di malattia mentale e di come questa non riesca comunque a celare la genialità di una persona/personaggio più unico che raro.
7) Into the Wild, Sean Penn (2007)
Basato sul libro di Jon Krakauer Nelle terre estreme, questa magnifica avventura narra la vicenda di Christopher McCandless, un ragazzo che ha deciso subito dopo la laurea di abbandonare casa e famiglia per intraprendere un viaggio ad ovest degli Stati Uniti in solitaria fino a raggiungere l’Alaska, per riconnettersi alla natura dopo aver vissuto immerso in una società consumistica a cui non sente di appartenere.
Ispirato da Walden ovvero Vita nei boschi di Henry Thoreau, McCandless ha preso una decisione estrema, un coraggio che ha appassionato autori che con diverse tipologie di opere lo hanno raccontato. Into the Wild è un vero e proprio viaggio, alla scoperta di idee lontanissime da ciò che conosciamo eppure così confortanti in qualche modo. Il tutto guidato dalle emozionanti note di Eddie Vedder che rendono il film ancora più intenso ed appassionato. “La felicità è autentica solo se condivisa”, una consapevolezza dolce-amara a cui McCandless arriverà quando sarà troppo tardi.
I film tratti da storie reali sono di ispirazione per molti, permettono di guardare aspetti della vita a cui spesso non si pensa dando quella “spintarella” di cui non si sa di aver bisogno. Sebbene spesso vengano raccontate vite di personaggi eccezionali, il fatto che mostrino come tanti venuti dal nulla abbiano avuto successo – con impegno e non senza difficoltà – rendendo obiettivi che appaiono inarrivabili un po’ più vicini alla gente comune.
Quali sono i vostri film biografici preferiti? Scriveteli nei commenti!