1. Michael Andrews feat. Gary Jules – Mad World (2001)
Tutti conoscono questo brano solo come colonna sonora (e in questa versione) del celebre cult Donnie Darko: quasi nessuno sa che l’originale è dei Tears For Fears, risalente al 1983 (nell’album di debutto della band inglese, The Hurting) e scritta e cantata dal bassista Curt Smith. E ci vogliamo schierare: la prima versione, synthwave, è trecentomila volte meglio della tediosa ballad della cover.
2. Bananarama – Venus (1986)
L’originale di questo brano è del gruppo olandese Shocking Blue e risale al 1969. E la band in questione, attenzione, è “famosa” anche per un’altro celebre pezzo coverizzato: Love Buzz, comparso nello stesso album e rifatto dai Nirvana nel 1989. Due composizioni davvero diverse e distanti come stile, che hanno però a loro modo entrambe segnato la storia della musica.
3. Santana – Black Magic Woman (1970)
Ebbene sì: una delle più famose canzoni nel repertorio di Carlos Santana non è sua: è stata scritta da Peter Green, chitarrista, cantante, co-fondatore e di fatto geniale leader dei Fleetwood Mac, poi distrutto dalla schizofrenia. La versione di Santana è poi unita in un medley allo strumentale Gypsy Queen di Gábor Szabó, del 1966.
4. Soft Cell – Tainted Love (1981)
Altro grande classico degli anni ’80 e specie nel filone synthpop, questo successo dei Soft Cell è in realtà un’altra cover: l’originale è di Gloria Jones, del 1964, e scritta da Ed Cobb. In questo caso è la cover ad essere sicuramente più riuscita dell’originale: un brano autenticamente d’impatto con un arrangiamento memorabile e ancora oggi leggendario.
5. Whitney Houston – I Will Always Love You (1992)
Ebbene sì: la più famosa canzone di Whitney Houston, quella per la quale viene in pratica ricordata di più… non è sua. E a voler essere onesti praticamente nessuna sua canzone era sua: basta dare un’occhiata ai credits dei suoi album per scoprire che la Houston, pur voce poderosa, non ha scritto neanche una nota in tutta la sua carriera, o quasi. Qui, per esempio, l’originale risale al 1974 ed è di Dolly Parton.
6. Jeff Buckley – Hallelujah (1994)
Questo è forse uno dei pochi casi nei quali tutti, più o meno, sanno che il brano originale è di Leonard Cohen e risale al 1984. Rifatta dieci anni dopo da Jeff Buckley la canzone è risorta a nuova vita. Due versioni di eguale (alto) livello che vengono giustamente, entrambe, tenute in altissima considerazione da fan, musicofili e appassionati a prescindere dall’interprete.
7. Nirvana – The Man Who Sold the World (1994)
Torniamo a citare i Nirvana con il loro celebre concerto Unplugged, un’esibizione che del resto prevede diverse altre cover oltre a questa. A cominciare da quella che tutti ostinatamente citano come “My Girl”, e che si intitola invece Where Did You Sleep Last Night?. Nello stesso concerto anche questo piccolo classico cult di David Bowie, del 1970.
8. Johnny Cash – Hurt (2003)
Negli ultimi anni della sua carriera Cash è stato famoso praticamente solo per due cover: questa e una di Personal Jesus dei Depeche Mode. Eppure, e specialmente all’epoca, in molti non sapevano che questo brano originariamente è dei Nine Inch Nails, scritto da Trent Reznor e rilasciato in una versione ben diversa nell’album capolavoro The Downward Spiral del 1994.
9. Cindy Lauper – Girls Just Want to Have Fun
Ebbene sì: l’inno femminista anni ’80 di Cindy Lauper è stato in origine scritto da un uomo, tale Robert Hazard, e pubblicato come singolo nel 1979 ma senza successo. Chiaro, l’interpretazione della Lauper non si supera (ed è anche diventata a dir poco insopportabile, dopo quarant’anni).
10. Jimi Hendrix – All Along the Watchtower (1968)
Pubblicata (e ovviamente scritta) da Bob Dylan solo l’anno prima, questa canzone è stata ripresa da Jimi Hendrix e ri-arrangiata in stile hard rock con enorme successo e ancora oggi molti pensano che sia sua. Non è l’unica cover celebre del chitarrista (vi dice niente una certa Hey Joe?), ma perlomeno rende giustizia all’originale.