Riviviamo il 2022 in 22 ascolti fondamentali: i migliori album usciti quest’anno, in classifica e con le nostre recensioni
Il 2022 è arrivato alla fine ed è il momento di tirare le somme per quanto riguarda la musica. Impresa particolarmente complessa specie quest’anno, dato che abbiamo vissuto dodici mesi pieni di uscite straordinarie e lavori immensamente ispirati. Ma noi ci proviamo: ecco la nostra classifica dei migliori album del 2022 (ne scegliamo proprio 22).
Ecco il nostro elenco, dalla posizione numero 22 alla numero 1 con relativi link di Spotify per riascoltarvi subito l’album (se ne avete voglia, ma ovviamente noi ve lo consigliamo). Cliccate invece sul titolo dell’album se volete leggere la nostra recensione originale, uscita all’epoca. Buon anno, e non scordate di seguirci su LaScimmiaSente!
Sì è proprio lui: il nostro Joe Keery, alias Steve Harrington in Stranger Things, che nel caso ancora non lo sapeste porta avanti una carriera in musica di tutto rispetto. Lo fa dandosi ad una neo-psichedelia dai tratti synth e plastici che lavora per arrangiamenti allucinati e toni seducenti che aggiungono all’innegabile carisma del personaggio con ogni canzone. Tutte del resto, in questo album, molto riuscite.
Sì, d’accordo: questo disco non è Californication, abbiamo capito. Ma detto questo non si può negare che i RHCP,dopo 40 anni di carriera, si presentino ancora in splendida forma con una collezione di canzoni assolutamente eclettica, tra funk e rock, rap e ballad, che dà seguito e migliora il risultato dell’altro loro album del 2022, Unlimited Love. I quattro erano, sono e continueranno ad essere una sicurezza.
Il terzo album del gruppo jungle pop di culto è forse anche il loro migliore finora, in quanto reitera le sonorità figlie del punk alternativo anni ’80 ma si presta qui ad un certo eclettismo coinvolgendo altri generi e una produzione dai tratti più moderni. Una band che si sta facendo sempre più spazio tra i nuovi nomi fondamentali della scena nel 2022.
Sembra incredibile ma pur facendo tecnicamente “le stesse cose” da vent’anni e più, Dan Auerbach e Patrick Carney si rivelano ancora perfettamente in grado di avere buone idee e di imperniarvi il loro classico garage blues con somma convinzione e una buona dose di esperienza. Ed ecco un altro tra gli album migliore del 2022, in un’esplosione di rock and roll da perdere la testa.
Anche se quest’album parla più o meno solo di sesso, non si può negare che la formula delle inglesi Wet Leg, Rhian Teasdale e Hester Chambers, abbia qualcosa di particolare che coinvolge e convince. Un po’ grunge, un po’ indie, un po’ punk, il disco gioca con le chitarre e le melodie per tirarne fuori pezzi assolutamente memorabili; come ovviamente Chaise Lounge, che è già cult.
L’atteso ritorno del duo formato dal super-produttore Danger Mouse e da James Mercer, frontman di The Shins, in un lavoro indie rock atmosferico e ipnotico che calca molto sulla costruzione di climax e di intensità musicali guardando alla disco anni ’70, ad un certo soul e a una proposta in definitiva raffinata e sensuale. Musica per chi ha tempo (e voglia) di ascoltare.
Quattro anni dopo il geniale Boarding House Reach, il sempre ispirato Jack White torna con un altro lavoro sregolato e sopra le righe nel quale si diverte a trarre dalla sua chitarra tutti i suoni possibili mentre la sua voce sgraziata accompagna toni blues e garage in liriche personali ma anche spesso surreali. Un altro ottimo lavoro, nel quale conferma una volta di più il suo status di mito del rock.
Una band istituzione dell’indie rock, gli Spoon tornano con un disco solido e granitico che mostra alle nuove generazioni come si fa l’indie chitarristico “di una volta”. Un gruppo fuori dal tempo ma non per questo meno valido nella sua proposta musicale, che sa di ore e ore in sala prove e di riff costruiti sulle chitarre con un’ispirazione d’altri tempi.
Celebrativo e pieno di vita, il rodato indie rock dal sapore new wave dei Foals invita alla riscoperta di una nuova vitalità in una tracklist fatta di pura energia chitarristica e rock and roll spinto e audace. La band continua a conservare il suo posto di diritto tra le migliori realtà della musica contemporanea e del 2022 in primis.
Panda Bear, Avey Tare, Geologist e Deakin si ritrovano tutti e quattro insieme per riscoprire le sonorità indie neo-psichedeliche che caratterizzano i loro lavori più classici, in un trionfo di suoni sfuggenti e inafferrabili. In altre parole fanno bene quello che sanno fare bene e il risultato non può che essere un altro piccolo grande gioiello che splende in quest’annata già così piena.
Gli Editors all’ennesima potenza, tra i grandi “sopravvissuti” dell’indie metà anni ’00 e qui spinti verso la techno noise dal produttore Blanck Mass, ora membro della band. Il carattere darkwave e post-punk della loro musica si presenta come più solido che mai e questo nuovo album, neanche a dirlo ingiustamente ignorato, li pone ancora tra i giganti del rock di ogni tempo.
Sembra che questo nuovo album della formazione di Florence Welch sia stato ascoltato davvero da pochi. Male, perché in qualche modo è il migliore e più intenso che abbiano mai realizzato, con una decisa deviazione stavolta verso musicalità più tenebrose e decadenti e raggiungendo una profondità emotiva, nella loro discografia, mai vista prima.
Gli Alt-J tornano con un quarto album dalle qualità astratte e sfumate, con canzoni incentrate su specifiche idee e argomenti arricchite da sicuri riff, ritmi solidi e trovate stilistiche peculiari che rendono il loro “art indie” più che mai pregevole e superlativo. Un album da riascoltare ancora e ancora.
The Weeknd prosegue la sua esplorazione della malinconia d’amore in una dimensione synth nostalgica che sa di anni ’80 ma anche molto di R&B iper-moderno e digitale. Le canzoni del disco sono produzioni perfette, brillanti e incisive e si rivelano essenziali al tratteggio di uno stile, quello di Abel Tesfaye, che gli consente di distinguersi da tutti i suoi contemporanei.
Etta Friedman e Allegra Weingarten sono il duo losangelino che sta riprortando in auge il grunge anni ’90. Lo fa con un album perfetto che reintegra classici suoni chitarristici ad un songwriting gen z con un approccio nostalgico e rivoluzionario a un tempo. Un rock riflessivo ma deciso in un album che, se gli si tributasse l’attenzione che merita, sarebbe già un classico moderno.
Gli Arcade Fire tengono pienamente fede alla loro reputazione di leggende dell’indie rock con un ritorno superlativo, che unisce il meglio del loro stile con momenti elettronici, synth, folcloristici e atmosferici richiamati per descrivere un grande viaggio nell'”era dell’ansia”, viaggio che invita ad una riscoperta di sé e, cosa non banale dopo gli ultimi tre anni, a una nuova apertura verso il mondo e la vita.
Cantori dell’assurdo e dell’anarchico, i Black Midi si immergono con Hellfire in una dimensione politica e di riflessione sociale che passa per il provocatorio e il demenziale con costruzioni math, prog, post-punk e concettuali, le quali prendono in contropiede e si rivelano imprevedibili ad ogni nota. In sostanza: nel 2022, l’album più atipico e “weird” dell’anno.
5. Fontaines D.C. – Skinty Fia
Semplicemente, il miglior album post-punk del 2022. E considerando che parliamo della scena rock più intrigante, attiva e florida di inizio decennio, è tutto dire. I Fontaines D.C. sono aggressivi e riflessivi, sottili agitatori, poeti di strada e filosofi urlanti. Le loro chitarre e la loro energia ci riportano a fine anni ’70 e inzio anni ’80, in un’odissea gothic come poche oggi se ne sentono.
Quando finalmente il pubblico si deciderà a scoprire questo gruppo straordinario, sarà sempre troppo tardi. I geniali Everything Everything partono dall’indie rock per avventurarsi in produzioni digitali state-of-the-art che sorreggono sottili allegorie sulla vita e sul mondo moderno, con una sensibilità melodica particolare e un songwriting attento, adulto e ricercato. Da riscoprire prima di subito.
Il super-collettivo inglese si distingue prontamente con un secondo album intricato e colmo di spunti, idee e riferimenti intrecciati in una struttura che sa di post-rock, math rock, fusion e prog. Le allucinate e teatrali narrazioni si stendono su tappeti sonori fantastici ed eclettici, suoni vecchi e nuovi al tempo stesso organizzati in un insieme d’impatto unico. LA band, per eccellenza, da tenere d’occhio.
Ossia: la spiegazione nel dettaglio del perché Kendrick Duckworth è l’artista rap che guarda più in là di ogni altro. Elevandosi al di sopra di ogni cliché del genere e coinvolgendone mille altri in una dimensione a metà tra passato e futuro e tra fisico e astratto, il rapper compone un trattato esistenziale fatto di riflessioni filosofiche e ragionamenti sullo stato dell’individuo in un’epoca immensamente complessa.
C’è chi, con The Smile, ha parlato del “ritorno” dei Radiohead. C’è chi li definisce un side-project, o chi li considera come una band nuova, a sé stante. Sia come sia, non c’è dubbio sul fatto che questo nuovo progetto fatto di suoni oscuri e complessi con Thom Yorke, Jonny Greenwood e Tom Skinner riesca, in tutti i sensi, laddove gli ultimi lavori dei Radiohead hanno fallito. Un capolavoro, punto.