10 citazioni di Aldo Giovanni e Giacomo che molto probabilmente usate nel quotidiano senza nemmeno rendervene conto!
1. Ajeje Brazorf
“La mamma marocchina e il papà serbo-croato?” Non sapremo mai se il nome è stato inventato di sana pianta dal povero mancato possessore di biglietto, se veramente si chiama così chissà cos’altro. Ma non ha importanza: in Italia ormai Ajeje Brazorf è sinonimo di nome improbabile e fantasioso, accampato in situazioni paradossali oppure per descrivere un’identità palesemente non credibile.
Espressione legata ad uno degli sketch più famosi e riusciti del trio (del quale vi abbiamo parlato approfonditamente anche qui). Si usa oggi per indicare un’auto eccezionalmente sgangherata, e per estensione un’esperienza di viaggio spiacevole e indesiderabile anche a prescindere dalle prestazioni del mezzo.
4. Pdor, figlio di Kmer
L’accezione è molto simile a quella di Ajeje Brazorf ma in questo caso si usa più in un contesto fantasioso o immaginario, come per descrivere un personaggio di una serie, di un film o di un romanzo dal nome improbabile che sul momento non ci si ricorda (qualcuno de Il Signore degli Anelli, per esempio), e senza parlare di tutto ciò che segue: “Della tribù di Star, della terra desolata de Kfnir…”
I più giovanissimi non si ricorderanno di Rolando, popolare personaggio interpretato da Aldo nelle prime edizioni di Mai Dire Gol. La sua catchphrase: “Non ci posso creeedere!” con caratteristico movimento delle mani e accento siciliano, di fronte a qualcuno di famoso (spesso scambiato per qualcun altro). Aldo ripete l’espressione anche nella canzone Mio Cuggino di Elio e le Storie Tese.
6. “Con trentamila lire il mio falegname la faceva meglio”
Vero, le lire non ci sono più ma il concetto è rimasto per esprimere incredulità di fronte a certa arte moderna e contemporanea che, ad un occhio inesperto (o forse savio, a seconda dei punti di vista), può sembrare ridicola e pretenziosa. Un po’ come i tagli nelle tele di Lucio Fontana, protagonisti di un altro loro sketch, o l’orinatoio di Marchel Duchamp.
7. Le 500 lire nel carrello
Anche in questo caso non si parla più di lire ma il discorso è il medesimo: vi accorgete di aver dimenticato uno o due euro nel carello al supermarket, tornereste a prenderle? Giovanni lo farebbe e di certo non è l’unico. E in casi come questi non è raro ricordarsi di questa scena meravigliosa, sinonimo di una tirchieria ma anche di un’italianità davvero esemplare.
Anche in questo caso accompagnate dal caratteristico gesto, per anni queste frasi hanno tenuto banco come espressione sublime di vittoria nei più disparati contesti: le ricorderete anche se andavate a scuola a fine anni ’90 / inizio anni ’00. Oggi si usano meno ma nessuno ne ha dimenticato il significato!
9. “Giacomino Scarricamela!”
Voi come vi comportate in questi casi? Avete un amico o un’amica pronti a fare un bel discorsetto per “scarricare” i partner o affrontate la situazione a testa alta? Sappiamo che cosa fa Aldo nel film e sappiamo pure che non va a finire bene: forse meglio pensarci da soli se possibile!
10. La “sindrome di Tafazzi”
Uno storico personaggio di Giacomo, il signor Tafazzi era noto come, dicendola con Fabio De Luigi: “Un uomo depravato che gongola nel martoriarsi i genitali”. Una gestualità simbolica che con gli anni è divenuta sinonimo di un comportamento auto-lesionista spesso più metaforico che fisico. Si parla di sindrome di Tafazzi spesso anche in politica o nel commentare le notizie di attualità .
Vi sembra che ci siano altri momenti nella carriera del trio degni di altrettanta memorabilità ? Fatecelo sapere e continuate a seguirci su LaScimmiaPensa!