L’Attacco dei Giganti: che cos’è realmente il Gigante Fondatore?

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La 4a Stagione de L’Attacco dei Giganti ci ha finalmente mostrato le origini del Popolo di Ymir, ma sono ancora molte le domande rimaste senza risposta… Ad esempio, cosa diavolo è quel millepiedi?

L’Attacco dei Giganti, traduzione dall’originale Shingeki No Kyojin (letteralmente “gigante d’attacco” o “gigante da carica”) è senza dubbio una di quelle opere che sono riuscite a spezzare i naturali confini del medium in cui sono nate, divenendo parte integrante della cultura popolare di tutto il mondo.

Un pantheon composto da capolavori rivoluzionari come Kenshiro (Fist of the North Star), Neon Genesis Evangelion, Dragon Ball (tutt’ora sulla cresta dell’onda) e il magnifico Cowboy Bebop.

Una rivoluzione cominciata già con il disegno, in sé piuttosto distante dal tipico codice manga e che, malgrado la discutibile qualità del tratto, faceva sfoggio di una grande riconoscibilità stilistisca ma soprattutto di una rigorosa attenzione per gli occhi e lo sguardo dei personaggi, tutti diversi fra loro, unici… Specchio della loro individualità ma anche della loro solitudine.

Ed è proprio il tema della solitudine che segue l’intero plot de L’Attacco dei Giganti, come un’ ombra che cala su tutti i personaggi e che si manifesta nei loro conflitti interiori, diametralmente contrapposti alla guerra “reale” che si combatte al di fuori di loro.

Eren, Mikasa e Armin, ma anche Grisha e il Gufo, ognuno di loro viene mostrato mentre combatte questa battaglia parallela che finisce irrimediabilmente con il condizionarne le scelte.


Proprio come se dentro di loro portassero una maledizione.

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L’Attacco dei Giganti e il peccato originale di Ymir

In attesa che la terza e ultima parte della 4a stagione de L’Attacco dei Giganti venga finalmente rilasciata su Netflix e le altre piattaforme, ne abbiamo parlato in questo articolo, vale la pena concentrarsi su uno degli aspetti più importanti della trama, nonché primo vero motore narrativo di tutta la lore di AoT, ovvero l’eterna trasmissione dell’eredità di Ymir.

Nella mitologia norrena, Ymir è il primo essere vivente mai nato, un malvagio eppure saggio gigante di ghiaccio che venne infine ucciso da Odino e i suoi fratelli, così da poter poi erigere Midgard (il nostro mondo) sul suo cadavere. Tuttavia, Ymir aveva generato dei figli prima di morire, giganti di ghiaccio come lui che nei secoli a venire sarebbero stati gli avversari più temuti e odiati dagli dei di Asgard.

Anche ne L’Attacco de Giganti abbiamo una progenitrice destinata a dare alla luce una stirpe di mostri terrificanti, di avversari… O di vittime, a seconda del punto di vista.

Non è un caso che Ymir sia una femmina, la sua è una figura ambivalente di vittima e carnefice, guerriera e schiava, generatrice di vita ma anche di peccati.


Una Eva senza Adamo ma, in compenso, strettamente legata al suo Albero della Conoscenza di cristiana memoria, difatti i due rinascono insieme, l’una come messia e l’altro come albero cosmico ispirato all’Yggdrasil norreno.

Di nuovo non a caso, la tragedia di Ymir, come per Eva, inizia con un albero.

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L’Attacco dei Giganti e il gene di Ymir

Nel tentativo di fuggire da quegli stessi soldati che diverranno poi suoi fanatici servitori, la giovane Ymir si rifugia nelle viscere di un albero innaturalmente grande e le cui radici alla base sembrano parzialmente richiamare la figura di una vulva femminile (di nuovo un preludio alla natura “generatrice di vita” che Ymir reclamerà, suo malgrado).


Neanche il tempo di entrare che già la bambina mette un piede in fallo e precipita in un piccolo laghetto nascosto all’interno dell’albero, dove viene assalita da quello che si sarebbe tentati di definire come un parassita, e che tuttavia si comporta decisamente come un simbionte (laddove il parassita ruba risorse all’ospite, il simbionte le scambia con le proprie in un rapporto, più o meno, paritario).

Se è vero infatti che quest’essere salva la bambina in molti modi (dalle ferite, da una vita di schiavitù etc.) è altrettanto vero che non la lascerà mai più, legandosi indissolubilmente al suo DNA e creando quindi il corredo genetico che secoli dopo avrebbe “generato” il Gigante Fondatore.


E si direbbe sia proprio il Gigante Fondatore a incarnare, o simboleggiare, quella volontà di Ymir di non dover più vivere nella paura e nella schiavitù, un desiderio peraltro non così dissimile da quello che ha spinto Eren a intraprendere la sua crociata.


Forse è quella stessa volontà che la spinge a desiderare e cercare la morte, prima per sé stessa e poi, persuasa da Eren, per tutti gli altri.

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