Sai riconoscere l’imprinting musicale di una band o di un artista? [ASCOLTA]

imprinting
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Perché potrebbe essere importante conoscere le influenze musicale degli artisti di oggi? Ve lo spieghiamo in questo articolo sull’imprinting musicale

Vi è mai capitato di ascoltare una canzone e di percepire una sensazione di familiarità con quel certo imprinting? Di sentire una serie di accordi o una melodia non del tutto nuovi? Se vi è successo non stavate sbagliando perché tutti gli artisti e le band quando creano e compongono musica hanno una o più costanti in comune con chi li ha preceduti.

L’imprinting musicale o la fonte di un’ispirazione possono essere il punto di partenza su cui poggia poi il lavoro di una band o di un musicista. Ovviamente sono da escludere dai discorsi i plagi perché è evidente che quella non è più un’ispirazione ma un atto deliberato di far passare il lavoro di un altro come proprio.

Gli artisti che menzioneremo invece sono stati in grado di prendere una strada musicale che esisteva già (quindi riconoscibile) e di percorrerla in modi diversi, con altri mezzi e ad un’altra velocità. In fondo lo diceva anche Picasso: i buoni artisti copiano, i grandi rubano. E anche in musica i casi non mancano.

Una band che ha rubato di mestiere e a piene mani è ormai l’ultra consolidato trio dei Muse. I Muse hanno saputo davvero fondere tanti stili e generi diversi in modo sapiente. Principalmente il loro imprinting arriva dalla musica classica e sinfonica (Chopin, Berlioz, Rachmaninoff). Senza andare sul difficile ascolta l’intro di Plug in Baby (o l’assolo di The Handler) e poi la Toccata e Fuga in Re Minore di Bach.

L’arpeggio di pianoforte di Space Dementia, del 2001, trae molta influenza dal secondo concerto per pianoforte di Rachmaninoff e l’elenco potrebbe continuare a lungo. Matt Bellamy e soci hanno spesso dichiarato che essere nati come band all’alba del nuovo millennio ha portato come conseguenza naturale l’influenza di band come i Nirvana e gli Smashing Pumpkins.

Troviamo spesso riferimenti a questi gruppi nelle distorsioni di cui abbondano le chitarre dei Muse. Come del resto non sfugge quanto sia forte l’imprinting di Jeff Buckley nello stile canoro di Matt Bellamy. E che dire dei Radiohead? Se conoscete il loro sound non vi sarà difficile ritrovarlo nella musica dei Muse.

E se parliamo dei Radiohead la lista delle band derivative si fa corposa. Dai primi Coldplay ai più recenti Nothing but Thieves il genio dei Radiohead è stato una scintilla che nutre da decenni il fuoco delle band e di artisti di mezzo mondo. Li ritroviamo anche in James Blake, nei Travis, negli XX, nei Placebo e negli Arcade Fire, solo per citarne alcune.

Eppure, anche i Radiohead stessi, che sono definiti pioneri di un’epoca rock, portano con sé il marchio e l’ispirazione di chi li ha preceduti. Di chi forse ha aperto per primo la strada su cui si sarebbero incamminate le generazioni future. Nella loro musica si ritrovano echi dei Pink Floyd e di David Bowie, apripista della sperimentazione e dell’innovazione che ancora oggi fa scuola nella musica moderna.

Un altro grande artista che ha raccolto moltissime vibes anni ’70 è Lenny Kravitz. Il suo retaggio musicale spazia da Prince a Jimi Hendrix, da Stevie Wonder a Elton John. La sua famiglia era molto amica di Miles Davis e nel suo primo periodo di attività la musica jazz fu un importante fonte di ispirazione.

Anche nella sua strumentazione ufficiale troviamo diversi indizi che ci aiutano a capire le sue influenze. Lenny, infatti, usa chitarre Gibson (principalmente Les Paul con amplificazione Fender) e questo gli permette di creare un set up classic rock ma che lascia spazio ad ambientazioni funk in cui spesso si avventurano i suoi brani.

Incamminarsi su una strada già battuta però potrebbe anche essere una lama a doppio taglio quando artisticamente parlando si cade nella trappola della troppa nostalgia del passato. Simon Reynolds, uno dei più grandi critici musicali moderni, ha scritto nel suo libro Retromania che la musica da qualche anno è ostaggio della nostalgia.

Sembra che manchi un po’ di coraggio nel raccontare il proprio tempo e si abusi fin troppo di un sound del passato. Oggi abbiamo giovani band di artisti talentuosi come i Greta Van Fleet o i Dirty Honey che fin dalle prime note non lasciano dubbi sulle loro influenze. Avere molto in comune con i Led Zeppelin o con i Guns N’ Roses è un difetto o un complimento? Ognuno può rispondere come preferisce.

La cosa più importante è, sia per chi compone sia per chi fruisce della musica da ascoltatore, che conoscere il passato aiuta a comprendere il presente. La storia della musica non esisterebbe senza persone che prendono in prestito da artisti che li hanno preceduti. Ecco perché saper riconoscere l’origine di un sound può ampliare la nostra cultura musicale.

A cura di Alice Corleto

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