Saiyuki
Liberamente tratto da Viaggio in occidente, di Wú Chéng’ēn, uno dei cosiddetti Quattro Grandi Romanzi Classici della letteratura cinese, peraltro si tratta del medesimo testo a cui si è ispirato Toryama per Dragon Ball.
Scritto e disegnato da Kazuya Minekura, ha ricevuto diversi adattamenti tra anime, film, OAV e serie. La prima serie, Gensomaden Saiyuiki, presenta per la prima metà del plot (antologico) un adattamento dei volumi da 1 a 7, proseguendo con un arco del tutto originale (assente nel manga) e due episodi tratti da Saiyuki Gaiden, prequel del manga originale (dove gli stessi personaggi, tranne Wukong, ricompaiono nella forma di esseri divini, loro precedenti reincarnazioni).
Com’è intuibile dal titolo, inizia tutto con la scusa di un viaggio verso ovest, e attraverso il viaggio (e a una trama prevalentemente episodica) si snodano tutte le relazioni e le vicende dei vari personaggi: il monaco chaotic neutral Genjo Sanzo, il teppista di strada e mezzo-demone Sha Gojio, il cuoco e neo-demone (nato umano e divenuto demone dopo aver ucciso 1000 di loro) Cho Hakkai e infine il protagonista, tanto dell’anime/manga quanto del romanzo, Son Goku (o Sun Wukong).
Un viaggio verso il tramonto che offre una colonna sonora arricchita con toccanti melodie di pianoforte e una scrittura che esplora meticolosamente ogni personaggio finché non vorresti diventare amico di ognuno di loro.
Trigun
La serie è lo stesso anno di Cowboy Bebop, di cui infatti condivideva quella dimensione di malinconia e di interiorità dei personaggi, con un flow delle puntate caratterizzato da una forte componente aesthetic (di cui infatti i media nati in questi anni saranno artefici).
Tratto dal manga di Yasuhiro Nightow, di cui peraltro è previsto un nuovo adattamento, Trigun Stampede, a gennaio 2023.
Torna anche la trama episodica con una macro-trama generale che si snoda poco a poco, ad ogni episodio. In un classicissimo setting alla Mad Max, il protagonista, Vash, è classificato dalle agenzie assicurative come un “tifone umanoide” perché in qualunque città egli si rechi scoppiano dei cataclismi colossali e terribili che radono tutto al suolo e puntualmente non fanno mai neanche una vittima.
Chi diavolo è costui? Da dove viene? E perché si comporta come un moccioso fancazzista se ha il potere di distruggere intere città?
Queste domande vi terranno gli occhi incollati allo schermo.
Cyberpunk Edgerunners
Nonostante alcune similitudini per quanto riguarda l’ambientazione e la mod dei personaggi, le due serie con i loro ventiquattro anni di distanza, parlano a due pubblici diversi e, a loro modo, contengono dei messaggi diversi tuttavia è innegabile che l’atmosfera che si respira in Cyberpunk: Edgerunners sarebbe stata molto diversa, senza la codificazione di Cowboy Bebop e altre grandi opere.
Il plot si inserisce perfettamente in quell’idea di mondo organico, vivo, che poi è la base del gioco di ruolo che ha dato origine a tutto (nonché del videogioco che disgraziatamente ha voluto dire la sua), il grande rivale di Dungeons and Dragons, Cyberpunk 2020 (colloquialmente, ci si riferisce con questo titolo sia alla seconda edizione che alla prima dell’88).
Se la Wizard of the Coasts, casa madre di d&d, si ispirò a Tolkien e Moorcock per creare il suo capolavoro, la R. Talsorian Games si ispirò al Neuromante di Gibson e ad altre produzioni della cyberpunk wave, per creare non un mondo fiabesco, pulsante e organico, ma una metropoli infinita, più simile a un girone infernale che a una città vera e propria, una babilonia oscura e automatizzata come si può apprezzare nel grande capolavoro di Fritz Lang, Metropolis, e il suo moloch che divora i suoi stessi operai.
Night City è una città che divora i suoi stessi abitanti, una medea che divora i suoi figli.
I veterani del cyberpunk cartaceo sanno che la scheda del proprio personaggio non durerà mai più di 4-5 sessioni perché la morte è in agguato in ogni anfratto, se ti trovi in una città dove non brilla mai il sole a causa dello smog (cosa che purtroppo si perde sia in 2077 che Edgerunners).
Tenetevelo bene a mente, insieme a un bel po’ di fazzoletti, quando la guarderete.