Una versione de Il Grinch ingenua ma che in qualche modo dice ben più di tutte le altre. E poi la voce era quella di Boris Karloff!
Oggi tutti conosciamo il Grinch principalmente in una versione, e sappiamo qual è: quella con Jim Carrey. Ma prima del film del 2000 il personaggio aveva già cinquant’anni o quasi di storia. Infatti il racconto originale del Dr. Seuss risale al 1957 e, per diverse decadi, un’altra versione del personaggio è stata la più famosa: questa qui.
Parliamo di un Grinch animato, protagonista di un breve special di Natale (di mezz’ora) sceneggiato dallo stesso Dr. Seuss e diretto da Chuck Jones, storico regista di molti cartoni Looney Tunes. L’episodio andò in onda il 18 dicembre 1966 sull’emittente americana CBS e ne potete vedere una frazione qui sotto in italiano (ma è facilmente reperibile sul web).
Lo stile d’animazione ricorda molto quello delle produzioni animate Warner Bros. dell’epoca (anche se la realizzazione fu ad opera MGM): solo a tratti inquietante, per la gran parte il cartone si concentra sulle macchinazioni del Grinch e su come le mette in atto, con scene paradossali, musicate e divertenti che intendono intrattenere senza dire granché.
E la storia stessa è in effetti oltremodo semplificata: è vero che anche in questa versione il Grinch ha un cuore “due volte più piccolo del normale”, ma a quanto pare non sopporta il Natale semplicemente perché i Chi, gli esseri umanoidi che abitano il vicino villaggio, fanno troppo chiasso quando si dedicando ai festeggiamenti. Una ragione in fondo molto “umana”.
Cosa succede poi lo sappiamo: il Grinch si adopera a “rubare” letteralmente il Natale, sottraendo dalle case dei Chi non solo i regali ma anche gli alberi, le palline, le decorazioni, le cibarie e persino il ghiaccio dal freezer. Ma non serve a nulla perché i Chi sanno che il vero spirito del Natale risiede oltre i beni materiali. Cantano allegri anche avendo perso tutto; il Grinch si commuove, e torna sui suoi passi.
Un tipo di messaggio universale che, ad ogni buon conto, evita ogni riferimento religioso ignorando di fatto l’origine della festività e legandosi più alla sua versione americana e moderna (nessun presepe in vista, del resto). E non viene fornita nessuna giustificazione riguardo alle ragioni del Grinch, a parte un certo caratteraccio e la sua “malformazione”: semplicemente, è nato sbagliato.
Ma non è mai troppo tardi per nessuno e nemmeno per lui, qui più un personaggio alla Dickens che alla Dr. Seuss: i bambini imparano che ogni lezione può essere appresa e che ciò che è importante nella vita non sempre si vede a occhio nudo. Questo in un trionfo di scenette slapstick, canzonette, effetti animati assurdi e su tutto, perfetta, la voce di Boris Karloff (il mostro di Frankenstein negli anni ’30) come Grinch e narratore.
In Italia lo special ovviamente è noto nella sua versione doppiata e l’impronta di Karloff non si coglie; ma questo non toglie che anche da noi sia stato per anni un classico, così come il Canto di Natale versione Disney con Zio Paperone nel ruolo di Ebenezer Scrooge, che tutti ben ricordiamo.
E in qualche modo è interessante rileggere oggi l’ingenuità e la semplicità di questo corto, simbolo di un’epoca nella quale i valori e le tradizioni erano ancora saldi e precisi, da presentare in maniera diretta soprattutto ai bambini e senza dubbi su chi sbaglia e chi sia nel torto, e su chi deve cambiare. Per esempio, tanto per dire, a nessuno viene in mente che i Chi potrebbero effettivamente fare davvero troppo chiasso, per quanto il concetto venga accuratamente sottolineato.
Al confronto il Grinch di Jim Carrey e diretto da Ron Howard affronta un’evoluzione ben più complessa e a fronte di una backstory anche molto intricata, nonché colma di metafore. Qui non troviamo niente di tutto questo e si coglie molto di più, da questo special, partendo da quel che non c’è. Detto ciò, non è per nulla detto che questo cartone non possa far divertire, e genuinamente, anche i bambini di oggi.