Per tutti gli appassionati di musica fare playlist su playlist su Spotify è irresistibile. Ma riuscite a farle come volete? Ecco dei consigli utili per organizzare le vostre canzoni nel miglior modo possibile!
Su Spotify si può ascoltare talmente tanta musica che, specialmente per i veri appassionati, resistere alla tentazione di salvare le canzoni preferite e organizzarle in apposite playlist è praticamente impossibile. Ma non tutti sono schematici allo stesso modo e le possibilità sono così tante che sembra quasi impossibile creare delle buone tracklist di ascolto secondo criteri che funzionino sempre.
Ecco quindi alcuni consigli per creare una buona playlist su Spotify. Innanzitutto, dovete capire per cosa vi serve e magari titolarla di conseguenza: è una playlist per un viaggio in auto? Per mettere musica a una festa? Per l’allenamento in palestra o la corsa? O magari solo per cercare un po’ di relax?
Sappiamo che già la piattaforma fornisce vari brani “a tema” organizzati in playlist con questi titoli, ma sappiamo anche che spesso sono irrimediabilmente le canzoni meno adatte, scelte da algoritmi e in base ai gusti altrui: molto meglio una selezione personale, mirata e specifica.
E in questo senso, vi invitiamo sempre: gli algoritmi tornano utili ma non cessate mai di essere curiosi nel scoprire nuova musica anche leggendo articoli che la consigliano o sfruttando motori di ricerca appositi. Detto questo, vediamo come creare una buona playlist anche puntando magari a qualcosa più da appassionati, come una tracklist dedicata ad un genere o un artista.
Per esempio: volendo creare una playlist tutta dedicata a un singolo cantante, diciamo Billie Eilish, una buona idea sarebbe realizzarla cronologicamente partendo dai suoi primi singoli fino a quelli più recenti, in modo da dare una buona idea dell’evoluzione del suo stile. E non inserendo troppe canzoni si potrebbe poi sfruttare per far scoprire la cantante a chi non la conosce.
Infatti a poco serve creare playlist di due ore e con centinaia di canzoni se il nostro intento non è “sentire”, in sottofondo, bensì “ascoltare”: e se la playlist non è solo destinata a noi ma, come si faceva un tempo con le compilation in musicassetta da regalare a qualcuno (ricordate Alta Fedeltà?), la selezione va operata con criterio.
Nel caso della nostra Billie, per esempio, inutile soffermarsi su canzoni particolarmente ostiche o non troppo significative nella sua carriera, come bitches broken heart e come out and play; ha senso, invece, inserire tra i classici qualche piccola perla “cult” importante magari per qualche ragione particolare: come my strange addiction, canzone della Eilish che contiene riferimenti a The Office.
Se parliamo invece di un genere, poniamo classici dell’indie pop negli anni ’10, vanno presi in considerazione ancora altri aspetti: nomi da tenere presenti ma anche natura delle canzoni e posizione nella playlist. La cosa infatti importante da ricordare e non solo in casi come questo è la necessità di creare un ascolto fluido, che non annoi e che trascini fino alla fine.
E come? Per esempio iniziare con una canzone famosa, che coinvolga subito, procedendo con alcuni altri pezzi belli energici per invogliare a continuare e associando brani simili a gruppi di due o tre, o più, in modo da evitare ogni possibile iato e far confluire, per così dire, ogni canzone nell’altra favorendo un ascolto piacevole e spontaneo.
In questo nostro elenco dedicato all’indie pop anni ’10, quindi, abbiamo iniziato con la celeberrima Radioactive degli Imagine Dragons, proseguendo con un gruppo di più alto livello come The 1975 ma non con un titolo scontato. Abbiamo associato canzoni dai toni molto simili, come i due brani dei Walk the Moon e dei Two Door Cinema Club, e inserendo una piccola chicca come i sottovalutatissimi Fickle Friends.
Allo stesso tempo la playlist è costruita per dare un’idea dell’eclettismo del genere, specie per gli scettici che lo evitando a causa del termine “pop”: ne rendono un’idea il synth nostalgico dei CHVRCHES, o la tendenza alla neo-psichedelia dei Foster the People. E chiudiamo con i Vampire Weekend, i Beach Boys degli anni ’10, di altissimo livello come band nonostante il genere di appartenenza.
Insomma, speriamo di aver reso l’idea. Naturalmente i criteri da adottare devono essere sempre i vostri: se vi serve ascoltare Lean On dei Major Lazer per andare a correre o l’ultimo disco dei Moderat per viaggiare di notte in auto, va bene così. Ma non sottovalutate mai il potere (e il piacere) di una playlist, su Spotify e non, che sia ben composta!