E’ uscito su Netflix il giorno di Natale il secondo adattamento cinematografico del capolavoro di Roald Dahl “Matilde”, in una nuova e sfavillante versione musical che non teme il confronto col primo film. Vi raccontiamo perchè ci è piaciuto (un sacco).
Chi di noi non è cresciuto guardando ripetutamente Matilda 6 Mitica (1996), diretto da Danny DeVito? Nonostante non avesse sfondato al botteghino, il film era stato infatti un discreto successo in TV in Italia: tra gli anni novanta e i primi duemila era forse uno dei film per l’infanzia più trasmessi di sempre, un ritornello condiviso nei cuori di tutti i bambini.
Allo stesso modo, la protagonista Matilda (Mara Wilson) era stata per noi realmente “mitica”, un’icona della nostra infanzia, emblema della forza creativa dei bambini di fronte al mondo degli adulti. Non si può quindi dimenticare tutto questo nel commentare il nuovo film Matilda: il Musical, che però, c’è da dire, si dimostra all’altezza del predecessore e per certi versi addirittura più potente.
Rompiamo però subito lo schema del confronto: anche con le dovute somiglianze a livello di macro-trama, Matilda il Musical è un remake dal tono di voce molto diverso rispetto alla versione del 1996. E non soltanto perchè è in musica.
Matilda: la trama e gli adattamenti
La storia di Matilda, tratta dal romanzo del 1988 Matilde del famoso romanziere Roald Dahl (anche autore de “La Fabbrica del Cioccolato“), è quella di un’adorabile bambina prodigio di neanche 6 anni, nata in una famiglia che la trascura e non capisce nè apprezza il suo genio. Matilda ama leggere storie di ogni genere e, nonostante la sua giovane età , ha già imparato svariate materie scolastiche da autodidatta, proprio dai libri.
Quando finalmente la mandano a scuola, Matilda ritrova una dolcezza adulta a lei sconosciuta nella sua insegnante, la signorina Honey (nel film musical interpretata da Lashana Lynch, l’ultima 007 ndr.), ma si scontra anche con la brutalità della Signorina Trinciabue (Trunchball, in inglese, interpretata da Emma Thompson), la mostruosa preside che regna nel terrore e nell’odio per i bambini “vermiciattoli”. Matilda scoprirà presto che il suo potenziale va ben oltre quello scolastico e che grazie alla sua intelligenza riesce a muovere gli oggetti con la forza del pensiero.
Dopo il primo adattamento cinematografico di DeVito nel 1996, è uscito nel 2010il musical teatrale debuttato a West End (Londra) e diretto da Dennis Kelly, anche autore del libretto (quindi della sceneggiatura). Le canzoni del musical sono state scritte dal cantante comico e attore australiano Tim Minchin. Già a teatro ‘Matilda: The Musical’ era stato un enorme successo, aggiudicandosi sette Oliver Award nel 2012 e cinque Tony Award nel 2013, i più alti riconoscimenti del settore.
Nel 2013 i produttori dell’opera teatrale annunciarono il progetto di farne un film, diretto da Matthew Walchus, e dichiararono che il progetto sarebbe stato sviluppato nei 5-6 anni successivi. Pochi anni più tardi Netflix confermò che avrebbe distribuito il film. Sebbene quindi sia un progetto annunciato da molto tempo, tra la scrittura e l’adattamento e l’epidemia Covid-19, che ha fatto tardare le riprese, solo 8 anni dopo è stata confermata la release fissata infine per il 25 dicembre 2022.
Il nuovo adattamento musicale conserva la trama che conosciamo con poche variazioni (ad esempio il ruolo di una bibliotecaria adulta e prima amica di Matilda o la storia dell’escapologo e dell’acrobata), che però danno al film un tocco decisamente moderno (oltre che multi-etnico). Lungi dall’essere fuori luogo, i nuovi elementi narrativi arricchiscono la storia di nuove sfumature e colpi di scena, che ci portano al finale ancora più coinvolti ed emozionati.
La brillante piccola protagonista è interpretata dall’attrice irlandese Alisha Weir (ora 13enne), alle sue primissime esperienze nel mondo del cinema, che si dimostra più che all’altezza della sfida attoriale e canora del suo personaggio. La “nuova” Matilda non è sorridente e dolce come la Mara Wilson del ’96, ma è sicuramente una bambina della nuova generazione: è sicura di sè, senza fronzoli e ha lo spirito e la forza d’animo della leader di una rivoluzione che è elemento centrale del film.
Bravissimi gli altri bambini del cast, che aveva oltre 200 piccoli attori e comparse per i pezzi coreografici (belli!) e notevoli i due interpreti degli odiosi genitori di Matilda, Andrea Riseborough(Non lasciarmi, We want Sex, Oblivion) e l’ormai famoso Stephen Graham (This Is England, Pirati Dei Caraibi, Peaky Blinders), anche loro un po’ meno convincenti dei precedenti DeVito e Rea Perlman.
Non siamo più negli anni ’90
Se la trama è tutto sommato la stessa, l’aria che si respira in ‘Matilda: Il Musical’ è ben diversa dal film del 1996, che pur con i suoi momenti disturbanti restava una classica commedia degli anni novanta: brillante, ma con quel sapore dolce e confortante di un’epoca per certi versi più semplice di quella che viviamo oggi.
Il musical ce lo fa capire chiaramente: non siamo più negli anni ’90. Quello di oggi è un mondo diverso, un contesto difficile di cui le nuove generazioni sono probabilmente già consapevoli e meno inclini a farlo idealizzare dalla televisione. Forse allora da terreni (e tempi) più duri, nascono fiori più resistenti. Ed ecco allora che Matilda e i suoi piccoli compagni, seppur partendo da una situazione di paura, ansia e rassegnazione, trovano il corraggio di resistere, sfidare le ingiustizie a cui sono sottoposti e ribellarsi tramite quell’arma invincibile che è la forza della solidarietà collettiva.
Matilda: un musical corale in crescendo
Il film si apre con lo spumeggiante brano “Miracle“, in cui le voci di bambini (neonati!) ci introducono senza troppe premesse al tema musicale e al mondo colorato e multi-forme del film, dove ritroviamo moltissimo del genio di Tim Burton. La prima canzone ci fa anche capire il tono che avranno tutti gli intermezzi musicali: frizzante, comico e ingaggiante, in pieno stile Tim Minchin che prima del musical aveva raggiunto una discreta fama con il suo personale genere di musica comica pop-rock da lui definito “un divertente spettacolo di cabaret”.
E infatti dalle canzoni di ‘Matilda: il Musical’, pur smorzando l’impronta ateista e politically in-correct tipica di Minchin, traspare quel tocco umoristico e anti-convenzionale del loro autore, nonchè l’originale stile dei testi (che “battono” spesso sulle stesse parole-chiave), già evidente nel brano-statement della protagonista, “Naughty“.
Ma è rispetto al tema della rivolta che l’elemento musical fa davvero la differenza. Anche i non amanti del genere non potranno negare la forza del crescendo musicale che parte dalla prigionia (“School Song” interpretata dall’ensemble di bambini), passa attraverso la speranza di un futuro migliore con “When I grow up”, getta semi di rivolta in “Smell of Rebellion” e sfocia finalmente nella ribellione con “Revolting Children”. Sia i brani di Minchin che le coreografie, quindi, non fanno che arricchire la potenza della rivoluzione di Matilda.
Matilda Il Musical: una rivoluzione moderna
La principale differenza con il vecchio adattamento sta quindi proprio nella scelta di concentrarsi in maniera più netta questo aspetto di ribellione dei bambini della scuola CrunchemHall (avete notato il gioco di parole con Crunch ‘em all, “Masticali tutti”?).
Sebbene quella di Matilda: il Musical sia certamente una rivoluzione fatta da bambini (Miss Honey, nel libro come nel film, è piuttosto marginale), quella dei piccoli studenti della Crunchem Hall non è però una rivoluzione “da bambini”. Il climax che porta alla ribellione è costruito abilmente, la tensione e l’ingiustizia visualizzate con scene ad alto impatto visivo (che ricordano a tratti i film sull’olocausto o 1984) quasi disturbanti, nonostante il contesto fantasy-grottesco. La volontà di emergere da uno stato di ingiustizia, ancora peggiore perchè si tratta di bambini, viene quindi subito supportata dallo spettatore, che si trova però quasi turbato dalla potenza della rivoluzione che, quando poi arriva, è potente come un pugno allo stomaco: non si scherza con questi bambini, così come non si scherza con il loro futuro.
Per concludere, quindi, il film è interessante, emozionante e, con quel pizzico di potenza in più che il musical e il taglio moderno gli conferiscono, ha tutte le carte in regola per far rivivere Matilda nei cuori dei bambini della nuova generazione, senza deludere chi già ci era affezionato. Consigliatissimo!
Qualche curiosità sul film
Originariamente, il ruolo della signorina Trinciabue nel musical teatrale è stato sempre interpretato da attori uomini. Anche le canzoni del personaggio, infatti, erano concepite per timbri vocali più profondi e “scuri”. Questo approccio doveva essere replicato anche nel film musical, e per il ruolo della temibile preside aveva infatti fatto il provino, tra gli altri, niente meno che Ralph Fiennes (Voldemort, insomma). Un anno dopo però Emma Thompson fu annunciata come interprete definitiva.
La scelta di Alisha Weir per intepretare Matilda, invece, fu confermata dal regista del film, Matthew Warchus, che definì il suo provino “indimenticabile”.