Starman era e rimane la canzone più indimenticabile di David Bowie: ma ne conoscete il vero significato? Riscopriamolo insieme
“There’s a Starman waiting in the sky…” Quell’uomo delle stelle era David Bowie, o meglio il suo alter-ego: Ziggy Stardust. Uno dei suoi tanti personaggi, ideato ad inizio anni ’70 come incarnazione glam rock di una figura da rockstar mitica, aliena in tutti sensi, ultraterrena per il pubblico che se la trovava davanti.
Un alieno che cerca di comunicare con il suo pubblico tramite la forza più potente che esista e l’unico vero linguaggio universale: la musica. Ma la forza del suo messaggio è letteralmente ultra-terrena e chi lo ode potrebbe restare completamente sconvolto. Questo il tipo di impressione che Bowie cerca di imprimere, anche nei suoi spettacoli, nel 1972.
“Didn’t know what time it was The lights were low, oh, oh I leaned back on my radio, oh, oh Some cat was layin’ down some rock ‘n’ roll Lotta soul, he said“
“Non so che ora fosse Le luci erano spente Mi rilassavo con la mia radio Qualcuno stava sparando un po’ di rock and roll Molto spirito, diceva lui”
Lo Starman si presenta dapprima alla radio, interferendo con le normali trasmissioni quasi come in un classico film di fantascienza. L’extraterrestre ha le sembianze di una normale rockstar, e di fatto all’epoca è come se le rockstar fossero effettivamente alieni: esseri eccezionali, che superano ogni regola e ogni aspettativa, quasi provenienti da un altro mondo.
Questo è tanto più vero per David Bowie, trasformista eclettico dal carisma eccezionale e dalla presenza dirompente. Il suo pubblico non può effettivamente fare a meno di pensare di trovarsi di fronte ad un essere inumano, che annuncia l’arrivo dell’uomo delle stelle ma allo stesso tempo, convenientemente, ne veste i panni stessi.
“Then the loud sound did seem to fade Came back like a slow voice on a wave of phase That weren’t no DJ That was hazy cosmic trace“
“Poi il suono rumoroso sembrò svanire Tornò indietro come una lenta voce su un’onda di fase Non c’erano DJ Era una vaga traccia cosmica”
“There’s a Starman waiting in the sky He’d like to come and meet us But he thinks he’d blow our minds There’s a Starman waiting in the sky He’s told us not to blow it ‘Cause he knows it’s all worthwhile He told me Let the children lose it Let the children use it Let all the children boogie“
“C’è un uomo delle stelle che aspetta nel cielo Vorrebbe venire ad incontrarci Ma pensa che ci farebbe esplodere la testa C’è un uomo delle stelle che aspetta nel cielo Ci ha detto di non sprecare l’occasione Perché sa che ne vale la pena Mi ha detto Lascia che i ragazzi perdano la testa Lascia che i ragazzi la usino Lascia che i ragazzi ballino”
L’alieno consegna ai giovani e agli appassionati il verbo della nuova era, che è musica rock ma è anche rivoluzione: l’elaborazione dei cambiamenti degli anni ’60 che nel decennio successivo porta ad una libertà mai vista, nei costumi, nell’arte, nella sessualità, nei media e persino nella vita di tutto i giorni.
E i giovani, destinatari di questo stravolgimento, devono reagire “brillando” a loro volta, comunicando con l’alieno come possono e, parte migliore del messaggio, cercando anche in sé eccezionalità e voglia di rendere la propria vita speciale in attesa dell’avvento di un nuovo mondo che a quel tempo, nel 1972, sembra davvero già quasi arrivato.
“I had to phone someone, so I picked on you Hey, that’s far out, so you heard him too! Switch on the TV, we may pick him up on channel two Look out your window, I can see his light If we can sparkle, he may land tonight Don’t tell your poppa or he’ll get us locked up in fright“
“Dovevo telefonare a qualcuno, per cui ho scelto te Ehi, è fuori dal mondo, quindi l’hai sentito anche tu! Accendi la tv, potremmo beccarlo sul canale due Guarda fuori dalla finestra, posso vedere la sua luce Se potessimo brillare, lui potrebbe atterrare stanotte Non dirlo a tuoi padre o ci chiuderà nella paura”