Era il dicembre 2013 quando Adult Swim, canale satellite di Cartoon Network con programmazione indirizzata ad un pubblico adulto, mandava in onda il pilota di Rick e Morty, nuova serie d’animazione creata da Dan Harmon e Justin Roiland (rispettivamente l’ideatore di Community e un animatore e doppiatore già noto nello scenario dell’animazione underground statunitense).
Dopo essere diventato velocemente uno dei prodotti seriali animati più seguiti e apprezzati di tutti i tempi, nove anni dopo Netflix ha rilasciato le prime 6 puntate – su un totale di 10 – della sesta stagione di Rick e Morty, così “spezzata” e in ritardo di un paio di mesi a causa di una non chiara scelta legata alla distribuzione.
Dobbiamo ammettere che questa serie ci ha abituati sin dall’inizio a situazioni surreali, trovate visive intelligenti e sceneggiature mai banali, ma in questa sesta stagione la prima cosa che salta all’occhio è ancora una volta la facilità con cui Harmon e Roiland riescono a gestire i loro folli personaggi all’interno di un mondo che nonostante la sua complessità (tra realtà parallele, mondi alieni e linee temporali sballate) è ormai talmente ben definito da risultare memorabile in ogni suo aspetto, anche a chi vi si avvicina per la prima volta. Eccovi dunque la nostra recensione della sesta stagione di Rick e Morty!
La trama, che riparte dal finale della stagione precedente, scorre ben poco in orizzontale; pare che questi episodi abbiano voluto prendersi una pausa – sebbene non molto duratura – dall’azione più caotica e in parte anche dagli stessi Rick e Morty, prediligendo narrazioni di stampo autoconclusivo ma in grado di lasciare molto spazio alla crescita personale di alcuni personaggi.
Infatti al momento la Spara-Porte di Rick (strumento attorno al quale gira un po’ tutta Rick e Morty, considerate le infinite soluzioni che offre) è ancora fuori uso, dando perciò la possibilità agli animatori di focalizzarsi sulla famiglia Smith e sui rapporti che li lega piuttosto che sulle avventure che vivono nello spazio.
A beneficiarne maggiormente è di certo Jerry, nato quasi esclusivamente come macchietta comica da contrapporre al genio smisurato di suo suocero, che invece qua vediamo finalmente in veste di risolutore di situazioni scomode (come ne La Famiglia Della Notte) se non di protagonista assoluto (è questo il caso di Final DeSmithation).
Notevole anche la crescita di Summer, la quale mantiene l’atteggiamento passivo aggressivo tipico degli adolescenti – di cui inizialmente voleva essere la caricatura – ma con una personalità e un’incisività sempre maggiore: pare ormai una specie di versione femminile e più giovane di Rick, capace di muoversi con scioltezza tra gli spazi e gli strumenti fantascientifici di suo nonno.
Particolare poi la situazione di Beth, che da un paio di stagioni a questa parte si è divisa in due personaggi complementari ma ugualmente importanti; la Beth terrestre, solitamente riconosciuta come “la vera Beth” nonostante la sua probabile natura di clone, e la Beth spaziale, liberata dalle catene della domesticità e datasi alle avventure intergalattiche.
Inizialmente tra di loro c’è attrito, vista anche la dualità del loro essere, ma poi il loro rapporto prende una piega tanto inaspettata quanto furba, che finirà per coinvolgere anche il povero Jerry.
E infine la coppia a cui il franchise di Rick e Morty deve il nome: se per Morty questa è stata una stagione tutto sommato “stabile”, lo stesso non si può dire di Rick. Dopo anni passati tra freddo cinismo e sterile nichilismo, lo scienziato sembra arrivato ad un punto di svolta in cui – forse anche grazie al suo passato, che è a chiamato ad affrontare immediatamente in SolaRicks – ha deciso di abbassare le difese e di avvicinarsi pian piano alla sua famiglia, uniche persone in grado di convivere con lui.
Non deludono nemmeno i personaggi secondari, come il Jerry proveniente dal mondo originario di Morty o i magnifici dinosauri di JuRicksic Park.
Rick And Morty 6: Un preludio alla attuale migliore stagione
Arriviamo dunque a ciò che ha reso grande Rick e Morty sin dal suo inizio; come già accennato Harmon e Roiland sono riusciti a creare un worldbuilding talmente intelligente e ben definito da dare modo agli sceneggiatori di sbizzarrirsi praticamente senza alcun limite. L’assenza della Spara-Porte paradossalmente accentua questo aspetto, dal momento che – anche senza l’espediente narrativo più solido di tutta la serie – la creatività non ne risente per niente, e anzi.
Togliendo SolaRicks, seguito a tutti gli effetti del finale della quinta stagione, gli altri episodi di Rick e Morty 6 lasciano basiti in quanto a genialità: Rick, Una Vita Di Morty Ben Vissuta si sviluppa intorno ad un elemento introdotto nelle stagioni passate (il videogioco “Roy”), Bethic Instinct è incentrata sul rapporto tra le due Beth, La Famiglia Della Notte è una storia autoconclusiva ma originale e molto divertente, mentre Final DeSmithatione JuRicksic Mort rientrano a mani basse tra le puntate di Rick And Morty più belle e divertenti mai realizzate.
Una piccola ma doverosa nota di merita va data all’edizione italiana del doppiaggio, con la direttrice Francesca Draghetti che ha svolto un lavoro impeccabile, secondo probabilmente alla sola versione originale.
In conclusione, questi primi episodi di Rick e Morty sembrano portare ad una stagione sì di passaggio (l’11 dicembre è stata trasmessa negli Stati Uniti l’ultima puntata delle quattro a noi mancanti e la serie è attualmente confermata almeno fino alla decima stagione) ma fondamentale nell’affermazione o nel cambiamento dei caratteri dei protagonisti, oltre che divertente e sopra le righe come sempre. Per dare giudizi definitivi bisognerà evidentemente aspettare l’arrivo degli ultimi episodi, ma quanto si è visto finora non può che lasciar spazio a grandi aspettative.