In una delle migliori canzoni della loro carriera, This Is Why, i Paramore commentano con forza un mondo che dopo la pandemia non sembra affatto migliorato
“This is why I don’t leave the house”: ecco perché non esco di casa. Una dichiarazione, questa dei Paramore espressa per voce della sempre inarrestabile Hayley Williams, che potrebbe suonare ironica per certi versi, vittimista per altri. Ma nella quale, inutile girarci intorno, negli ultimi mesi molti di noi non fanno fatica a ritrovarsi.
La canzone è il primo singolo tratto dal nuovo album dei Paramore, il primo dopo la pandemia, in uscita nel 2023 e sempre dal titolo This Is Why. Segue due album da solista della Wiliams, i primi della sua carriera e pubblicati dopo i suoi trent’anni: Petals for Armor (2020) e Flowers for Vases / Descansos (2021).
Riunitasi con Taylor York e Zac Farro e datasi con i compagni di band all’adozione di sound che riprendono lo stile degli inglesi Bloc Party (qui si sente chiaramente), la cantante si esprime con This Is Why in un inno all’auto-conservazione, che critica la natura crescentemente ostile e nociva del mondo post-quarantena/e.
Ha infatti dichiarato: “Penseresti, dopo una pandemia globale di proporzioni fottutamente bibliche e con l’imminente distruzione di un pianeta morente, che gli esseri umani abbiamo trovato dentro di sé [la forza] per essere più gentili o più empatici, o qualcosa almeno”. E ha lasciato i social, non unica della sua generazione.
La canzone parla di “non uscire di casa” ma la “casa” in questione è chiaramente anche quella virtuale: difficile muoversi in un mondo nel quale la libertà d’espressione assoluta, grande utopia del passato, si è ritorta su sé stessa e ha portato a un sistema di spasmodico controllo reciproco di natura paranoica: tutti attaccano tutti, niente si può più dire.
Sappiamo che la situazione non è esattamente così asfissiante e c’è ancora un certo spazio di manovra, d’accordo. Ma le pressioni della Cancel Culture, nuove regole linguistiche e la sempre immancabile ostilità, specie su Twitter, di utenti pronti ad affossare chiunque non la pensi come loro presentano un quadro perlomeno allarmante. Ed è infatti da qui che parte la canzone:
“If you have an opinion Maybe you should shove it Or maybe you could scream it Might be best to keep it To yourself To yourself“
“Se hai un’opinione Forse dovresti lasciarla perdere O forse potresti urlarla Potrebbe essere meglio tenertela Per te Per te”
In sostanza: occhio a quel che dici, specialmente online. Altro che libertà d’espressione: è quella degli altri a limitare la nostra e viceversa, in un clima che è ben lungi dall’essere utopistico. Ecco perché, anche se la frustrazione porta spesso a voler “urlare” queste opinioni (incluso questo stesso articolo) spesso la cosa più sicura sarebbe, purtroppo, semplicemente tacere.
Una grande autocensura collettiva per paura delle conseguenze: la grande conquista degli anni ’20. E quindi: “Ecco perché non esco di casa”. Ossia: perché non mi espongo più del necessario, perché al momento attuale preferisco nascondermi. Fuori, checché se ne dica, è troppo pericoloso, l’aria è avvelenata e la casa rappresenta purtroppo l’unico porto davvero sicuro.
“This is why I don’t leave the house You say the coast is clear But you won’t catch me out Oh, why? This is why“
“Ecco perché non esco di casa Dici che la via è libera Ma non mi catturerai Oh, perché? Ecco perché”
Nel video del brano (qui sopra) vediamo i Paramore recitare goffamente, la natura artificiosa di quello che fanno sempre esposta (si vedono le telecamere): tutto quello che facciamo è una recita perché viviamo in un mondo nel quale non siamo mai scollegati dagli altri. E infatti vediamo come Hayley e i suoi compagni siano tutt’altro che naturali: fanno cose strane, o non sanno che cosa fare.
In molti momenti preferiscono non fare assolutamente nulla; in altri, come quando la cantante si passa grottescamente il rossetto su tutta la faccia, cercando di rendersi “adeguati” per un mondo così giudicante e giudicatore, senza evidentemente riuscirci. Proseguiamo con il testo della canzone, sempre a tema:
“Better have conviction ‘Cause we want crimes of passion Survival of the fittest You’re either with us or you can keep it To yourself To yourself“
“Meglio avere convinzione Perché vogliamo crimini passionali La sopravvivenza del più forte O se con noi o te la puoi tenere Per te Per te”
Le opinioni online assumono spesso lo status di militanza ideologica e la razionalità viene sostituita da puri impeti di passione nel sostenerle. L’abbiamo visto durante la pandemia: dura pensare al bene comune di fronte alle motivazioni egocentriche di no-vax, no-mask e affini. E dove c’è ideologia, c’è anche esclusione: non sei d’accordo? Te ne puoi andare.
E nella variazione del brano (qui sotto) la paura di queste persecuzioni, di questi scontri e di queste esclusioni viene espressa appieno con l’immagine di un vuoto, temibile, da affrontare non appena lasciata la “casa”, al sicuro. Ormai è come gettarsi nell’infinito, un infinito però tenebroso e popolato di esseri paurosi e assetati di sangue. E la soluzione è sempre quella: rimanere “in casa”.
“One step beyond your door It might as well have been a free fall One step beyond your door Falling down an endless hall One step beyond your door Might as well have been a free fall One step beyond your door And I’m floating like a cannonball“
“Un passo oltre la tua porta Poteva anche essere una caduta libera Un passo oltre la tua porta Cadere giù per un corridoio infinito Un passo oltre la tua porta Poteva anche essere una caduta libera Un passo oltre la tua porta E sto fluttuando come una palla di cannone”
Vogliamo credere (e speriamo sia così) che questa visione della Williams e dei Paramore sia fin troppo apocalittica e pessimista: riflette un certo modo di pensare millennial, che già cozza contro posizioni ben diverse da parte della gen z, cresciuta con i social e molto più usa a digerirne gli effetti nocivi.
Ma per quanto riguarda lei (e loro, immaginiamo) la posizione sembra al momento questa: “Che sia razzismo, o teorie del complotto. Penso a come la rete dovrebbe essere questo grande connettore ma ci guida sempre più dentro di noi e ci separa sempre di più. Ho visto persone essere così tremende le une con le altre. Come possiamo aver affrontato queste cose [la pandemia] insieme ed esserne usciti peggiori?“